Il condizionale è d’obbligo: secondo alcune indiscrezioni, il gruppo investigativo della Polizia dello Stato di Roma, avrebbe sequestrato nei giorni scorsi, gli atti relativi a un concorso per 15 dirigenti all’Inps del 2002. Si presume che il sequestro sia avvenuto su mandato della Procura della Repubblica della capitale, in seguito a una serie di esposti che denunciavano delle irregolarità nella selezione dei candidati.
La vicenda è stata riportata da LiberoReporter, in un’inchiesta pubblicata sul mensile nel mese di marzo 2008 dal titolo “Inps. Carriere lampo e facili – E’ così che si selezionano le future classi dirigenti del nostro Paese?”.
[b]L’inchiesta integrale Pubblicata sul mensile Liberoreporter – Marzo 2008[/b]
Ricorsi al Tar del Lazio e sentenze del Consiglio di Stato che ne annullano i pronunciamenti, esposti alla procura della Repubblica (tra questi anche quello presentato da alcuni componenti il collegio dei sindaci) e alla magistratura contabile di Roma, interrogazioni parlamentari di esponenti del centrodestra, i senatori Fantola (Udc) e Delogu (An) interrogazione n° 3-00955 e del centrosinistra, onorevole Gloria Buffo (Sd) interrogazione 4/04565, indirizzate ai ministri del Lavoro e della Funzione Pubblica, riunioni del Consiglio di amministrazione che si svolgono a porte chiuse e verbali rigorosamente secretati, articoli sul quotidiano romano “Il Messaggero” e sul settimanale nazionale “Panorama” e chi più ne ha più ne metta.
Oggetto del contendere? Un concorso a 15 posti di dirigente all’Inps sul quale graverebbero pesanti quanto circostanziate accuse di presunte irregolarità sfuggite, nonostante le reiterate denunce, anche agli organi di controllo interno dell’Istituto di previdenza, primo fra tutti il magistrato della Corte dei Conti.
Una vicenda che partiti e coalizioni, già posti ai nastri di partenza in vista dell’ennesima campagna elettorale per il rinnovo dei due rami del Parlamento, farebbero bene a non sottovalutare. Quello che emerge, senza per questo voler generalizzare, è infatti uno spaccato emblematico delle modalità che presiedono alla formazione e individuazione di quello che sarà il futuro ceto burocratico del nostro Paese. Alla faccia di tutti i proclami inneggianti alla meritocrazia, alla trasparenza e al buon andamento della Pubblica amministrazione.
Ma veniamo al punto.
Con la deliberazione n. 345 del 19 dicembre 2001, il Consiglio di amministrazione dell’Inps indiceva un concorso pubblico per esami a 15 posti di dirigente di seconda fascia da inserire nell’organico dell’Istituto. Il bando, pubblicato sulla serie speciale della Gazzetta Ufficiale n. 13 del 15 febbraio 2002, veniva successivamente modificato e pubblicato sulla serie speciale della G.U. n. 86 del 29 ottobre 2002.
Tra i requisiti necessari per l’ammissione alle prove, il bando prevedeva che per i dipendenti di ruolo delle pubbliche amministrazioni era obbligatorio il possesso del diploma di laurea nonché la permanenza, per almeno cinque anni di servizio, nelle posizioni funzionali per l’accesso alle quali è richiesto il diploma di laurea.
Con determinazione n. 1864 del 21 luglio 2004, a firma dell’allora Commissario straordinario dell’Istituto, veniva approvata la graduatoria di merito del concorso in questione con relativo elenco dei nomi sia dei 15 candidati risultati vincitori che di quelli risultati idonei. Con successive determinazioni consiliari, poi, venivano promossi altri 30 dirigenti procedendo allo scorrimento della citata graduatoria fino al 45° candidato.
Tra l’ottobre del 2004 e l’aprile del 2005, in seguito agli accessi agli atti relativi alle procedure concorsuali e agli elaborati ai sensi della legge n. 241 del 1990 (meglio conosciuta come legge sulla trasparenza), alcuni funzionari che avevano partecipato al concorso segnalavano ai vertici dell’Inps una serie di presunte irregolarità (si supporrebbe, addirittura, la mancata correzione della maggior parte degli elaborati) e, conseguentemente, avanzavano una formale richiesta di apertura di un’inchiesta d’ufficio.
Successivamente (novembre 2005), altri funzionari giudicati non idonei alle prove orali inviavano due lettere aperte: la prima indirizzata all’attuale Presidente del Consiglio di amministrazione dell’Inps e la seconda destinata, invece, allora Presidente del Collegio dei sindaci e al Magistrato della Corte dei Conti operanti all’interno della Direzione generale dell’Istituto. Nelle missive, i sottoscrittori segnalavano alcuni casi di candidati vincitori che non avrebbero posseduto i requisiti per poter essere ammessi al concorso.
Una denuncia, quest’ultima, che veniva respinta senza mezzi termini con il documento n. 702 del 6 dicembre 2005, a firma dell’attuale Direttore generale nonché dell’attuale Capo del Personale dell’Inps, indirizzato al Consiglio di amministrazione.
Ma cosa avevano denunciato questi funzionari? Per brevità, si riportano di seguito quattro casi emblematici.
Il primo caso riguarda un candidato (pare molto vicino al sottosegretario alla Funzione Pubblica nonché ex consigliere di amministrazione dell’Inps, Gian Piero Scanu) che non era in possesso del diploma di laurea alla data del termine della presentazione della domanda. Dato riscontrabile non soltanto dal certificato di laurea ma anche per diretta ammissione dei due massimi dirigenti dell’Istituto i quali, per giustificare l’”anomalia”, asseriscono nel sopraccitato documento n. 702 che il candidato in questione poteva far valere il possesso di tale requisito dall’entrata in vigore del secondo bando. Ma omettono di specificare che il secondo bando riapriva i termini di presentazione delle domande di partecipazione al concorso soltanto per alcune categorie, fermo restando che i requisiti dovevano essere comunque posseduti, pena esclusione, alla data di scadenza del primo bando. Ma c’è di più. I vertici dell’Istituto, infatti, hanno assegnato al soggetto in esame un progetto di valenza nazionale con una retribuzione equivalente a quella di un dirigente generale.
Il secondo caso si riferisce a un’altro candidato (ai tempi pare molto vicino a Alleanza nazionale nonché ex quadro degli autoferrotranvieri del sindacato Ugl), transitato nei ruoli dell’Istituto a partire dal 1° agosto 2001, che non avrebbe avuto invece diritto a partecipare al concorso in quanto sarebbe stato trasferito illegittimamente dall’Ente privatizzato “Ferrovie dello Stato Spa”. L’articolo 43 comma 5 della legge 23 dicembre 1999 n. 488, norma tra l’altro richiamata dal Direttore generale e dal Capo del Personale dell’Inps sempre nel documento n. 702, stabiliva infatti che ai fini dello svolgimento dei compiti di gestione del Fondo speciale pensioni del personale delle Ferrovie dello Stato, istituito presso l’Inps, veniva trasferito all’Istituto il personale delle Ferrovie dello Stato Spa adibito in via esclusiva o prevalente al servizio delle pensioni, nei limiti di un contingente di 250 unità entro il termine di due anni.
Ebbene, il soggetto in questione non avrebbe invece mai lavorato al servizio pensioni delle Ferrovie (pare che lo stesso abbia formalmente dichiarato di aver prestato servizio presso l’Ufficio stampa di quest’Ente) e, una volta trasferito all’Inps, è stato assegnato alla Direzione centrale Organizzazione.
Occorre precisare inoltre che allo stesso, al pari di altri vincitori del concorso, non solo è stato assegnato l’incarico di dirigente (capo della segreteria del Direttore generale) diversi mesi prima che ultimasse il corso di formazione propedeutico per poterlo ricoprire, ma poco tempo dopo è stato addirittura promosso dirigente generale.
Il terzo caso riguarda un candidato che alla data del termine di presentazione delle domande di partecipazione al concorso non sarebbe stato in possesso di un requisito indispensabile per poter essere ammesso alle prove. Il soggetto in questione, infatti, non avrebbe compiuto all’interno delle pubbliche amministrazioni almeno cinque anni di servizio in una posizione funzionale per l’accesso alla quale è richiesto il diploma di laurea.
Lo stesso risulta essere stato assunto il 1° ottobre 1997 dall’Agenzia delle Entrate della Provincia Autonoma di Trento mentre avrebbe dichiarato, invece, di essere stato assunto il 1° gennaio del 1997.
Il quarto caso si riferisce a un candidato (a quanto pare ex dirigente nazionale della Funzione pubblica Cgil) che nei cinque anni antecedenti la data di presentazione della domanda di partecipazione al concorso era inquadrato in una qualifica funzionale per il cui accesso non era richiesto il diploma di laurea bensì il diploma di scuola media superiore e, pertanto, in applicazione dell’articolo 2 del bando di concorso in questione non avrebbe posseduto i requisiti per poter partecipare alla selezione.
Sulla scorta di un interrogazione parlamentare del 26 settembre 2007, a firma dei senatori Fantola (Udc) e Delogu (An), sembrerebbe che ammontino ad almeno otto i casi di illegittimità analoghi a quello da ultimo rappresentato.
A tale proposito, è doveroso segnalare che il Tar del Lazio, con sentenza del 20 luglio 2005, aveva respinto un ricorso avverso il provvedimento di esclusione dal concorso presentato da un’altra candidata in quanto la stessa, alla data di indizione del bando, risultava collocata in una qualifica funzionale per la quale era prescritto il possesso del diploma di scuola media superiore e non il diploma di laurea.
In buona sostanza, sembrerebbe che per l’ammissione al concorso dei candidati siano stati adottati due pesi e due misure. Una discrezionalità che alla fine avrebbe premiato, ironia della sorte, proprio coloro i quali non avevano i requisiti.
In tutto questo, il ministro del Lavoro continua a tacere e quello della Funzione pubblica fa finta di non sentire.
Ci si augura che almeno la magistratura penale e la procura della Corte dei Conti riescano a vederci presto, bene e chiaro.
Anche perché da qui a breve si svolgeranno le prove d’esame di un nuovo concorso a 40 posti di dirigente all’Inps e, vista l’aria che tira, qualcuno potrebbe addirittura ritenere legittimo richiedere l’intervento delle forze d’interposizione delle Nazioni Unite per assicurarne il regolare svolgimento.
Giannantonio Valle

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