C’è un possibile collegamento tra la cellula dei terroristi di Bruxelles e l’Italia. Uno dei due presunti jihadisti risultati in contatto con i fratelli El Bakraoui (i due terroristi kamikaze del commando di Bruxelles, ndr) arrestati in Germania nel distretto di Giessen durante un normale controllo, è un marocchino di 28 anni che è stato in carcere in Italia.
Si chiama, scrive ‘L’Espresso’, Mohammed Lahlaoui, è nato nel 1987 in Marocco. In Italia dal 2007, l’uomo ha accumulato molti precedenti per stupefacenti, reati contro il patrimonio e la persona. Nulla a che vedere con l’estremismo Jihadista in pratica, ma ‘solo’ con la criminalità comune. Il giovane “gravitava per lo più nel bresciano” dove Lahlaoui, alla fine, nel 2014, era finito agli arresti domiciliari a Vestone per tentato omicidio, porto abusivo di armi e evasione.
Sul “cellulare di Mohammed Lahlaoui sono stati trovati messaggi molto compromettenti con la data del 22 marzo, il giorno delle stragi nell’aeroporto e nella metropolitana di Bruxelles .Uno degli sms conteneva il nome del kamikaze del metrò, Khalid El Bakraoui. In un altro messaggio c’era la parola “fin”, che in francese significa fine. Questo messaggio -scrive L’Espresso- sarebbe stato inviato alle 9.08. Mentre Khalid si è fatto esplodere tre minuti più tardi, alle 9.11″. Un tempismo che, per gli inquirenti, è ritenuto molto inquietante. La polizia avrebbe scoperto il giovane e analizzato il suo cellulare per caso, “esaminando il suo documento d’identità, che l’uomo aveva avuto precedenti penali sia in Italia che in Germania, per cui gli era stato vietato di rientrare nelle frontiere europee dello spazio di Schengen”.

