Non credevamo alla tregua annunciata ieri sera, ed abbiamo avuto ragione, nostro malgrado. Hamas reitera i lanci di razzi su Israele, che risponde con le bombe. Cessate il fuoco di 72 ore saltato e con esso i colloqui per un tregua più duratura che dovevano tenersi al Cairo. L’Egitto li annulla.
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Nessuno credeva davvero che ci potesse essere un cessate il fuoco, almeno qui in redazione. L’annuncio che ci sarebbe stato un cessate il fuoco di ben 72 ore, era parso già una utopia, anche se si sperava fosse reale. Ma l’incessante fuoco da entrambe le parti durato per tutta la notte, faceva volgere il barometro verso un totale fallimento della tregua. Ed infatti così è stato. Nessuna moderazione per tutto l’arco della nottata fino all’alba del nuovo giorno che avrebbe dovuto dare speranze alla popolazione di Gaza. Di norma, poco prima di un cessate il fuoco concordato, i combattimenti dovrebbero almeno diminuire di intensità, cosa che non è avvenuta.
Sirene a tutto spiano nelle città israeliane di Eshkol, Ashkelon e Ashdod. Israele ha bombardato non soltanto i siti da dove partono i razzi, ma anche alcune abitazioni a Khan Yunis nel campo profughi di Jabalia e Nusirat. In totale secondo l’Idf sarebbero stati circa 40 gli obiettivi colpiti nell’oscurità in Medio Oriente. Così appena dopo l’ipotetico inizio della tregua, i lanci sono continuati e le risposte israeliane non si sono fatte attendere. Intorno alla dieci, due ore dopo l’inizio del cessate il fuoco, hanno suonato le sirene nel sud di Israele: finisce così la tregua, con i carri dell’artiglieria della Stella di David che iniziano il cannoneggiamento nelle vicinanze di Rafah. La conferma ufficiale che Israele considera annullata la tregua di 72 ore, per i continui e ripetuti lanci di razzi sul suo territorio, arriva poche ore più tardi, intorno a mezzogiorno ora locale. Non è ancora tempo per fermarsi, come ieri sera  annunciavamo da queste colonne a consuntivo dell’ennesima giornata dell’operazione Margine di protezione. Non manca molto alla linea oltre il quale Israele non potrà andare in questo ennesimo conflitto contro Hamas, ma siamo certi che Tel Aviv sfrutterà ogni millimetro dello spazio che manca al raggiungimento del virtuale confine che l’occidente moralmente gli impone. Non andrà oltre l’esecutivo di Netanyahu, perchè sa bene che scavalcare la linea esporrebbe il suo Paese a un totale isolamento, anche da parte di coloro che fondamentalmente gli sono amici. Tregua saltata ed Egitto che cancella i colloqui che si sarebbero dovuti tenere al Cairo, per un cessate il fuoco più duraturo.
Attendiamo così, tristemente, l’elenco della inesorabile nuova giornata di sangue in Palestina.

GB