I pirati sono tornati di moda

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E` ormai allarme rosso per i continui attacchi dei pirati a pescherecci, petroliere e navi mercantili al largo della Somalia, nel Golfo di Aden, e nell`Oceano Indiano. I pirati appaiono sempre più scatenati, malgrado i duri moniti della comunità internazionale. La loro attività, nei primi mesi dell`anno, ha fatto registrare i sequestri di innumerevoli imbarcazioni, trasformandola in una vera e propria industria del crimine.

La Casa Bianca sta monitorando la situazione e sta valutando le possibili azioni da intraprendere. dopo l`ennesimo e non ultimo, tentativo di sequestro di una nave da parte dei pirati nell`Oceano Indiano al largo della Somalia. “Il mondo deve agire insieme per mettere fine alla piaga della pirateria”. Con questa frase stamani il segretario di stato americano, Hillary Clinton, ha commentato l`episodio. La dura presa di posizione americana è dovuta al fatto che per la prima volta dopo 200 anni una nave statunitense è stata coinvolta in un episodio di pirateria. La nave in questione infatti, è la `Maersk Alabama` una portacontainer di 17mila tonnellate di stazza, appartenente alla compagnia americana `Maersk Line` con sede a Norfolk in Virginia, a sua volta sussidiaria della danese `Moller-Maersk`, considerata la più grande compagnia di trasporto di container via mare. Di fatto questo è il primo caso che vede coinvolta una nave battente bandiera a stelle e strisce in quella delicata area del pianeta dove da anni scorrazzano i moderni pirati. Ed ancora una volta si tratta di una nave che trasportava aiuti umanitari destinati a Uganda, Somalia e Kenya per conto del Pam, il Programma Alimentare Mondiale dell`Onu. Quella in atto è una vera e propria offensiva che i pirati somali hanno lanciato contro le navi di qualsiasi nazionalità che si `azzardano` ad entrare nel tratto di mare che fronteggia le coste della Somalia allungando anche il loro raggio d`azione e penetrando più in profondità nell`Oceano Indiano. Questi moderni bucanieri in tal modo stanno sfidano anche tutte le potenze navali mondiali ha sono presenti in chiave anti pirati, con loro unità militari, al largo della Somalia e nel golfo di Aden, che è una delle vie marittime più trafficate al mondo.
Se l`arrembaggio di oggi fosse andato a segno, sarebbe stato il sesto sequestro di una nave effettuato nelle acque somale negli ultimi 5 giorni. Oltre ad un peschereccio di Taiwan, un cargo tedesco e una piccola barca yemenita sono cadute nelle mani dei pirati anche un battello di proprietà della società britannica Navalmar di 2mila tonnellate di stazza il `Malaspina Castle` gestito però, da una compagnia italiana, la `B Navi`, con sede a Marina di Carrara ed lo yacht francese `Tanit`. A bordo del veliero partito a fine luglio da Vannes in Francia per destinazione Zanzibar, l`isola nell`oceano Indiano, al momento della cattura sembra che si trovassero un bambino di tre anni e due coppie di francesi.
I pirati, 4 in tutto, dopo aver arrembato la `Maersk Alabama` hanno dovuto fare i conti con la reazione dell`equipaggio che è riuscito a respingerli, rigettandoli in mare. Nella fuga però i `banditi` hanno portato con se, in ostaggio, Richard Phillips, comandante della nave. I `banditi del mare` hanno chiesto un riscatto per liberarlo. Immediate sono scattate le trattative e come gesto di buona volontà l`equipaggio ha rilasciato il pirata che erano riusciti a catturare. L`episodio ha spinto il Pentagono ad agire ed a inviare in soccorso della nave l`incrociatore lanciamissili `USS Bainbridge` della U.S. Navy a cui si aggregheranno entro breve tempo altre 6 navi da guerra americane tra cui il cacciatorpediniere `Gettysburg` in un tentativo di chiudere in una morsa i pirati in fuga via mare con l`ostaggio. Un intervento che è stato ritenuto necessario dato che la diretta conseguenza dell`azione era quella che 21 cittadini americani potevano cadere, ostaggi, nelle mani dei pirati. Oltre al fatto che si rischiava che poi, da questi potessero passare nelle mani degli integralisti islamici del gruppo denominato `shabaab` considerato il braccio armato somalo di al Qaeda, e che controlla gran parte della Somalia.
Nell`area, da mesi, è attiva una forza multinazionale anti-pirateria autorizzata dallo scorso mese di giugno dal Consiglio di Sicurezza dell`Onu e posta al comando del vice ammiraglio statunitense, William Gortney. Ad attivarsi per prima, nel Golfo di Aden in chiave anti pirati, fu l`Italia che intervenne nel 2005 con la fregata lanciamissili della Marina militare `Granatiere`. Dal dicembre 2008 l`Unione Europea, Ue, ha poi attivato una sua missione denominata `Atalanta` che prevede l`invio di navi da guerra a difesa del traffico marittimo al largo della Somalia, nel Golfo di Aden, nell`oceano Indiano e nel mar Rosso. Alla missione vi partecipano Italia, Belgio, Francia, Grecia, Olanda, Svezia, Spagna, Gran Bretagna e Germania. La fregata greca `Psara`, è attualmente l`ammiraglia di questa forza navale europea.
Dall`inizio dell`anno è operativo anche un dispositivo anti pirateria creato dal Pentagono e gestito dalla V Flotta, il `Combined Task Force`, Ctf 151. Inoltre il Golfo di Aden è pattugliato anche da navi militari del Canada, Russia, India e Cina. La sola Russia ha mobilitato una forza navale importante. Alla fine dello scorso mese di marzo da Vladivostok alla volta del Golfo di Aden sono partite, per partecipare alle operazioni internazionali contro la pirateria, la nave antisommergibili `Ammiraglio Panteleev`, un rimorchiatore, e le navi-cisterna `Izhora` e `Irkut`.
A causa di questo fenomeno, secondo i dati diffusi dall`Ufficio marittimo internazionale, nelle acque attorno al golfo di Aden, che sono ritenute le più pericolose, nel solo 2008 sono state oltre 130 le navi che sono state attaccate e 50 quelle che sono state catturate. Un dato questo che di fatto indica quanto le gesta dei corsari del XXI secolo si siano incrementate del 200 per cento rispetto all`anno precedente. Una tendenza che sembra confermata anche per il 2009. Da gennaio, questi moderni filibustieri, hanno compiuto già, anche in maniera spettacolare, oltre 66 arrembaggi e al momento sono circa 20 le imbarcazioni e oltre 250 gli ostaggi nelle loro mani.
Come conseguenza diretta della recrudescenza degli attacchi pirateschi portati anche a centinaia di miglia dalle coste somale, lo scorso mercoledì, la V Flotta parlando a nome delle forze multinazionali impegnate nelle operazioni anti pirateria al largo del Paese del Corno d`Africa ha lanciato un appello agli armatori invitandoli a rafforzare la vigilanza anche nel momento in cui incrociano nei mari alti. Integrandosi al contesto ieri il governo della regione autonoma autoproclamatasi del Puntland, nel nord est della Somalia, ha chiesto alla comunità internazionale degli interventi anche a terra, giudicando insufficienti le sole operazioni marittime compiute dalle forze multinazionali contro i pirati. Sulle coste del Putland sono ubicati i covi dei pirati somali come la città di Eyl, moderna Tortuga, dove vengono dirottate gran parte delle navi sequestrate. Le acque del golfo di Aden sono nevralgiche per gli interessi nazionali e internazionali. Una rotta attraverso cui passano il 12 per cento del traffico commerciale mondiale e il 20 per cento delle risorse energetiche mondiali. E` quello che tutti chiamiamo `Mediterraneo allargato`. Pertanto il fenomeno della pirateria, messo in atto da criminali molto organizzati, rischia di mettere a repentaglio non solo la vita delle persone ma anche l`economia mondiale e la sicurezza degli Stati coinvolti. Inoltre dietro alla pratica piratesca si possono nascondere anche altre minacce, come i traffici illeciti, il trasferimento di armi di distruzione di massa, e soprattutto il terrorismo internazionale. A rischio sono le installazioni costiere dei Paesi del Golfo.
Tra i morti anche celebrità. Nel dicembre 2001 fu ucciso in Amazzonia, dai pirati, il famoso navigatore Peter Blake mentre stava partecipando a una spedizione scientifica nella regione amazzonica su una barca che era stata di proprietà dell`esploratore francese Jean-Louis Etienne. L`omicidio avvenne nello stato di Amapà, nel nord del Brasile, nella barca all`ancora nel porto di Macapà, a ridosso del Suriname e della Guayana francese. I pirati fuggirono rubando il motore del veliero e un orologio. Nel gennaio 2004 invece toccò al velista italiano Bruno Bianchella, ucciso dalle raffiche di mitra sparate da un gruppo di pirati che avevano assaltato il catamarano su cui navigava, in acque venezuelane, con altri due compagni. I pirati si allontanarono indisturbati con il loro bottino consistente in orologi, cellulari e un pò di denaro.
Ferdinando Pelliccia