In una nota il Ministero degli Affari Esteri si legge: “Bruno Pellizzari è libero. Il titolare della Farnesina Giulio Terzi, che ha seguito  personalmente le fasi cruciali della liberazione, lo ha appena comunicato ai familiari. Si conclude una vicenda iniziata il 26 ottobre 2010, quando il nostro cittadino e la sua compagna di nazionalità sudafricana vennero sequestrati da pirati somali mentre si trovavano a bordo dell’imbarcazione “Sy Choizil” al largo della costa della Tanzania.  Desidero ringraziare tutte le Istituzioni che grazie al loro lavoro tenace hanno consentito di giungere al risultato di oggi, al quale hanno fornito un contributo determinante anche le autorità somale del Governo Federale Transitorio”.

Che bello verrebbe da dire se non fosse che la Farnesina non ha mai contemplato Bruno nell’elenco degli italiani ostaggi nel mondo. Eppure, talmente se ne sono interessati, che hanno sbagliato anche cognome scrivendo Pellizzari e non Pelizzari.

Dietro di loro ovviamente hanno sbagliato anche tutti gli altri dimostrando ancor di più quanto di questa triste vicenda in pochi se ne siano veramente interessati ed ora invece, tutti sembrano darne grande risalto.

Appena il 13 marzo scorso in una nota della Farnesina si leggeva: “Trasparenza e impegno a riportare tutti gli ostaggi a casa sono le priorità del governo al centro dell’intervento del Ministro Giulio Terzi al Senato con particolare riferimento al blitz in Nigeria che ha provocato la morte dell’ingegnere italiano Franco Lamolinara e quella di un cittadino britannico, e all’arresto in India dei due marò….”.

Nella nota  veniva citato anche una parte dell’intervento del ministro Terzi: “La Farnesina fa di tutto per riportare a casa gli altri italiani rapiti. Rossella Urru, Giovanni Lo Porto, Maria Sandra Mariani, e i sei marittimi della nave Enrico Ievoli.

http://www.esteri.it/MAE/IT/Sala_Stampa/ArchivioNotizie/Approfondimenti/2012/03/20120313_terzsen.htm

Successivamente a questa nota Maria Sandra Mariani e i sei marittimi della nave Enrico Ievoli sono stati rilasciati.

Il nome Bruno Pelizzari in questo elenco di italiani ostaggi nel mondo non è mai apparso fino ad oggi.

L’errore che è stato sempre fatto nel computo degli italiani all’estero in mano a sequestratori  era dovuto al fatto che non si considerava o peggio si ignorava che Bruno Pelizzari, residente in Sudafrica dove era emigrato anni prima, era un italiano della Lombardia.

Recentemente alla sua vicenda era stato dato ampio risalto con una nostra  ‘chiacchierata’ in esclusiva con la sorella Vera che vive in Sudafrica mentre la madre Francesca di 82 anni vive ancora in Italia.

http://www.liberoreporter.it/?p=20935

La Farnesina fino ad oggi sembra che  non se ne sia mai accorta del buco nel suo elenco degli italiani ostaggi nel  mondo.  Poi, stamani improvvisamente annuncia  con enfasi il rilascio di Bruno Pelizzari come se da sempre avesse preso a  cuore la sua vicenda eppure i familiari sentiti da noi hanno sempre smentito di aver  ricevuto un aiuto dal governo italiano.

La  sorella Vera ha raccontato che quando ha contattato l’ambasciata italiana a Durban in Sudafrica ha trovato gli uffici chiusi e la sede consolare più vicina  era distante 800 Kilometri.

Ha inoltre contattato la sede consolare nel luglio del 2011  nella speranza di ottenere la rassicurazione e chiarezza sull’assistenza o piano che l’Italia poteva avere messo in atto per aiutare il  fratello ottenendo come risposta che avrebbero indagato in merito e fatto sapere. Vera riferì che non si sono più fatti sentire.

Inoltre ha raccontato anche di aver  scritto sempre nel luglio del 2011 ad un maresciallo dei carabinieri che aveva preso contatto con la madre  in Italia ma che non hai risposto alla sua missiva.

Ecco come l’Italia si è preoccupata  del suo cittadino ed ecco perché fa un po’ rabbia a noi di Liberoreporter, che  sappiamo,  l’enfasi con cui la Farnesina  ora ‘pubblicizza’ il rilascio annoverando come un suo successo diplomatico.

Bruno Pelizzari tecnico  ascensorista venne rapito nell’Oceano Indiano, al largo della Tanzania, il 26  ottobre del 2010 insieme all’amica Deborah Calitz, commessa, che con lui  condivideva l’amore per l’avventura e per il mare.

A differenza di quanto si dice non sono  compagni di vita ma solo grandi amici.

Comunque sia andata l’importante è che  ora Bruno e Debbie siano in salvo e possano presto riabbracciare i loro  familiari e soprattutto Bruno possa presto rivedere la mamma Francesca e la sorella Vera che da 20 mesi lo aspettano  con ansia.

Noi di Liberoreporter siamo felici  per l’esito della vicenda e di aver contribuito in parte ancora una volta a   dare una mano.

Ferdinando Pelliccia