In questo momento non è possibile fare previsioni sulla liberazione dell`equipaggio del rimorchiatore italiano ‘Buccaneer’ catturato nel Golfo di Aden l’11 aprile scorso dai pirati somali. Tutti sperano che sia presto, molto presto. Per primi a sperarlo sono i 16 marinai di diversa nazionalità, membri dell’equipaggio dell’imbarcazione italiana. Di questi 10 sono italiani, 5 romeni e uno è croato Il 20 giugno scorso, oltre un mese fa, Silvio Bartolotti, General manager della Micoperi la società armatrice della nave con sede nel ravennate, aveva assicurato che vi fossero sufficienti speranze per credere che gli ostaggi sarebbero stati liberati molto presto e quindi sarebbero tornati a casa dai loro cari che li aspettano da oltre tre mesi. Evidentemente Bartolotti era stato colto da un impeto di eccessivo ottimismo dettato forse dal fatto che le trattative stavano volgendo a buon termine in quanto le autorità italiane erano riuscite, forse, ad avere un buon contatto in Somalia con cui trattare la liberazione dei marinai del Buccaneer. Da allora è trascorso oltre un mese senza che nulla accadesse. In realtà non è per niente facile poter fare una previsioni di quando si giungerà alla soluzione della vicenda. La Farnesina, stranamente, ha finora mantenuto una stretta linea del riserbo assoluto sull`andamento della trattativa, diversamente da altri sequestri «illustri» all’estero. Tanto è vero che le famiglie sono tenute, parzialmente o totalmente, all’oscuro su quanto sta avvenendo e solo dopo insistenti e continue loro telefonate all’Unità di crisi sono riuscite a volte a strappare notizie dalla loro interlocutrice. Notizie che spesso loro già conoscevano o che non avevano alcuna rilevanza nel sostenere i loro animi fortemente provati da mesi di sofferenza fisica e mentale. Un comportamento, quello del personale preposto della Farnesina, fortemente criticabile e umanamente condannabile. Anziché dare un conforto psicologico, molte spesso chi ha risposto al telefono ha solo «minato» gli animi già precari di chi li aveva contattati telefonicamente anche solo per ricevere una mezza parola di conforto. Un atteggiamento che lascia spazio solo a parole di insofferenza e che alimenta fortemente le polemiche sul come sia stata stranamente gestita tutta la vicenda del Buccaneer.
Il Ministero degli Affari Esteri si dice sia in contatto costante con le autorità somale del governo transitorio di Mogadiscio e con quelle della regione semiautonoma a nord del Paese, il Puntland, che è considerata la Tortuga dei moderni bucanieri che infestano l’Oceano Indiano e nelle cui acque è alla fonda la nave italiana e il suo equipaggio custoditi dai pirati. Pirati che a loro volta sono controllati e monitorati dalla nave d’assalto anfibia della marina italiana ‘San Giorgio che si trova al largo delle coste somale pronta ad intervenire. A bordo vi sono gli uomini del battaglione «San Marco» i marines italiani. Una presenza la loro che dovrebbe fare solo parte di una strategia dei nervi in quanto le autorità italiane si sono sempre espresse contro un blitz per ottenere la liberazione degli ostaggi. Un’opzione esclusa per preservare l`incolumità dell`equipaggio secondo il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini. Nel frattempo conforta il fatto che i marittimi del Buccaneer stanno tutti bene, vengono trattati umanamente, a parte il cibo e l’acqua che scarseggia, è il caldo infernale, così come affermato dalla loro viva voce, nell’ultima telefonata ricevuta sabato scorso. Condizione questa che aveva confermato con sicurezza il 13 luglio scorso sempre Bartolotti, General Manager della società proprietaria del rimorchiatore italiano. Nel frattempo il mese di agosto si avvicina e tutti sanno che l’Italia in quel mese, per tradizione, si ferma. Si fermerà anche la Farnesina? E si fermeranno anche le trattative ammesso che siano ancora in corso in quanto sembra che la vicenda fosse stata «saldata»? Cosa accadrà se prima che arrivi il torrido agosto i marittimi del Buccaneer non verranno liberati? Ci vuole certamente un gran fegato per riuscire a godersi le vacanze con una situazione pendente così tragica sulle spalle. Intanto i ribelli islamici, giorno dopo giorno, indeboliscono sempre più il già precario governo transitorio. Sarebbe il caso di darsi una vera scossa, prima che gli islamici si impadroniscano del paese, altrimenti poi, sarebbe ancora più problematico risolvere la vicenda in maniera, quanto meno indolore.
Ferdinando Pelliccia