de giorgiLa scorsa settimana il campo mediatico è stato invaso e pervaso da colpi di scena che, stranamente ma non troppo, hanno posto nel crocicchio di tutti i mali italici, le vicende connesse con le trivelle di Potenza, con una particolare predilezione per le intercettazioni che in qualche modo riguarderebbero anche il Capo della Marina, Ammiraglio De Giorgi. Sembra quasi che il referendum di domenica 17, sul futuro energetico e sulla possibilità di estrarre petrolio e gas dal nostro sottosuolo, magari sul mare, trattandosi di Ammiraglio- Signore del Mare-, si dovesse giocare anche su spezzoni di intercettazioni, ma soprattutto su anonime più o meno pilotate che, bontà loro, i nostri media centellinano giorno dopo giorno con dettagli e considerazioni, per fare maggior presa  sugli sprovveduti e su quelli comunque a caccia di scoop (il massimo è stato raggiunto da quel talk show di Tagadà, su La7, che ha centrato tutto su una ‘’approfondita discussione’’ dal titolo ‘’il cavallo bianco dell’Ammiraglio’’…).
Una povertà informativa, strumentale, per demolire una persona di valore, da crocifiggere comunque,  possibilmente mettendolo alla berlina degli spettatori, pur senza disporre di nessun vero elemento probatorio, se non il gossip e la corrente pecoreccia che, per il momento, va per la maggiore. Quel ‘’trash’’ o rumenta fa notizia e magari più presa dei fatti veri, delle minacce dell’ISIS o dell’esodo dei migranti; è un modo di fare informazione, si fa per dire, che dovrebbe essere censurato, cacciando i conduttori che con un approccio esclusivamente teleologico ed utilitarista per fare audience, se ne fregano dei danni che arrecano alle persone citate: ben ha fatto De Giorgi, evidentemente provato moralmente da questo evento, a querelare coloro che trattano della sua persona in questo modo, a dir poco, barbaro. Costoro fanno da grancassa ad eventi di cui conoscono poco o nulla, ne estrapolano alcuni aspetti magari appetibili o pruriginosi, senza curarsi di approfondire le vicende, con inaudite forme di pre-sentenze mediatiche che sconfinano in devastanti  linciaggi personali e familiari; conta poco, quindi, l’accertamento delle fonti, la loro veridicità ed i loro effetti. Ciò che conta è la notizia in sè; poi se addirittura  la ‘’mittenza’’ è anonima e quindi vigliacca, fa nulla, l’importante che faccia presa, che se ne parli: chi se ne frega se quella notizia distrugge e mette alla gogna ingiustificata e immotivata un destinatario per bene, una persona di valore  che si è speso per la Marina? Il potere dei media in questo Paese è talmente esteso e asservito all’utilitarismo e agli interessi di diverso genere che ha smesso da tempo di fare quel compito più impegnativo e rischioso da cane da guardia contro le vere nefandezze, ed i reali problemi sociali che invece dovrebbero essere portati a conoscenza della pubblica opinione. Sembra che i  problemi maggiori della nostra società siano miracolosamente scomparsi; l’attenzione dell’opinione pubblica si è spostata dalle minacce e dalle guerre, ma anche dall’incombente terrorismo islamico, sul cavallo e poi anche sul restante zoo dell’Ammiraglio De Giorgi, per finire con le caprette. Uno zoo su cui aleggiano più attuali corvi delatori che, ripescando precedenti anonimi già esaminati e valutati come inconsistenti, oggi approfittando del marasma creato intorno alla figura dell’Ammiraglio, rinnovano le accuse sperando che, quantomeno, servano a metterlo in ulteriore difficoltà.
La sequela di notizie infamanti contenute nel dossier più recente è stata gestita con un crescendo intercalare di aspetti particolari, scaglionandoli con accortezza pelosa per mantenere viva l’attenzione mediatica sulle disgrazie dell’Ammiraglio: non solo i corvi, ma anche il comportamento della stampa che li ha assecondati, senza indagare sui ‘’registi’’, non è esente da colpe. Da quanto emerso nei vari quotidiani, nelle testate televisive, pur non conoscendo nella loro interezza gli argomenti contestatigli, alcuni, fra quelli più rilevanti, sono stati oggetto, al termine di una settimana infuocata, di specifiche puntualizzazioni e chiarimenti da parte dello stesso Ammiraglio, nelle more di ‘’voler’’ essere sentito dai PM di Potenza (cosa avvenuta venerdì scorso) sull’intera incresciosa problematica. Una considerazione preliminare che sorge spontanea prima di commentare le singole  accuse; se prima, con l’innesco della vicenda ‘’trivelle’’ potevano sussistere reconditi dubbi sul coinvolgimento di De Giorgi, con la proditoria uscita delle anonime, che denotano pur sempre un atto vigliacco, esiste una implicita conferma della precisa volontà e predeterminazione nel voler affossare in ogni modo l’Ammiraglio, attivando puntualmente una spregevole macchina del fango con la costruzione di un castello di illazioni/delazioni per far fuori il Capo della Marina ed estrometterlo dalla sua posizione.
Così precludendogli  ogni possibilità di ottenere quella logica ‘’extension’’ per gestire con la necessaria continuità almeno i primi passi concreti della Legge Navale, ma soprattutto in vista, come ventilato da alcuni giornali, di un intervento in Libia che necessitava sicuramente di un Capo esperto, determinato e profondo conoscitore di quello scenario, e delle proprie forze marittime, piuttosto che affidarne la condotta ad un neofita. Oscuri e tenebrosi personaggi, con interessi assai  differenziati, pare si siano coalizzati per evitare che ciò accadesse, riuscendo a mettere a segno i loro veleni nell’opinione pubblica, e facendo presumibilmente tramontare quell’ipotesi di estensione del mandato, mai comunque richiesta da De Giorgi. Ma sugli interessi di quei corvi, di altri che pescano nel torbido, e di qualche semplice invidioso, dovremo fare altre considerazioni e ipotesi che rinviamo al termine di questa trattazione; incombe tuttavia un aspetto su cui riflettere: c’è da chiedersi se tutto ciò non derivi invece –anche- dalla precisa volontà acrimoniosa di qualcuno che ha voluto stendere una cortina fumogena sui reali problemi della Difesa, cercando di lanciare strali su quella Marina che ha avuto ‘’troppo’’ e che bisognerebbe? ora ‘’rivedere’’ nelle sue ambizioni, non escludendo la manina di qualche ‘’interno’’ che nelle valutazioni delle Commissioni di Avanzamento ha visto uno stop alle proprie ambizioni, oppure anche di qualcuno che per incapacità professionale, per ignavia, o anche per non condivisione del pensiero del Capo – se non per altre ragioni di comodo- ha fatto spontaneamente o spintaneamente una scelta diversa.

mmOra, invece, è il caso di affrontare nel merito  alcune questioni relative alle accuse formulate e amplificate dai media – dai cavalli bianchi del Veneto, all’uso dei Falcon 20 che la Marina non ha, alle modifiche alle FREMM, e via dicendo- a cui, peraltro, l’Ammiraglio ha già risposto con una nota sintetica, ma ufficiale, diffusa pubblicamente.     La prima, che ha fatto più presa sulle comari dei talk show del pomeriggio ma non solo, riguarda il noleggio del ‘’cavallo bianco’’ , piaciuto  in particolare a Tagadà, quando De Giorgi, allora Capitano di Vascello (nel 1997/98, cioè quasi 20 anni fa) era in Comando dell’incrociatore Vittorio Veneto. Nella nota ufficiale De Giorgi, accusato di aver portato a bordo per un festino pure un cavallo bianco, fra pizzette e tartine e altro (chissà come avrà mai fatto a far passare un cavallo sul barcarizzo, quasi come il cammello che passa attraverso la cruna di un ago…), ha già smentito che non esiste alcun noleggio di cavalli e che, quale Comandante del Veneto si limitò a partecipare ad un evento organizzato dalla polizia a cavallo di New York, in occasione della sosta della nave per la settimana dedicata proprio a Nave Vittorio Veneto. Viene da chiedersi come mai  quel corvo che rivolta la melma di 20 anni fa non dice le cose essenziali, quelle vere e importanti, perdendosi in facezie di una evidente falsità: vediamo di fare più chiarezza. Allora, parliamo del 1997; al  Comandante De Giorgi venne affidato il Comando di Nave Veneto mentre, vista la sua posizione in classifica e il suo eccellente profilo, era dato per scontato che andasse in comando sulla portaerei Garibaldi o su una nave nuova combattente tipo Mimbelli; ciò non per punizione, o per puro caso: lo stesso Capo di SM pro-tempore aveva chiesto ripetutamente che fosse proprio De Giorgi ad assumerne il Comando, ritenuto l’unico in grado di ‘’recuperare’’ quella nave ed il suo equipaggio distrutti e devastati anche moralmente dall’ignominioso incaglio occorso qualche mese prima  di fronte alle coste albanesi di Durazzo. Solo De Giorgi poteva misurarsi con un’impresa del genere; accettò quindi ‘’ob torto collo’’ il Comando, per il bene della Marina, riuscendo a riportare il Veneto ad avere un equipaggio coeso, motivato e determinato dopo quell’evento tragico e luttuoso. Non solo; il Veneto nonostante vecchio di oltre trent’anni tornò ad avere una straordinaria efficienza tant’è che la sua prevista radiazione fu allontanata e, guarda caso, proprio nel 97/98 furono addirittura imbarcati gli Allievi dell’Accademia Navale  per la campagna estiva d’istruzione in Sud America: una leadership indiscussa che, con un eccezionale lavoro di team, è riuscita a recuperare una nave distrutta, più moralmente che materialmente, e con risultati anche sotto il profilo educativo di quei cadetti, del loro entusiasmo per la Marina, che restano fatti storici. Altro che  le quisquilie sui cavalli bianchi  e altre amenità; quei soggetti dovrebbero anche ben sapere, o forse no? che in ogni porto, specialmente se  ci sono i cadetti, vengono organizzati party a terra con restituzione dal bordo, dove certamente ci sono pizzette e tartine, e certamente qualche bella signorina: tutto ciò è previsto nell’ambito della funzione di rappresentanza, di ambasciatori dell’Italia all’estero, della parte migliore della nostra società, che rientra appieno nella loro stessa missione istruzionale.  fremm

Il secondo aspetto riguarda le modifiche tecnico-logistico-operative apportate alle FREMM che sarebbero state improprie e motivo di spreco di soldi; per quest’ultimo aspetto finanziario De Giorgi conferma, nella nota, che non hanno richiesto fondi aggiuntivi rispetto a quelli previsti dal programma, contrariamente a quanto scritto  dall’anonimo. Inoltre chiarisce che le modifiche erano necessarie per migliorare la polivalenza dei locali di bordo, in termini di migliore abitabilità ed utilizzo anche per spazi di Comando e Controllo decentrato. Ciò rientra nella tradizione delle costruzioni navali che nascono con contratti base ma che sono sempre seguiti, per logiche motivazioni di tempo, di invecchiamento stesso delle specifiche, da Atti aggiuntivi e modifiche per allinearle al mondo che cambia, ai ruoli che possono anche  divergere dai requisiti tecnico-operativi studiati decine d’anni prima. Le prime lamiere delle FREMM furono tagliate oltre 10 anni fa, ed il loro progetto in una joint venture con i francesi fu avviato circa 20 anni orsono; è abbastanza naturale che se, all’atto della loro entrata in linea operativa, si è ravvisata la necessità di renderle più polivalenti, con più moderne articolazioni di Comando e Controllo (pensiamo alla possibilità odierna dei computer per cui anche certi camerini possono surrogare, in parte, tale funzione principe, prima accentrata esclusivamente nelle Centrali Operative…), così come migliorare  la sempre striminzita abitabilità degli alloggi, o anche migliorando la funzionalità delle mense e dei quadrati, con riferimento alla migliore flessibilità nel loro impiego generale, magari prevedendo di ospitare nuclei diversi, dalle Forze speciali a assetti integrati elicotteristici, ecc, ben venga se qualcuno competente in materia, attento all’operatività vera ed al benessere del personale, intravvede la necessità di apportare  modifiche, e le attua, sia nell’hardware che nelle piante organiche degli equipaggi di bordo. Certamente desta meraviglia che, con tutto lo stuolo di super-tecnici e di altri, debba essere proprio il Capo di Stato Maggiore a rendersi conto di quelle necessità per renderle operativamente più efficaci, e senza tentennamenti ne ordini la rapida implementazione a tutte le unità di quella classe. Certo è che 20 anni fa, quando furono ideate, non si  disponeva certo di una tecnologia e IT così spinte come oggi, né  si potevano ipotizzare missioni polivalenti di anti-pirateria, né di controllo dei migranti; sta di fatto che, come evidenzia De Giorgi, tali modifiche hanno contribuito a rendere assai più efficaci l’impiego delle FREMM così modificate in tutte le missioni più attuali, da Mare Nostrum a Mare Sicuro, alle missioni europee di Atalanta in Oceano Indiano e nel contrasto agli scafisti in Mediterraneo. Più che invocare  lo spreco di risorse bisognerebbe quantizzare il valore aggiunto, il moltiplicatore di efficienza sul piano tecnico-operativo e anche logistico di quelle modifiche: ma se erano valutate necessarie, comunque, di che si sta parlando?

Infine per quanto attiene l’attività sperimentale di ricerca e sviluppo, nel campo delle nanotecnologie, avviata per realizzare battelli sottili  e super-veloci, fino ai 70 nodi,  al di là  dei dettagli della vicenda che sono ignoti, bisogna precisare che tali iniziative proposte dagli Stati Maggiori verso il Segretario Generale della Difesa, debbono passare attraverso il vaglio di organismi tecnici e finanziari, e poi aver la benedizione della validità operativa da parte dello Stato Maggiore Difesa, secondo protocolli assai rigorosi e poi avviati, sperimentalmente, solo se esistono fondi (sempre più rari…) per la copertura finanziaria.  De Giorgi, a fronte delle insinuazioni dell’anonima, conferma nella nota ufficiale che ‘’ a seguito della immaturità tecnologica rilevata dai laboratori Marina, nessuna convenzione, né appalto è stato sottoscritto con la società Aeronautical Service’’: ciò è abbastanza comune quando si avviano programmi di R&D ad alto contenuto tecnologico, come le nanotecnologie applicate, ma spesso ne vale la pena per il progresso dell’impresa. D’altronde  anche nel comparto Difesa la ricerca è ridotta al lumicino per mancanza di fondi assegnati e quindi si avviano solo progetti di basso rilievo e che costano poco o nulla, dove il rischio d’impresa è bassissimo; quindi è ovvio che anche le ditte nazionali non spendono in proprio, né possono disporre di quella maturità necessaria per procedere autonomamente, che deve essere riscontrata possibilmente in tempo utile dal cliente, come sembra sia opportunamente avvenuto. Ciò detto, l’idea e l’iniziativa di sperimentare le nanotecnologie nel campo navale per costruire mezzi sottili e veloci, è non solo intelligente, ma risponde ad una evidente necessità della Marina di disporre di mezzi in grado di aver quel ‘’vantaggio di velocità e di intercetto’’ su altre imbarcazioni condotte da terroristi o da banali contrabbandieri (i motoscafi blu napoletani superano i 50 nodi..) oppure per l’impiego delle Forze speciali, in cui la  velocità e la rapidità d’intervento, costituiscono veri fattori di potenza e di efficacia, soprattutto nella lotta asimmetrica contro gruppi organizzati. Un’esigenza avvertita da sempre, realizzata in buona misura quasi 40 anni fa con sistemi allora allo stato dell’arte, ma assai complessi, con le Unità Fast tipo aliscafi, classe Sparviero ( 4 unità, ormai in disarmo..) in grado di sviluppare –in sospensione alare- velocità prossime a 60 nodi: ora, dopo 40 anni, chiedere di disporre di battelli che possano raggiungere 70 nodi, 10  nodi in più, non  pare né utopistico, né prefigura un livello di ambizione operativo smodato, tutt’altro!    Le illazioni restanti, contenute nelle anonime, ed in particolare quelle relative alle ‘’promozioni personalizzate vs meritocrazia’’, secondo De Giorgi sono del tutto infondate e non meritevoli di commenti in quanto del tutto fantasiose; in effetti  la presenza di 5-7 membri Ammiragli di Squadra nell’ambito delle Commissioni di Avanzamento è sempre stata una garanzia di equità di giudizio proprio perché si basa su valutazioni di alto profilo, indipendenti e spesso a votazione segreta. Se poi gli esiti non piacciono, perché un tizio non consegue la agognata promozione, questo è un altro film, personalissimo e anche comprensibile, ma non giustificabile per lanciare strali sulla obiettività dei giudizi e sui giudicanti! Più in generale, per quanto attiene alle lettere anonime, non si può che concordare  con quanto espresso da De Giorgi, tanto più che un tempo non lontano tali ignobili missive finivano regolarmente nel cestino, in quanto espressione di viltà e codardia in uno stato di diritto, in cui esistono tutti i mezzi per far valere alla luce del sole le proprie legittime istanze ed eventuali meriti ignorati.

L’Ammiraglio De Giorgi fa bene a non dimettersi per il fango mediatico e strumentale, fra intercettazioni tutte da verificare e lettere anonime fantasiose e velenose al tempo stesso; se ne condivide l’auspicio che il/i corvi delatori siano identificati e perseguiti, anche se con la tempesta creata sono riusciti nell’intento di demolirne la figura per condizionare l’assegnazione di futuri incarichi, che erano e sono alla sua portata (anche sul tempismo si sono mossi strumentalmente visto che proprio il lunedì successivo allo scoppio della ‘’grana’’ era all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri, la discussione sulle nomine…).  Un consiglio a chi sarà incaricato di scoprire i corvi anti-De Giorgi; alcuni elementi emersi e la stessa logica perversa  perpetrata dai delatori  farebbero indirizzare le indagini tenendo conto dei seguenti interrogativi:  Primo: chi aveva interesse a ricoprire la carica di Capo della Marina, evitando l’extension di De Giorgi?  Secondo: chi erano i contender , interni ed esterni alla Difesa, per i posting della Protezione Civile ed altri in scadenza, in cui De Giorgi poteva essere nominato?  Terzo: chi non è stato gratificato dall’avanzamento fra gli Ammiragli ancora nei ranghi che, visti i dettagli descritti nelle anonime, poteva aver accesso a lettere e vicende tipiche dello Stato Maggiore Marina?  Quarto: come mai l’innesco avviene irritualmente dai questurini di Potenza, nei confronti di un’alta carica istituzionale, sembra senza neppure pre-informare il Premier?
‘’Tanti nemici,e… ma tenga duro Ammiraglio per sé e per la Marina’’; queste considerazioni non vogliono essere una marchetta, nè una sviolinata perché non lo vogliamo e Lei non ne ha bisogno: speriamo solo che i corvi siano impallinati, e con essi gli eventuali ‘’manovratori’’. E, dulcis in fundo, ci associamo con convinzione alla valutazione di Renzi : ‘’Stimo molto l’Ammiraglio De Giorgi. In Italia uno è condannato con sentenza passata in giudicato, e non prima. Io credo che di De Giorgi si può essere fieri ed orgogliosi’’.
Che  i venti Le siano favorevoli e possa presto uscire da questa maledetta tempesta!

Giovanni Giacomini