Dall’Associazione Antigone la cruda fotografia degli istituti di pena del Belpaese

Roma, 21 Novembre 2012 – Uomo, straniero, con meno di 35 anni. Sulla sua fedina reati contro il patrimonio o legati alle sostanze stupefacenti. Questo il ritratto del detenuto nelle carceri d’Italia, “maglia nera” d’Europa con un tasso di sovraffollamento del 142,5%, rispetto alla media EU del 99,6%.

La denuncia è contenuta nel IX Rapporto nazionale sulle condizioni di detenzione, intitolato “Senza dignità” e presentato giorno 19 presso la sede della Federazione nazionale della stampa italiana, a Roma. I dati, rivelati dall’Associazione Antigone al 31 ottobre 2012, sono impietosi. Ad oggi infatti, sono poco meno di 67mila (66.685) i detenuti presenti nei 206 istituti penitenziari italiani: “un dato critico”, denuncia l’associazione, perché  fa emergere la presenza di 1.894 detenuti in più rispetto al 31 dicembre 2009, subito prima della dichiarazione dello stato di emergenza, quando la popolazione carceraria ammontava a 64.971 persone.

Ma da dove vengono i detenuti? Tra i dati raccolti dall’associazione Antigone, è citata anche la provenienza geografica: gli italiani vengono dalla Campania per il 26,3%, Sicilia (17,9%), Puglia (10,5%), Calabria (8,6%), Lombardia (7,3%) e Lazio 6,5%. Gli stranieri sono 23.789 (su 66.685), e rappresentano il 35,6% dei detenuti. Una percentuale stabile ormai da tempo, nonostante la direttiva rimpatri, che prevedeva il carcere in caso di mancata ottemperanza dell’ordine di espulsione sia stata bocciata ad aprile 2011 dalla Corte di Giustizia europea (al dicembre del 2010 gli stranieri erano il 36,7%). Le nazionalità più rappresentate sono quella marocchina (19,4%), romena (15,3%), tunisina (12,7%), albanese (11,9%) e nigeriana (4,4%).

La dichiarazione dello stato di emergenza nelle carceri e le ultime due leggi, quella Alfano e il decreto del ministro Severino sulla detenzione domiciliare dell’ultimo periodo della pena ”non hanno salvato le carceri”, aggiunge l’associazione Antigone. Dall’entrata in vigore della cosiddetta svuota-carceri (la detenzione domiciliare dell’ultimo anno di pena) e della salva-carceri (che la estende agli ultimi 18 mesi) fino al 31 ottobre di quest’anno, in totale dunque 20 mesi, sono usciti dalla carceri 8.267 detenuti, di cui 539 donne (il 6,5%) e 2.283 stranieri (il 26,7%). Il dato – spiega Antigone – non va messo in relazione con il numero dei detenuti presenti ma con il totale di coloro che sono usciti, oltre 140.000. Va inoltre considerato che circa la metà di questi sarebbe uscita comunque. Poi,  tra coloro che al 30 Giugno 2012 avevano almeno una condanna definitiva, 10.296 avevano un residuo pena inferiore all’anno, al momento dell’entrata in vigore della legge erano 11.224: solo mille in più di oggi. Maggiormente efficace sembra invece l’intervento volto a contenere il fenomeno delle ”porte girevoli” (l’ingresso in carcere per pochi giorni): nel primo semestre di quest’anno sono stati 32.925, il 18,5% in meno rispetto ai primi sei mesi del 2011. Ma anche in questo caso Antigone spiega che negli ultimi anni c’e’ stato in ogni caso un trend in discesa dei nuovi ingressi, nel 2009 diminuiti del 5,1%, del 3,9% nel 2010, e del 9% nel 2011. Quindi – conclude l’associazione – ha semmai consolidato e rafforzato una tendenza già in atto.

Nel frattempo, in una situazione di estremo affollamento, in carcere si continua a morire. Sono 93 i detenuti morti in carcere, di questi 50 per suicidio in cella, uno per sciopero della fame (Lecce), uno per overdose (Regina Coeli), uno per omicidio (Opg di Aversa), 31 per cause ancora da accertare e 9 per malattia. A questi numeri si devono aggiungere altri quattro morti nelle camere di sicurezza, di cui 3 per suicidio: tutti giovani stranieri, tra i 26 e 31 anni. Nello stesso periodo dello scorso anno erano morti 91 detenuti, 43 dei quali per suicidio. Il più giovane a togliersi la vita aveva 21 anni, era italiano ed è morto a San Vittore: incensurato, era accusato di molestie sessuali ai danni di minorenni e aveva denunciato più volte di aver subito violenze dagli altri detenuti. Tra i suicidi anche due donne: una madre tossicodipendente di 36 anni che si è impiccata nella sua cella nel carcere di Sollicciano sei mesi prima di uscire; l’altra era un’etiope di 55 anni, condannata a 18 per omicidio. Il suo avvocato ne aveva chiesto l’assoluzione per infermità mentale. L’associazione ha anche realizzato con i giornalisti di Next New Media un documentario, “Inside carceri”, che racconta la vita dei detenuti negli istituti di pena italiani, visibile all’indirizzo www.insidecarceri.com

Fulvio D’Andrea