Tel Aviv 29 luglio – Si chiude com’era iniziata questa giornata, 23° giorno dall’inizio dell’operazione Margine di protezione di Israele. Si impara a sopravvivere in Palestina, tra allarmi, sirene, bombe, colpi di mortaio, razzi e ambulanze dalla corsa folle, verso ospedali sventrati. L’odore di morte e polvere da sparo, fa da corollario ad una tragedia che non accenna a terminare, con proclami di cessate il fuoco disattesi e accuse reciproche, che fanno da sottofondo ad una guerra strisciante. Meno di mezz’ora alla mezzanotte e a Tel Aviv suonano le sirene così come a Ramat Gan, Givatayim, Bnei Brak, Or Yehuda, Yahud, Ashkelon, Be’er Sheva, Merhavim, Sdot Negev e tanti altri punti sul territorio di Israele. Gaza è quasi completamente al buio, colpita la centrale elettrica da un missile israeliano. Sono almeno 120 i morti palestinesi, secondo quanto riportato dal Ministero della sanità palestinese.
L’Onu scopre che all’interno di una loro scuola a Gaza, i miliziani di Hamas hanno creato un deposito d’armi, motivo per il quale gli israeliani bombardano. Normale amministrazione, quando le poche armi che hai a disposizione sono scarse e mostrare i propri morti fa più scena di un fucile che spara. Indigna maggiormente, e poco importa se quei morti sono degli innocenti inconsapevoli che si trovano nella zona: anche questa è la guerra, che definire santa, rivolta le budella.
Nulla di fatto per il cessate il fuoco, che sia d’Egitto o di Kerry, di fermare le armi, al momento, non se ne parla: fino a quando una delle due parti non sarà soddisfatta dei propri obiettivi, ogni sforzo in questa direzione sarà totalmente inutile e tra le stesse frange palestinesi, variegate ed eterogenee, non c’è alcun accordo per una tregua neppure di un’ora, figuriamoci per un tempo più lungo.
Dieci minuti alla mezzanotte, per passare al 24° giorno del calvario attuale in Palestina: tra sangue e terrore, arriva nuovamente il buio, quello naturale della notte, che fa pendant con con quello mentale di chi porta avanti le proprie ragioni, incurante delle conseguenze che provoca.
GB