I pirati dell’Oceano Indiano che hanno le loro basi sulle coste della Somalia annunciano vendetta contro chi, come gli americani e francesi, ha preferito la via del blitz anziché la trattativa e il pagamento del riscatto. I moderni bucanieri hanno ormai dichiarato che intendono alzare il tiro a 24 ore dal blitz Usa che ha portato alla liberazione dell’americano Richard Phillips comandante della nave porta container americana ‘Maersk Alabama’ arrembata nei giorni scorsi, e a 48 ore di distanza da un analogo attacco compiuto dai soldati francesi che hanno liberato i passeggeri di uno yacht a vela a loro volta presi in ostaggio dai pirati. Il successo dell’operazione che ha portato alla liberazione dell’ostaggio americano in mano ai pirati è stato salutato dal presidente americano Barack Obama con parole di soddisfazione e con una sorta di contro sfida: “siamo determinati a fermare l`insorgere della pirateria nella regione”. “Dobbiamo continuare a lavorare con i nostri partner per prevenire attacchi futuri ed essere preparati ad impedire atti di pirateria”, ha aggiunto l’inquilino della Casa Bianca.
La situazione, in quelle che ormai sono definite le acque più pericolose del mondo, resta molto incerta e tesa. Di fronte all’escalation del fenomeno, specie al largo della Somalia e nel golfo di Aden, una delle vie marittime più trafficate al mondo dove passa circa il 10 per cento delle forniture energetiche mondiali, oltre che una buona parte del commercio marittimo tra Asia ed Europa, da mesi numerosi Paesi hanno inviato loro navi da guerra a protezione di quelle mercantili. I bucanieri somali da parte loro, hanno lanciato i loro attacchi sempre più in profondità nell`Oceano Indiano. Infatti sebbene da mesi siano impegnata a pattugliare queste acque navi della flotta americana affiancate da navi di altri Paesi tra cui l`Italia, una ventina in tutto, esse restano insicure per qualunque imbarcazione si avventuri a navigarle. Pattugliare più 2,5 milioni di chilometri quadrati di acque si è dimostrato, per le moderni navi della coalizione, in quel luogo in chiave anti pirati, un’impresa proibitiva quanto inutile visto che i pirati comunque raggiungono il loro scopo. Da più parti, viene sollecitato da tempo, l’invio nella zona anche di forze aeree che dovrebbero affiancare le navi nel pattugliamento del mare di fronte alla costa somala utili per spingersi anche sulla terraferma dove si ritiene vi siano i covi dei pirati. Per sconfiggerli, tutti si sono ormai resi conto che è necessario anzitutto, controllare il territorio somalo togliendo di fatto ai pirati un posto dove rifugiarsi. Oggi la terra di Somalia si è trasformata nel nuovo regno della filibusta, una nuova Tortuga.
Le azioni di contrasto messe in atto prima dai francesi e poi dagli americani potrebbero ora far innalzare il livello di minaccia dei pirati stessi i cui attacchi contro le navi mercantili fino ad oggi sono avvenuti sempre senza che vi fosse spargimento di sangue. Questi ultimi infatti, alla luce degli ultimi eventi potrebbero decidere di adottare in futuro metodi più violenti. Timori che il vice ammiraglio William Gortney, responsabile del comando navale Usa dell`Oceano Indiano, ha espresso senza velature. Nell’edizione odierna il ‘New York Times’ ha sottolineato quella che potrebbe essere la nuova opzione nella lotta alla pirateria: armare gli equipaggi delle navi mercantili. Sulla questione però si è aperto un forte dibattito. Una discussione alimentata soprattutto dal fatto gli armatori giudicano controproducente un simile passo in quanto oltre a mettere in pericolo la vita dei marinai che non hanno un addestramento militare essi pongono la questione anche sul fatto che se le navi mercantili venissero dotate di armi leggere i pirati, da parte loro, si adeguerebbero facilmente adottando armi pesanti e di conseguenza potrebbero scaturirne scontri che sarebbero sempre impari con i marinai ma anche sanguinosi. Il tabloid americano fa inoltre notare che l’armare le navi comporterebbe anche problemi di scalo nei porti dove le armi fossero proibite. Inoltre, continua il media statunitense, le armi stesse sortirebbero l’effetto contrario ossia anziché essere un disincentivo a compiere attacchi, diventerebbero esse stesse preda ambita dai pirati e quindi un incentivo a compiere attacchi. La soluzione potrebbe invece, venire da un’altra ipotesi che di recente sta fortemente prendendo piede. Il fenomeno dei moderni filibustieri nel mare del Corno d’Africa, oltre a provocare un forte aumento dei costi di spedizione, ha costretto le compagnie di trasporto marittimo a cercare nuove rotte per evitare spiacevoli incontri e proteggere i loro carichi. Pertanto qualcuno ha proposto di utilizzare, affiancandoli alla flotta anti pirati che pattuglia il Golfo di Aden, i contractors privati. Addirittura si ipotizza il ricorso alla Blackwater la compagnia di sicurezza americana composta per lo più da ex membri delle forze speciali della Marina Usa e accusata di essersi resa responsabile dell’uccisione di 17 civili in Iraq credendoli miliziani. Un episodio accaduto nel settembre 2007 a Baghdad e che ha dato il via alla ‘cacciata’ o per lo meno al ridimensionamento dell’utilizzo dei contractors in quel Paese. Pertanto l’idea che si possa ricorrere all’impiego deicontractors, anche per sole operazioni di scorta, ha però destato molte perplessità nella comunità internazionale. Si teme che anche se venissero stabilita regole di ingaggio, che le compagnie private dovrebbero rispettare, è facile, alla luce delle esperienze passate, che in una terra di nessuno com’è oggi la Somalia i contractors potrebbero sentirsi legittimati ad agire ancora di più secondo il proprio arbitrio. Fonti non verificate hanno addirittura rivelato che la Blackwater potrebbe scortare le navi mercantili nei tratti più pericolosi di mare con una propria n ave, la ‘McArthur’, equipaggiata ad hoc. La domanda che sorge spontanea è: “come potrebbe riuscire una sola nave la dove hanno fallito finora oltre 20 navi da guerra?”. Nelle intenzioni della compagnia di sicurezza americana, sempre secondo la stessa fonte, più che controllare le acque territoriali somale, mira a mettere in sicurezza un corridoio, situato a circa 200 km dalle coste somale, nel quale le navi possano transitare senza pericoli. Una soluzione questa però, che è già stata sperimentata negli ultimi mesi senza però dare i frutti sperati. Non resta che aspettare e vedere cosa accadrà nelle prossime settimane che sembrano saranno le decisive nelle scelte delle strategie e metodi da usare contro la nuova filibusta. Nel frattempo i pirati, che hanno perso 3 loro compagni nel blitz americano, minacciano rappresaglie e attacchi contro gli interessi americani, anche molto lontano dalle acque somale. “Questi americani bugiardi hanno ucciso i nostri amici, che avevano accettato di liberare gli ostaggi senza riscatto, ma vi dico che ora ci saranno rappresaglie, ha dichiarato Abdi Garad, capo dei pirati, in particolare daremo la caccia a cittadini americani che viaggiano nelle nostre acque”. Garad ha anche affermato che: “se la prossima volta che ci sarà un ostaggio americano non si aspettino da noi alcuna pietà”. I timori sono forti è risaputo che i pirati possono contare su una forza di 1.200 uomini dotati dei più moderni equipaggiamenti militari e sistemi di comunicazione d’avanguardia. Non ci sono, per ora, nuove notizie invece, sull’equipaggio del rimorchiatore italiano ‘Buccaneer’, 10 italiani, 5 romeni e un croato, presi in ostaggio dai pirati insieme all’imbarcazione. La nave è di proprietà della società ravennate Micoperi ed è stata catturata lo scorso sabato al largo della costa settentrionale somala. Al momento l`imbarcazione si troverebbe, alla fonda, di fronte alla costa somala, nella regione autonoma del Puntland a circa 10 miglia dal villaggio di Las Qoray nel nord del Paese e non sarebbero giunte ancora richieste di riscatto. Nel frattempo nelle acque del Golfo di Aden è giunta la fregata della Marina militare italiana `Maestrale` con a bordo 220 uomini delle unità speciali e 2 elicotteri. Anche se sulla vicenda vige lo stretto riserbo della Farnesina per agevolare la positiva soluzione della vicenda si sa che la nave da guerra italiana è pronta ad ogni evenienza e a seguire le indicazioni che riceverà. In Somalia, per verificare la situazione sul terreno, oggi è giunto il deputato democratico americano Donald Payne. Il parlamentare, considerato un esperto delle questioni africane, è giunto a Mogadiscio su un piccolo aereo insieme al ministro degli Esteri somalo, Mohamed Abdullah Omaar ed ha incontrato esponenti del governo per mettere a punto attività di coordinamento. Una visita che vuole avere anche il peso di una dimostrazione di quanto sia forte la collaborazione tra i governi di Washington e di Mogadiscio. Intanto dalle località di provenienza dei marinai italiani ostaggi dei pirati, da Ortona, da San Benedetto del Tronto, da Torre del Greco, da Mazara del Vallo, Molfetta e Gaeta cresce l`apprensione delle famiglie.
Ferdinando Pelliccia