Daniela Menturli, una mamma romana a cui hanno tolto la patria potestà del figlio, ora 12enne, racconta la sua drammatica storia e lancia un caloroso appello al sindaco di Roma, Gianni Alemanno, affinché la aiuti.
Quanti casi ci sono in Italia come quello di Daniela Menturli, la giovane madre romana che, a causa della depressione, si è vista strappare, nello stesso giorno, il 15 aprile 2011, entrambi i figli, la femmina di 16 anni e il maschio di dieci, affidati ai servizi sociali del settimo municipio di Roma?
Sappiamo di vivere in una società nella quale la depressione falcidia un’alta percentuale di cittadini. Dobbiamo allora ispirarci allo Stato spartano e fargli adottare tutti i figli delle persone esaurite? O in realtà tutto è invece affidato all’arbitrio di alcuni servizi sociali, spesso tanto incompetenti e superficiali, quanto arroganti?
“Sono stata una brillante assistente di volo – racconta Daniela – presso una compagnia aerea dal 1998 al 2006. Nel frattempo, dopo una separazione di fatto da mio marito, nel 1998, conseguente al suo abbandono, mi sono separata legalmente da lui, divorziando dopo i tre anni stabiliti dalla legge. Nel 1999 mi sono legata sentimentalmente ad un altro uomo, dal quale ho avuto, l’anno successivo, il mio secondo figlio. Ma anche questa seconda relazione si è rivelata fallimentare, e dal 2006 ho cominciato a deprimermi a causa del peso enorme sulle mie spalle, costretta com’ero a badare da sola ad entrambi i miei figli, pur lavorando. Mi sono così assentata per un mese nel settembre – ottobre 2006– continua Daniela – ma, avendo raggiunto i limiti di comparto, sono stata licenziata in tronco.”
Da allora come ha fatto a continuare a mantenere i suoi due figli?
“Prima di tutto avevo a disposizione una discreta somma messa da parte durante gli anni precedenti. Quindi, non trovando sbocchi lavorativi in Italia, mi sono vista costretta a trasferirmi a Londra, dove ho lavorato come operatrice sanitaria presso il Birch Grove Nursing Home. Mi sono fermata a Londra dall’ottobre 2009 all’agosto 2010, iscrivendo i miei due figli alle scuole inglesi, garantendo così loro la padronanza della principale lingua di comunicazione al mondo, senza far loro interrompere il ciclo scolastico.”
Ha fatto cioè cose che meriterebbero un pubblico encomio, invece subito dopo la situazione è drammaticamente precipitata. Perché?
“Nell’agosto 2010, finite le scuole, sono improvvisamente dovuta rientrare in Italia a causa dell’aggravamento delle condizioni di salute della mia mamma settantaquattrenne che soffre del morbo di Alzheimer. Il ritorno a Roma ha significato per me la catastrofe: infatti il mio figlio maschio si è trovato alla quinta elementare della sezione A della scuola Guglielmo Marconi, nella quale si praticava il bullismo, ed io per due mesi l’ho trattenuto a casa, informando i servizi sociali del mio municipio, il settimo, i quali invece di aiutarmi a trasferirlo in una sezione idonea, mi hanno denunciato presso il Tribunale dei minorenni di Roma con la motivazione di “non essere in grado di sopperire alla sussistenza ed al sostentamento di mio figlio”. Così il giudice Capranica ci ha tolto la patria potestà, facendo trasferire mio figlio nella casa famiglia della congregazione delle Suore Carmelitane a Rocca di Papa, nei Castelli Romani, mentre mia figlia è stata subito affidata al mio primo marito. Attualmente posso sentire telefonicamente mio figlio un solo giorno alla settimana, per non più di dieci muniti, e vederlo ogni 15 giorni per un’ora, per giunta in presenza di un educatore!”
Una situazione veramente assurda e scandalosa… “Per questo motivo rivolgo il mio disperato appello al sindaco di Roma Gianni Alemanno, affinché faccia tutto quanto è in suo potere per farmi riottenere la patria potestà su un bambino che ha compiuto ieri 12 anni, e che non desidera altro che tornare alla normalità familiare accanto a sua madre.”
Giancarlo De Palo