Stamani la delegazione iraniana guidata dal ministro degli Esteri, Mohammad Javad Zarif ha lasciato la capitale iraniana, Teheran per raggiungere quella austriaca di Vienna. La delegazione si reca in Austria per partecipare a quello che è il decimo ciclo di negoziati con la delegazione dei 5 + 1 sul contestato programma nucleare iraniano. La delegazione è composta, oltre che da Zarif, dai vice ministri degli Esteri, Abbas Araqchi e Majid Takh Ravanchi, dal Direttore Generale del Ministero degli Affari Esteri per la politica e Affari internazionale, Hamid Baeedinejad e i consulenti del Ministero degli Esteri, Doavoud Mohammadnia e Mohammad Ali Hosseini. Inoltre, fanno parte della squadra anche i direttori dell’Organizzazione dell’energia atomica iraniana, AEOI, Mohammad Amiri e Pejman Rahimian e il portavoce del ministero degli esteri, Marzieh Afkham. Il round si dovrebbe chiedere il 24 novembre prossimo. Si tratta del decimo round di colloqui tra Iran e il gruppo dei 5 + 1, gruppo composto dai 6 Paesi Usa, Francia, Gran Bretagna, Russia, Cina + Germania. Esso di fatto sarà l’ultimo, in ordine di tempo, sull’annosa questione del programma di arricchimento di uranio che la Repubblica Islamica sta conducendo contro il parere contrario della comunità internazionale Usa in testa. L’Iran, Paese più ricco al mondo di risorse naturali, afferma che il suo programma è per scopi civili, produrre energia e per scopi medici. Per la comunità internazionale il programma nasconde scopi militari. Ad alimentare le forti preoccupazioni sulla reale natura del programma nucleare iraniano sono i diversi rapporti, stilati in merito, nel corso degli anni, dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, Aiea. Rapporti fondati su informazioni coerenti e credibili, secondo cui sussiste una situazione di mancato rispetto, da parte dell’Iran, degli obblighi internazionali in relazione al programma nucleare nazionale e delle numerose risoluzioni che sono state adottate finora dal Consiglio dei Governatori dell’AIEA e dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Pertanto i colloqui, in corso da anni, hanno anche lo scopo di dissipare tali preoccupazioni. E’ convinzione comune che il Paese degli Ayatollah si voglia dotare di un arsenale atomico. Fatto questo, che creerebbe grossi problemi nell’area medio orientale in cui la situazione è già fortemente resa precaria da varie situazioni critiche. Un accordo quindi porterebbe stabilità e sicurezza nella regione.Dopo un accordo raggiunto ad interim alla fine dello scorso anno a Ginevra in Svizzera ed entrato in vigore lo scorso mese di gennaio. Accordo scaduto però, nel mese il 20 luglio scorso, le parti coinvolte hanno però, deciso di estendere ulteriormente i colloqui fino appunto, al 24 novembre prossimo. La speranza, visto i presupposti, che si riesca a superare la divisione, che ora sussiste, su un certo numero di questioni fondamentali.
Ferdinando Pelliccia

