“Noi rispettiamo la Germania ma esigiamo rispetto». Il capo dello Stato, al secondo giorno della sua visita di Stato, ha deciso di annullare l’incontro a Berlino con Peer Steinbruck, candidato cancelliere dei socialdemocratici tedeschi, dopo quei giudizi pesanti sui due «clown» (Grillo e Berlusconi) che hanno vinto le elezioni in Italia. Napolitano, unico punto fermo in un’Italia indecifrabile e fluida. L’impennata d’orgoglio del Giorgio Nazionale, dopo le dimissioni del Papa e la rivoluzione parlamentare senza capo ne coda, al momento è la sola consolazione.
Dimessosi il Papa, confermato Berlusconi e avanzato Grillo, con un Bersani che “arriva primo ma non vince”e non convince, l’Italia è diventata (ancor più) il Paese del vago e dell’indefinito: non leopardiano, ma dei giaguari con tante macchie da smacchiare in un circo unico.
Esultano i grillini, e ne hanno ben donde, dopo un risultato storico. Il loro leader, però, sembra ancora immerso nella campagna elettorale dell’esaltazione e della “distruzione”; qualcuno gli dica che siamo alla fase due, quella della proposta, dell’azione e della ricostruzione. Lo “Tsunami tour” è finito.
Siamo anche nel periodo (e nella necessità) di passare dall’insulto al rispetto, e dire che “Bersani si deve dimettere…è un morto che parla”, non aiuta e non rispetta né Bersani, né i milioni di elettori che hanno votato Pd.
Dimentichiamo che gli elettori meritano rispetto; anche quando non siamo d’accordo perché le scelte altrui ci sembrano assurde.
Prendiamo i “berluschini”. Non sono degli elettori “vittime”, nel senso che nella confusione percepita scelgono (e pagano) per qualcosa che già conoscono? E tralasciando i mali e le sofferenze patite da se stessi e dal Paese, vanno sempre dallo stesso chirurgo (quello che opera solo sui propri mali). Sono interessati, più che a guarire, a mettere un lenzuolo pietoso fatto di voti “contro” più che a favore. A loro basta una promessa, anzi un pretesto, per rimanere fedeli a quel vago e indefinito già sperimentato. Un lifting per ripartire.
Una questione di rispetto, di serietà e di consapevolezza che latitano. Il Papa dell’ultimo giorno, non ci ha ricordato l’episodio della barca di Pietro e del Gesù che non dorme? Non abbiamo un Gesù in parlamento, ma tanti discepoli appisolati sì. Gli serve un “rabbi” che li guidi con saggezza, mentre la barca sta affondando.
Aspettiamo che Napolitano quieti la tempesta perfetta. Servirà uno scatto d’ingegno. Il risentito e fermo presidente che ha risposto ai tedeschi (e ci mancava), dovrà tracciare la rotta e far passare la barca da Genova, grande ex repubblica marinara.
Danilo Stefani

