John_KerryRoma – Oggi il nuovo segretario di Stato americano John Kerry incontra rappresentanti della comunità internazionale per concordare una svolta nei confronti della sanguinosa guerra civile siriana. Saranno presenti anche rappresentanti dell’opposizione al regime autoritario di Assad. L’intento è anticipare per quanto possibile un esito politico del conflitto, che si protrae violentissimo da ormai due anni, aiutando in modo molto selettivo le componenti “moderate” della rivolta, che finora Washington era riluttante ad appoggiare apertamente. L’ Occidente non può ignorare le quotidiane carneficine (si parla finora di 70 mila morti), ma nemmeno rischiare di foraggiare indirettamente le forze islamiste più estreme, come di fatto è già accaduto in Libia ed Egitto, e a suo tempo in Iran. L’intento, anzi, è di contenere la crescente influenza di Al Qaeda nella regione. Si pensa così ad aiuti in cibo, medicinali e strutture militari difensive, come veicoli blindati, strumenti di comunicazione e giubbotti antiproiettile, escludendo le armi d’offesa, alle quali del resto già provvedono Stati come Qatar, Libia, Turchia e Arabia Saudita con materiale bellico fabbricato in Croazia e trasportato sul posto da aerei-cargo giordani.
Ieri Kerry ha incontrato a Parigi il ministro degli esteri francese Laurent Fabius, e presto vedrà a Berlino il ministro degli esteri russo Segrei Lavrov. Mosca, come si sa, ha sempre appoggiato il regime di Assad, per i forti interessi strategici e geopolitici che ha in Siria. Al fianco di Wahington sono schierate Francia, Gran Bretagna, Germania e Italia.
Ma il nodo che si ripropone è sempre lo stesso: come individuare e sostenere attivamente, nella frammentata galassia delle ribellioni nordafricane e mediorientali, le componenti meno fondamentalistiche, se non proprio laiche e liberali. Pesano le recenti vicende della Libia e dell’Egitto. Più indietro nel tempo c’è il precedente di Jimmy Carter, che nel 1979 abbandonò al suo destino lo Scià di Persia, dando così spazio alla rivoluzione teocratica iraniana. Un abbaglio storico, le cui conseguenze gravano ancora nei precari e delicatissimi equilibri della regione.

GLC