Nelle ultime due settimane sono state infatti registrati ben otto attacchi in queste zone. Il Bmi ha inoltre precisato che le modalità di arrembaggio hanno subito una variazione. Ora gli attacchi avvengono durante la notte. L’ultimo assalto risale allo scorso 12 giugno quando un cargo battente bandiera di Antigua e Barbudos, il ‘Charelle’, di proprietà di una compagnia di navigazione tedesca, è stato sequestrato dai pirati al largo dell`Oman. Un attacco che è stato di fatto il primo di questo genere compiuto nelle acque territoriali dello stato arabo.
Dopo essersene impossessati i pirati hanno condotto la loro preda verso le coste somale dove sono situate le loro roccaforti. Quanto sta avvenendo costringerà ora a ridisegnare la mappa dell’area d’azione dei pirati somali.
L`attacco al largo dell’Oman conferma che è in corso un`espansione del raggio d`azione dei pirati, reso possibile grazie all`impiego di navi pirata sempre più grandi che permettono di assaltare con facilità piccole imbarcazioni ed evitare i pattugliamenti in atto nel Golfo di Aden e nell`Oceano Indiano.
I pirati somali, che ogni volta per il rilascio della nave catturata chiedono riscatti in milioni di dollari, trattengono nelle loro mani di certo 14 navi catturate insieme ad oltre 200 marinai loro equipaggi di diversa nazionalità di cui però la comunità più folta è filippina. Tra le unità in mano ai pirati dall`11 aprile scorso c’è anche il rimorchiatore d`altura italiano ‘Buccaneer’ con 16 marinai d’equipaggio di cui 10 italiani, 5 romeni e un croato. Finora per loro si è solo sperato ma ora alcuni eventi e fatti fanno sognare presto il loro ritorno a casa.
I loro cari in Italia non chiedono che riabbracciarli.
Nel frattempo è notizia di oggi che l`Interpol sta realizzando una banca dati con fotografie, impronte digitali e altri dati personali delle persone sospettate di aver compiuto atti di pirateria al largo delle coste della Somalia.
Secondo un portavoce dell`ente internazionale, le informazioni saranno utili in caso di procedimenti giudiziari in tutto il mondo contro i sospetti.
Un altro importante passo nel rendere sempre più difficile la vita alle gang del mare che scorrazzano quasi indisturbate nel mare del Corno d’Africa.
Questo nonostante in quel mare sia operativa una missione navale antipirateria dell’Ue, denominata ‘Atalanta’; il 15 giugno scorso, i ministri degli Esteri dell`Ue, hanno deciso di prolungare la missione almeno fino alla fine del 2010.
Avviata lo scorso dicembre, al momento la missione, e composta da 12 navi da guerra, tre aerei da ricognizione tutti messi a disposizione da Italia, Svezia, Spagna, Francia, Germania e Croazia. Fino ad oggi ha arrestato 50 sospetti pirati, tutti consegnati alle autorità kenyote in linea con un accordo stipulato lo scorso marzo.
Inoltre dallo scorso 20 maggio, l`Ue ha esteso il raggio d`azione della missione navale fino all’Arcipelago delle Seychelles, ormai anch`esse coinvolte nell’azione criminale dei pirati. Mentre solo il 12 giugno scorso la Nato ha lanciato una nuova missione anti-pirati denominata `Ocean Shield` con 8 navi da guerra raddoppiando la sua presenza navale sotto forma di coalizione anti pirateria nel mare al largo della Somalia. Secondo quanto hanno deciso i ministri della Difesa dell`Alleanza atlantica, riuniti a Bruxelles le navi Nato passeranno dalle attuali 8 a 10. Nuove navi che saranno distaccate dallo Standing maritime group 2, Nsmg 2, dislocato nel Mediterraneo orientale. Questo aumento del numero delle navi è stato deciso nell`ambito di una discussione ministeriale sul ruolo a lungo termine dell`Alleanza nella lotta alla pirateria. La scelta di incrementare l`impegno e di coinvolgere la Nsmg 2 è derivata dal fatto che l’attuale missione della Nato ‘Standing marine group 1, Nsmg 1, era in scadenza il 28 giugno prossimo ed inoltre era necessario trovare una nuova flotta in quanto la Nmsg 1 opera tradizionalmente nell`Atlantico orientale e anche se per la sua partecipazione alla missione ‘Active Endeavour’ più volte è stata dislocata in Mediterraneo, deve rientrare al più presto nell`area di pertinenza in quanto quelle acque risultano essere rimaste sguarnite.

Ferdinando Pelliccia