In Afghanistan , quando manca poco agli undici anni dall’inizio dell’Operazione ‘Enduring Freedom’, ottobre del 2001, e quando le truppe straniere della coalizione internazionale stanno cominciando a ritirarsi, la situazione non è per nulla delle più rassicuranti. Il Paese asiatico
è sconvolto da un annoso e sanguinoso conflitto interno che sembra non vedere predominare nessuna delle parti coinvolte, ma di cui ne stanno pagando le spese la popolazione civile. I civili, e soprattutto le donne e i bambini, continuano ad essere le vittime innocenti di questa guerra. Secondo stime ONU sono 1.145 i civili uccisi e 1.954 quelli rimasti feriti nei soli primi 6 mesi del 2012 a causa dei tantissimi episodi terroristici che continuano a contraddistinguere inesorabilmente la loro quotidianità. Questo nonostante che la maggioranza degli afghani cerchi di tornare alla normalità e cerchi in qualche modo di celebrare anche i suoi eroi. Oggi 9 settembre ricorre infatti, l’undicesimo anniversario della morte di Ahmad Shah Massoud, il simbolo dell’opposizione armata afghana all’invasione russa dell’Afghanistan degli anni ottanta e nemico giurato dei Talebani. Un ricorrenza che viene festeggiata in tutto il Paese asiatico con cerimonie pubbliche per ricordare la sua leggendaria figura di eroe nazionale. Massoud era soprannominato ‘il leone del Panshir’ e venne ucciso dai Talebani il 9 settembre 2001. Una morta programmata e avvenuta a due giorni dagli attentati di Al Qaida alle torre gemelle di New York negli Stati Uniti. Il comandante Massoud sarebbe stato un valido e leale alleato degli USA nella successiva e ancora in corso guerra ai Talebani per questo due loro uomini spacciandosi per giornalisti con passaporto britannico con l’inganno lo uccisero in un attentato suicida. Nei giorni scorsi una serie di attacchi terroristici hanno però, funestato queste celebrazioni. I miliziani Talebani si sono scatenati colpendo in diverse parti nel sud del Paese asiatico. Persino la capitale Kabul non ne è restata immune. Non si era ancora spento l’orrore per l’orribile uccisione per decapitazione di alcuni bambini avvenuta sempre nel meridione del Paese che ieri altri ragazzi hanno perso la vita a causa di un attentato suicida. Un uomo bomba si è fatto esplodere davanti ad una base NATO che ospita istruttori militari stranieri. Le vittime dell’attentato sono state i giovani venditori ambulanti che stazionavano nei pressi della base militare per vendere qualcosa ai soldati nei pressi dell’ingresso. Non vi sono invece, stati morti o feriti tra i militari della coalizione internazionale vero obiettivo dell’attentato. Purtroppo non è la prima volta e ne sarà l’ultima che i ribelli afghani prendono di mira una base della coalizione internazionale. L’attacco degli insorti è giunto mentre era in corso da un’altra parte della capitale afghana l’intervento del vicepresidente afghano, Mohammad Qasim Fahim proprio ad una cerimonia per commemorare Massoud. Nei giorni scorsi è stato confermato anche il ritiro delle truppe straniere dal Paese in particolare dal sud. I militari stranieri presenti in Afghanistan devono ritirarsi da tutto il Paese entro la fine del 2014 anche se poi, l’impegno internazionale nel Paese proseguirà in forme diverse e con presenze militari minori. Solo la Nuova Zelanda ha invece, deciso il ritiro anticipato dei suoi soldati dall’Afghanistan, circa 150 militari, entro la fine del mese di aprile del 2013. La Nuova Zelanda ha lasciato sul terreno ben 10 militari in Afghanistan. A spingere le autorità di Wellington al disimpegno militare anticipato di circa sei mesi rispetto alla data prevista inizialmente, dal Paese asiatico, forse però, la perdita di ben 5 soldati tutti lo scorso mese di agosto. Il governo neozelandese ha però, confermato che proseguirà comunque il suo programma di addestramento di ufficiali afghani. Il mese prossimo si conclude invece, il ritiro degli ultimi sodati USA inviati di rinforzo nel Paese nell’ambito del ‘surge’ contro i talebani. Finora sono già un centomila, tra militari statunitensi e di altri Paesi, che hanno già lasciato l’Afghanistan. Questo in concomitanza con il graduale trasferimento della sicurezza del Paese asiatico dalle truppe della forza internazionale dell’Isaf sotto comando della NATO all’esercito nazionale, Ana, e alla polizia nazionale, Anp, dell’Afghanistan. Attualmente a loro è stata affidata la responsabilità del 75 per cento di tutto il territorio nazionale. Nell’ambito di questo passaggio di consegne gli USA da domani 10 settembre dovrebbero trasferire agli afghani anche il controllo della prigione di Bagram in cui sono rinchiusi oltre 3mila detenuti. In concomitanza con il disimpegno militare straniero dal Paese sono però, in aumento, in maniera preoccupante, gli attacchi da parte di membri delle forze armate e della polizia afghana a militari stranieri appartenenti alla forza NATO. Dall’inizio dell’anno sono già 45 i militari stranieri uccisi da soldati o poliziotti afghani in 30 diversi ‘attacchi interni’, come vengono definiti questi episodi. Un aumento preoccupante visto che in tutto il 2011 erano stati ‘solo’ 35. Un fenomeno che ha fatto registrare un’impennata quest’anno con 15 militari uccisi nel solo mese di agosto. In merito però, alla fine del mese scorso il comandante dell’Isaf, il generale John Allen aveva spiegato che i motivi di questi attacchi sono molteplici e che solo nel 25 % dei casi i militari afghani sono degli infiltrati dei talebani. Finora si sono registrati almeno un centinaio di casi di appartenenti alle forze di sicurezza afghane che sono stati arrestati o congedati per motivi legati a questo fenomeno. Uno dei problemi connessi ad esso sono però, i rischi che possa scatenare poi, azioni punitive contro i civili da parte dei commilitoni dei soldati uccisi come è già purtroppo accaduto. Come diretta conseguenza di questi continui attacchi contro i militari della coalizione internazionale da parte di militari afghani il 2 settembre scorso è stato ordinato la sospensione dell’addestramento di tutte le reclute afghane per la Polizia locale afghana, Alp, da parte degli addestratori USA. Il motivo addotto è che si vuole attendere prima la fine delle indagini sulle presunte relazioni tra i militari locali e gli insorti. Una sospensione che riguarda 27mila reclute-soldati afghani. La sospensione non ha riguardato invece, l’addestramento delle reclute per l’esercito nazionale e la polizia nazionale. Come anche continueranno le operazioni militari miste tra forze afghane e militari Isaf. Un chiaro segnale che è ben chiaro a tutti che se di infiltrati Talebani si tratta questi sono solo tra le fila dell’Alp. Tutti gli altri casi sono considerati episodi legati a disaccordi e animosità verso le forze alleate e a volte anche scatenati da motivi personali.
Ferdinando Pelliccia