Nel 2012 la crescita del Pil tedesco non è andata oltre un modesto 0,7 per cento. Decisamente deludente, rispetto al 3 per cento del 2011 e al 4,2 del 2010. Lo stesso Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea, aveva tempo fa dichiarato che la crisi dell’Eurozona “comincia a interessare l’economia tedesca.”.
Anche in Germania, evidentemente, l’attesa pre-elettorale contribuisce a rallentare i ritmi dell’economia. Il ministro si era detto convinto che “il peggio è ormai alle spalle”, ma in pochi giorni la stessa Merkel lo ha implicitamente smentito: “Il 2013 rischia di essere peggio del 2012.”Lo scenario tedesco si inserisce del resto nel contesto mondiale. La Banca Mondiale, a sua volta, prevede per quest’anno una crescita internazionale molto contenuta: non oltre 2,4 per cento, mentre per il Pil dell’Eurozona si pronostica un calo dello 0,1.
In Germania, dopodomani 20 gennaio, si terranno le elezioni nella Bassa Sassonia. Dove i più recenti sondaggi registrano una fortissima ripresa del sindaco socialdemocratico di Hannover Stephan Weil rispetto al governatore uscente, il cristiano-democratico David McAllister, dato finora in largo vantaggio sul rivale. In settembre si terranno poi le consultazioni politiche nazionali. Nell’attesa, nessuno osa anticipare il piano di tagli alla spesa che, a quanto riferisce lo Spiegel, il governo avrebbe già messo a punto, a cominciare dall’aumento dell’età pensionabile, mentre verrebbe congelata l’annunciata riduzione dell’Iva. Misure deflazionistiche da tempo nell’aria, le più drastiche – si dice – dai tempi del cancelliere Schröder ma che difficilmente i tedeschi conosceranno prima del passaggio elettorale,. Dopodiché, peraltro, sarà più difficile accusare la Germania di imporre solo agli altri le durezze dell’austerità. Mentre è prevedibile semmai che le sorti dei Paesi dell’Unione risulteranno obiettivamente sempre più interconnesse.
GLC

