I Siciliani passano in vantaggio appena prima dell’intervallo, poi in venti minuti si fanno raggiungere e superare dagli ospiti.
Dal nostro inviato al Massimino, Simone Toninato – Venivano da un brutto periodo, almeno per quanto riguarda le gare giocate in trasferta, i ciociari: sconfitti 4-0 a Bari, 3-0 ad Avellino. Al Cibali la squadra di Stellone giochicchia per quarantacinque minuti, poi senza faticare ribalta la contesa e conquista tre punti fondamentali per proseguire la corsa play off. Tra i laziali spiccano le assenze di Ciofani e Paganini: i due subentreranno a gara inoltrata e il primo si rivelerà decisivo. Solito assetto tattico per il Catania, involuto, impallato, compassato o, più semplicemente, brutto. L’unica novità è Castro per Calaiò. «Forse recupererà per Bari, o per sabato prossimo» dirà Marcolin a fine gara riguardo al bomber palermitano, nell’inutile tentativo di tranquillizzare i presenti.
Il confronto, abbastanza privo di spunti per la verità, vive di sussulti isolati. Quelli di Blanchard e Sammarco spaventano Gillet, fortunato, specie nella prima circostanza. Dove non possono gli avversari può il Catania stesso, che arricchisce la propria lista infortunati amplificando una situazione al confine tra il drammatico e il ridicolo. Coppola, schierato inizialmente nel ruolo di interno sinistro, esce in barella dopo solo un quarto d’ora. Martinho che lo sostituisce, disputa un tempo, minuto più minuto meno, poi esce, anch’egli per infortunio. Escalante non si infortuna ma, con Schiavi e Manierio, salterà la prossima in quanto ammonito, già in diffida. L’unica sostituzione operata da Marcolin per scelta e non per necessità e quella che vede Sciaudone far posto a Chrapek. Nonostante quanto scritto, il Catania chiude la prima frazione in vantaggio. Da Rosina a Mazzotta, in mezzo per Castro, la cui conclusione mancina di volo risulta imparabile per Zappino. Di episodio si tratta e tale rimarrà. Lupoli al rientro in campo palesa tutta la belligeranza ospite, costringendo l’estremo difensore di casa a rifugiarsi in corner con l’aiuto della traversa. Se ad azione non corrisponde reazione, la conseguenza è scontata. Carlini per Dionisi: 1-1, Ciofani dal limite: 1-2, il tutto in meno di dieci minuti. Poi ci si mette anche la direzione di gara “all’inglese” (un tempo si sarebbe detto più onestamente errata), perché ai danni di Maniero ci sarebbe un fallo da rigore di Blanchard, ma è una scusa che non regge, per giustificare l’ultimo posto maturato alla luce della vittoria del Crotone sul Livorno. Si spengono le luci sul Catania e su Marcolin e non solo metaforicamente, perché i riflettori ad un certo punto della ripresa hanno realmente dato forfait.
TABELLINO:
CATANIA (4-3-1-2): Gillet; Belmonte, Schiavi, Ceccarelli, Mazzotta; Sciaudone (dal 33′ st Chrapek), Rinaudo, Coppola (dal 15′ Martinho, dal 18′ st Esclalante); Rosina; Maniero, Castro. (Terracciano, Sauro, Capuano, Odjer, Calaiò, Barisic). All.: Marcolin.
FROSINONE (4-3-3): Zappino; Zanon, Cosic, Blanchard, Pamic; Frara, Gucher, Sammarco; Dionisi, Lupoli (dal 18′ st Ciofani), Carlini (dal 28′ st Paganini). (Pigliacelli, Ciofani, Russo, Fraiz, Gori, Ranelli, Soddimo). All.: Stellone.
MARCATORI: al 45′ Castro (C), al 12′ st Dionisi (F), al 21′ st Ciofani (F).
AMMONITI: Schiavi, Rinaudo, Maniero, Sciaudone, Escalante (C).
ESPULSI: nessuno.
ARBITRO: Pasqua di Tivoli.
ASSISTENTI: Del Giovane di Albano Laziale e Avellano di Busto Arsizio.
QUARTO UOMO: Capone di Palermo.
Incasso: 12.251 euro.


