Ci lascia Tina Anselimi, la partigiana Bianca: il suo nome legato a quello di Licio Gelli.

tina-anselmiTina Anselmi, nata il 25 marzo 1927 a Castelfranco Veneto, è morta oggi (1 novembre 2016) all’età di 89 anni. E’ stata eletta deputato nella circoscrizione della sua Regione (collegio Venezia-Treviso) ed ha ricoperto numerosi incarichi nei governi Andreotti III, IV e V. Cresciuta in una famiglia cattolica e antifascista, viene profondamente segnata dalle persecuzioni subite dal padre, militante socialista. Dopo aver assistito all’impiccagione di 31 partigiani decide di entrare attivamente nella resistenza, con lo pseudonimo di “Gabriella” e sotto la brigata autonoma Cesare Battisti guidata di Gino Sartor. Sposa le ideologie socialiste ma a livello politico si aggrega alla grande compagine dello scudo crociato. A soli 32 anni entra nel consiglio nazionale della Dc, in quel famoso congresso che nominò Aldo Moro segretario al posto di Amintore Fanfani. Da lì una carriera folgorante e piena di successi. E’ stata la prima donna nella storia repubblicana ad aver ricoperto la carica di capo dicastero, Ministro del lavoro e della Previdenza Sociale nel biennio ’76-’78 e Ministro della Sanità l’anno seguente. Il suo nome è legato principalmente alla lotta antifascista e sotto il profilo mediatico alla Loggia Massonica P2. E’ lei, infatti, a presiedere nel 1981 la commissione d’inchiesta che indagò sul gruppo dei 962 del Venerabile Gelli. Di fatto e – ad onor del vero – le conclusioni di quella discutibile commissione andarono in netta contraddizione con le autorità giudiziarie.
L’epopea della P2 durante la maestranza Gelli viene suddivisa dalla Commissione d’inchiesta parlamentare presieduta dalla Anselmi in due fasi principali: la prima dal 1965 al 1974 e la seconda dal 1974 al 1981, anno della sua scoperta. Un periodo, come riscontrabile nella relazione finale della “partigiana bianca”, lungo 16 anni e ripartito in: affiliazione, rapida scalata e comando. Su quel documento si menzionano 2400 iscritti, oltre il doppio di quanto era realmente emerso e sequestrato a Castiglion Fibocchi, di elenchi veritieri ma incompleti (come da confessione di Vincenzo Valenza) e di almeno 40 iniziazioni al mese con il picco massimo nel biennio dal ‘79 all’81.
Per molti fu insapore quanto inefficace la Commissione della signora veneta ma particolarmente onerosa per i cittadini quanto inutile per la verità. Gelli ha ribadito in più occasioni il desiderio di un confronto serio con la “partigiana bianca”, cercata dallo stesso pistoiese per mari e monti, ma sempre invano. Perché questo defilarsi ancora dopo trent’anni? Eppure l’odio o il rancore da parte dell’ultra novantenne Conte toscano sembrava essersi assopito.

Ma ecco cosa pensava (dalle conclusioni della relazione) l’ex Ministro morto oggi: “Abbiamo visto come Licio Gelli si sia valso di una tecnica di approccio strumentale rispetto a tutto ciò che ha avvicinato nel corso della sua carriera. Strumentale è il suo rapporto con la massoneria, strumentale è il suo rapporto con gli ambienti militari, strumentale il suo rapporto con gli ambienti eversivi, strumentale insomma è il contatto che egli stabilisce con uomini ed istituzioni con i quali entra in contatto, perché strumentale al massimo è la filosofia di fondo che si cela al fondo della concezione politica del controllo, che tutto usa ed a nessuno risponde se non a se stesso, contrapposto al governo che esercita il potere, ma è al contempo al servizio di chi vi è sottoposto.
Le conclusioni alle quali la Commissione parlamentare di inchiesta è pervenuta al termine dei propri lavori muovendo dalla legge di scioglimento della Loggia massonica Propaganda 2, mostrano, in relazione ai quesiti posti dal Parlamento nell’articolo I della legge istitutiva della Commissione, che tale organizzazione, per le connivenze stabilite in ogni direzione e. ad ogni livello e per le attività poste in essere, ha costituito
motivo di pericolo per la compiuta realizzazione del sistema democratico”.
Le uniche cose certe è che entrambi sono stati due personaggi rilevanti per il secolo scorso e ormai (sia l’ex Venerabile sia la illustre democristiana) riposano in pace. Di sicuro, se mai vorranno chiarirsi, potranno farlo solo in un’eventuale nuova vita.

Mirko Crocoli