Ieri nella provincia di Kayseri in Turchia migliaia di persone sono scese in strada a manifestare contro la chiusura di un impianto estrattivo . Si tratta della miniera di Himmetdede che insieme a quella di Mastra, nella provincia di Gümüşhane e la miniera Kaymaz, nella provincia di Eskişehir, è gestita dalla società Koza Altın. A protestare erano in gran parte minatori e loro famiglie preoccupati che il perdurare della chiusura dell’impianto possa spingere la società a chiudere i battenti e a gettare in strada migliaia di lavoratori riducendoli alla fame insieme alle loro famiglie. I manifestanti chiedevano al governo centrale turco di permettere alla Koza Altın di riprendere le attività estrattive. Questo, accade mentre nel Paese della mezza luna montano le polemiche e l’indignazione per gli incidenti in miniera che si verificano continuamente. Incidenti quasi sempre mortali. In Turchia sono circa 1.100 i lavoratori che sono morti in incidenti sul lavoro nei primi sette mesi del 2014 e il più alto numero di morti si è verificato proprio nel settore minerario. Una situazione questa che ha portato alla ribalta una cruda realtà. Quella che le miniere turche sono insicure per chi vi lavora. Lo spaccato che emerge le pone quasi alla pari con quelle cinesi. Ad accomunare le due realtà soprattutto le carenze nella sicurezza. Una carenza che è appunto una delle principali cause di morte sul lavoro nella Repubblica Popolare Cinese e che pone il Paese asiatico al primo posto tra i Paesi con l’industria mineraria più pericolosa al mondo. Caso vuole poi, che come la Cina anche la Turchia non ha aderito alla ‘Convenzione internazionale sulla sicurezza e la salute nelle miniere’ stilata dall’International Labour Organization nel giugno del 1995. La mancanza di norme di sicurezza nei luoghi di lavoro turchi è stata anche oggetto di European Union progress reports. L’ultimo incidente, in cui ha perso la vita un minatore, appena 4 giorni fa nella miniera di cromo Gokturk, situata nel villaggio di Akyar nella provincia di Osmaniye. L’impianto estrattivo aveva ripreso a funzionare appena da 17 giorni. Alla fine dello scorso mese di ottobre poco dopo l’incidente nella miniera di carbone nel distretto Ermenek della provincia di Karaman, in cui erano morti 18 minatori, si era espresso duramente in merito, il ministro del Lavoro, Faruk Celik. Secondo il membro del governo turco tutte le piccole miniere, dove gli investitori sono riluttanti a investire nella sicurezza a causa della scarsa redditività dell’impianto, dovrebbe essere chiuse per evitare ulteriori disastri.
Ferdinando Pelliccia

