Il cancro del colon rettale rappresenta il secondo tumore come frequenza in Italia: 80 casi ogni 100mila abitanti. Nella provincia di Viterbo sono 400 le persone che ogni anno si ammalano di cancro al colon retto. Di queste 80 muoiono. Dati allarmanti, quelli che questa mattina, presso la Cittadella della Salute di Viterbo, ha snocciolato il dott. Roberto Faggiani, referente del progetto di prevenzione e che fanno capire l’importanza di come arrivare presto significhi il più delle volte assicurarsi una guarigione. Dopo, quindi, lo screening del tumore del collo dell’utero e del tumore della mammella, la Asl di Viterbo si avvale di un altro importante screening di prevenzione, rivolto sia a uomini che a donne tra i 50 ed i 74 anni. Il commissario straordinario della Asl di Viterbo, Luigi Macchitella, ha evidenziato come il 30% delle liste d’attesa nella regione siano per visite diagnostiche proprio all’interno di questa fascia d’età in cui sono previsti gli screening. “Se tutti gli screening fossero fatti con correttezza – ha affermato Macchitella – probabilmente avremmo un 20-25% di richieste in meno dalle liste d’attesa. Lo screening del colon retto ci aiuterà a diagnosticare una patologia particolarmente grave perché se presa troppo tardi difficilmente ha esiti positivi per il paziente”. Macchitella ha poi esternato la volontà di avviare una campagna di informazione e formazione di educazione alla salute. “Ci sono tante altre patologie che con stili di vita adeguati – ha proseguito Macchitella – riusciremmo a ridurre, come l’abuso di alcol , il fumo e l’obesità. Sono tutte questioni che attengono alla capacità di migliorare le condizioni di vita che dipendono dal comportamento dei cittadini”. Tornando, quindi, al programma di prevenzione dei tumori del colon retto, il direttore sanitario della Asl, Patrizia Chierchini ha ribadito come lo screening del cancro del colon retto sia una dei tre programmi dimostrato di essere efficace. “E’ importante questa iniziativa per Viterbo – ha aggiunto Chierchini – Non è partito prima lo screening del colon retto perchè è più complesso sul piano organizzativo e la complessità è dovuta anche alla dispersione che l’Azienda ha dei suoi servizi sul territorio. Abbiamo così realizzato un impianto organizzativo con una capillare rete distributiva e con i Centri di primo livello che si integrano con quelli di secondo livello”. La coordinatrice del programma di screening, Silvia Brezzi ha esordito dicendo: “Finalmente oggi annunciamo la partenza di questo programma di screening che ci mancava. 99 mila sono le persone che verranno contattate in 2 anni, 5 mila sono gli inviti recapitati ogni mese nelle case dei cittadini, 80 sono i centri di distribuzione delle provette presenti nel Viterbese, mentre 90 sono gli operatori volontari che collaboreranno con la Asl. Tra questi vi è un medico di Medicina generale ed il sindaco di Piansano”. Brezzi ha precisato che sono stati coinvolti non solo i distretti , ma anche le associazioni di volontariato e molte farmacie che hanno aderito con una risposta molto al di sopra delle aspettative. Hanno dato la propria adesione anche 16 centri Avis ed un centro della Croce Rossa. Unica nota dolente la mancanza di adesioni al programma da parte dei medici di medicina generale. “Soltanto un medico, di Castiglione in Teverina – ha affermato Brezzi – ha risposto positivamente alla nostra richiesta di collaborazione”. I cittadini, così, una volta ricevuta la lettera di convocazione, si recano al centro di distribuzione indicato dove gli operatori li forniranno di provetta. Il test consiste nella ricerca del sangue occulto nelle feci. La persona farà poi a casa il prelievo e riconsegnerà la provetta al centro. Il servizio trasporti della Asl raccoglierà le provette e le porterà al centro di Viterbo. Le persone con test normale riceveranno l’esito a casa, mentre in caso contrario verranno contattate telefonicamente per effettuare ulteriori esami. “Solo lavorando in sinergia – ha precisato Brezzi – facciamo crescere la cultura della prevenzione”. E sull’importanza della prevenzione si è soffermato anche il dott. Faggiani, che ha spiegato come un adenoma benigno può metterci dagli 8 ai 10 anni per trasformarsi in maligno. “Con l’avvio di questo programma- ha precisato Faggiani – avremo uno strumento che permetterà in edoscopia di definire l’operabilità di questi tumori. Intervenire per tempo è, quindi, essenziale”. Oltre all’ospedale di Viterbo il programma coinvolge anche quello di Civita Castellana e Tarquinia. Per i Comuni più grandi il programma avrà una durata di 2 anni, mentre per i comuni più piccoli avrà una durata inferiore tra i 3 ed i 6 mesi. Lo screening dei tumori del colon retto partirà il 31 marzo presso i Comuni del Distretto di Montefiascone, del distretto II di Tarquinia e per le persone residenti a Viterbo, Vetralla e Civita Castellana. A settembre verranno chiamati gli altri Comuni più piccoli.
Wanda Cherubini

