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Tel Aviv 7 agosto –  Si stuzzicano a distanza i due contendenti come fosse un duello, peccato non sia una sfida dal sapor romantico-rinascimentale, ma una vera e propria guerra che grava sulle spalle di una popolazione civile, quella di Gaza, chiusa nella morsa reale di un territorio dai confini strettissimi, come altrettanto stretti sono i margini di manovra. Non è bastato questo “lungo” cessate il fuoco per portare un minimo di coscienza tra le parti in campo: siamo ancora all’impossibilità di riconoscimento delle reciproche irremovibili posizioni. Del resto, l’irremovibilità è lo stesso seme da cui germina il conflitto. Così, mentre al Cairo le delegazioni palestinesi e israeliane si parlano per interposta persona, il rullo della guerra agita nuovamente le bacchette. Molto più facile far suonare ancora le sirene e rispondere con il piombo, che trovare soluzioni concordanti. Così Hamas già questa mattina tuonava contro Israele, pronto nuovamente a far partire i suoi razzi e l’esecutivo della Stella di David rispondeva d’essere preparato a rimettere in moto le sue truppe. Stiamo per tornare dunque al punto di partenza. Domani mattina alle 8 in Palestina (le 7 in Italia) potrebbe tornare il terrore, il sangue e la polvere sull’inerme popolazione di Gaza. Si respira già nell’aria della notte l’odor di panico, mentre le colombe dormono e i falchi sono pronti ad affilare gli artigli.

GB