I periti della Corte d’Assise di Appello smontano una delle prove-chiave che in primo grado hanno portato alla condanna di Busco, ex fidanzato di Simonetta Cesaroni, a 24 anni di carcere. “Non ha senso pensare che da queste due escoriazioni possano dipendere da un morso. Si tratta di una ricostruzione che appare assurda”. E’ il giudizio espresso dal professor Corrado Cipolla D’ Abruzzo, uno dei consulenti nominati dalla procura, in merito alla ferita presente sul seno sinistro di Simonetta Cesaroni, uccisa con 29 coltellate il 8 agosto del 1990 a via Poma a Roma. Nel corso dell’udienza del processo d’ Appello, sono stati illustrati i risultati della perizia disposta per chiarire le cause della morte della Cesaroni, già resi noti nei giorni scorsi. L’ attenzione dei periti verte, in primo luogo, sulla ferita al seno, una delle prove-chiave a favore dell’accusa nel processo di primo grado. I periti però smontano l’ipotesi che quella sia il segno di un morso attribuibile all’imputato.
“Escludo in modo assoluto – ha proseguito Cipolla D’ Abruzzo mostrando in aula la foto agli atti – che quello sia un morso”.
Nella zona interessata manca l’ evidente traccia di opponente. Si tratta di due piccole escoriazioni di cui non si può definire con certezza la natura, oltre non si può andare”. Il perito ha definito le indagini passate svolte sul punto come “affascinati e suggestive” ma con una “ricostruzione inverosimile” anche per la posizione in cui questo morso sarebbe stato inferto “possibile per una giraffa, un tacchino o un cammello ma non per un uomo”, taglia corto Cipolla D’ Abruzzo che ha aggiunto che quella del morso”é un’interpretazione ipotetica e sulle ipotesi non si possono costruire certezze”. In merito all’ orario della morte, il perito ha ribadito che Simonetta era “in vita fino alle 17,45 del 7 agosto”.
In aula hanno poi esposto la loro parte di relazione anche Paolo Fattorini dell’università di Trieste e Carlo Previderè dell’università di Pavia. “Su tutti i campioni analizzati e’ stato individuato il Dna di Simonetta, su reggiseno e corpetto c’é presenza consistente di tracce di Dna di Raniero Busco e di altri due uomini”. E’ quanto hanno affermato oggi in aula i periti, Paolo Fattorini e Carlo Previdere”. I due consulenti affermano che quelle individuate sul lato interno della porta della stanza, teatro dell’ omicidio “non sono attribuibili all’imputato” mentre quella trovata sul telefono è dello stesso gruppo sanguigno (gruppo A) e quindi “non può essere attribuito né alla vittima né all’ imputato”.
Sullo specchio dell’ ascensore dello stabile di via Poma furono trovate due tracce ematiche: una, secondo i periti, è di Simonetta, l’ altra è “attribuibile ad un soggetto di sesso maschile allo stato ignoto”. I periti hanno fatto riferimento anche agli stracci con tracce ematiche rinvenuti nel vano dell’ ascensore: il sangue risulterebbe di gruppo B.

