Nuovi sequestri a largo delle coste somale, dove sabato scorso è stato bloccato da un assalto dei pirati una nave mercantile belga la ‘Pompei’ lunga 65 metri e del peso di 1.850 tonnellate. Dell’imbarcazione che appartiene alla società `De Nul`, specializzata nel trasporto e nella posa di massi nei fondali marini, massi utilizzati per realizzare infrastrutture come quelle necessarie per costruire isole artificiali. La nave ha un equipaggio composto da 2 belgi, 1 olandese, 4 croati e 3 filippini, non si hanno ancora notizie. Le autorità belghe hanno confermato che malgrado numerosi tentativi, da ieri mattina non si hanno più` notizie dell`equipaggio del Pompei e del suo capitano. Come nessun tipo di contatto e` stato possibile stabilire con i rapitori. E` stato comunque spiegato che in base ad alcune osservazioni aeree è stato possibile individuare la nave sequestrata a circa 270 chilometri ad ovest rispetto al punto in cui è stata catturata sabato mattina, mentre proveniva da Dubai ed era diretta alle isole Seychelles. Le osservazioni aeree segnalano che si starebbe dirigendo verso le coste somale, probabilmente verso il porto di Haradheere. Uno dei porti sulla costa somala che i nuovi filibustieri hanno trasformato in loro basi. Il mercantile sarebbe seguito a poca distanza da una piccola imbarcazione, probabilmente una ‘nave madre’ pirata. Le grandi imbarcazioni da cui partono le veloci scialuppe utilizzate dai pirati durante gli attacchi e razzie in mare.
Anche se finora alcuni Paesi, come Francia e Usa, non hanno disdegnato a compiere azioni di forza per liberare loro connazionali tenuti ostaggi nelle mani dei pirati. In proposito il governo belga si è limitato a sottolineare che come in tutti i casi di rapimento si possono seguire più strade e che tutte saranno esaminate nelle prossime ore. Lunedì è in programma una riunione ristretta del governo belga probabilmente in quella sede si deciderà il da farsi. Nelle ultime ore altri due natanti invece sono sfuggiti ad un attacco compiuto dai banditi del mare. Nello specifico, la nave da carico danese, `Puma` e la petrolifera norvegese, la `MV Front Ardenne`. In entrambi i casi ‘a rompere le uova nel paniere’ ai pirati sono state forze aereo navali Nato che hanno bloccato brevemente anche degli uomini armati, dopo averli inseguiti, per delle ore, fino alla loro ‘nave madre’. Nel primo caso l’operazione è stata condotta dalla nave da guerra canadese ‘Winnipeg’, da cui sono decollati anche degli elicotteri da combattimento. Mentre nel caso della petroliera è stato provvidenziale l’intervento di una nave britannica per rifornimenti e della nave da guerra Usa ‘Halyburton’ che hanno messo in fuga gli uomini armati che avevano tentato l’arrembaggio. Inseguendoli poi mentre fuggivano verso sud a bordo delle loro piccole imbarcazione. Ancora una volta si è dimostrato vincente l’utilizzo di un elicottero da combattimento che ha ‘marcato stretto’ i fuggitivi mentre le unità navali li raggiungevano e fermavano. Per farli fermare, l’elicottero non ha esitato, a scopo di avvertimento, a sparare diverse raffiche in direzione dell’imbarcazione dei pirati. I militari Nato una volta a bordo della nave pirata vi hanno trovato fucili d’assalto e lanciagranate Rpg, che hanno sequestrato. Purtroppo ancora una volta, come è stato sempre, il pattugliatore della coalizione anti pirata ha dovuto lasciato andare via i pirati. Questo perché il mandato della Nato in questa operazione sebbene l`Onu abbia approvato, l`ultima lo scorso giugno, 3 risoluzioni, la numero 1.816, 1.838, 1.851, che autorizzano le marine da guerra di Paesi terzi a entrare nelle acque somale per inseguire i pirati e consentono loro l’utilizzo della forza esse non prevedono in linea di massima invece, la detenzione di prigionieri. Un fatto questo che sta creando non pochi problemi.
Nel frattempo un altro capitolo in questa lunga storia sta prendendo corpo. Sembrerebbe che il rimorchiatore italiano ‘Buccaneer’ non sia stato sequestrato dai pirati ma fermato dalla sicurezza locale, perché, secondo fonti governative somale, trasportava rifiuti tossici che voleva sversare nelle acque somale. A lanciare l`accusa sono le autorità del Puntland, a nord est della Somalia. “Dobbiamo dire chiaramente, ha precisato il governatore della zona di Sanag, Mohamoud Said Nur, che il rimorchiatore italiano è stato sequestrato dalle forze di sicurezza locali e che il sequestro non ha nulla a che fare con i pirati: abbiamo avuto la conferma che il rimorchiatore italiano trasporta due contenitori di rifiuti tossici e c`era l`intenzione di gettarli nelle nostre acque. Dobbiamo avere giustizia per questi atti e non chiediamo alcun riscatto per la loro liberazione”. Le forze di sicurezza, secondo Said Nur, hanno sequestrato anche 2 navi egiziane accusate di aver pescato illegalmente nelle acque somale. Il ‘Buccaneer’ è stato catturato l`11 aprile scorso al largo delle coste dello Yemen. L’equipaggio è composto da: 10 italiani, 5 romeni e 1 croato. I pescherecci egiziani, con a bordo tra i18 e i 24 marinai, sono stati invece catturati al largo del Somaliland. Le 3 navi sono ora attraccate nel porto di Lasqorey, in Puntland. “Il ‘Buccaneer’ era vuoto” è la risposta della società armatrice, la Micoperi, a queste accuse. Il rimorchiatore italiano è stato detto fin dall’inizio che era priva di carico, come lo erano le due bettoline trainate. “Le bettoline, ha spiegato un portavoce della proprietà della nave italiana, sono chiatte galleggianti su cui si caricano le piattaforme per portarle in mare”. “Per cui non possono trasportare rifiuti e inoltre il Buccaneer era partito da Singapore, dove i controlli sono serrati”, ha aggiunto lo stesso. A dimostrazione che quanto affermato dalle autorità del Puntland non risponde al vero, la Micoperi ha ricordato che la nave è stata assaltata lungo le coste dello Yemen, al limite delle acque territoriali del paese arabo e non certo lungo quelle somale.
Che i pirati somali possano essere figli dell`inquinamento è possibile. Per molti dei somali che abitano lungo le coste il ricorso alla pirateria di fatto non è stato altro che un lavoro alternativo, l`unico praticabile per chi si è visto togliere il mare, ormai il più inquinato del mondo, che era la sua unica fonte di sostentamento. Una conseguenza questa al fatto che per quasi vent`anni nessuno si è preoccupato di tenere sotto controllo le acque territoriali della Somalia. Permettendo in questo modo per primo, che il mare somalo fosse invaso fin sotto costa dai pescherecci dei Paesi industrializzati che lo hanno depredato di ogni sua ricchezza e poi, che venisse invaso dai rifiuti dei Paesi industrializzati trasformandolo in un immondezzaio internazionale. Quando in seguito, nell`Oceano Indiano si verificò lo tsunami, l`onda anomala arrivò anche in Somalia e fece risalire a galla il micidiale cocktail di rifiuti tossici che era stato mandato a fondo. I villaggi dei pescatori già senza pesce, si ritrovarono anche con le falde acquifere inquinate. Nel Paese nessuno si preoccupò, come era ovvio, di monitorare la situazione. Migliaia di somali, che popolavano le coste, morirono e molti altri oggi soffrono di malattie da contaminazione industriale in un Paese dove invece non esistono industrie. In un certo modo disturba pensare che quella stessa comunità internazionale che non si è mai preoccupata di soccorrere queste persone e nemmeno di proteggere le coste somale dalla depredazione e distruzione oggi invece, ha assunto una posizione dura contro la pirateria. Che di fatto è l`unica attività possibile a cui i pescatori somali possono dedicarsi. Se si è giunti a questo punto è solo per il fatto che è rimasta inascoltata la voce di chi per anni, con forza, chiedeva la restituzione di un mare e delle sue ricchezze che per secoli avevano dato felicità e prosperità a tanta gente. Voci che nessuno ha mai trasmesso all`opinione pubblica mondiale favorendo invece la nascita del fenomeno dei pirati dipinti come feroci terroristi o ancora peggio.
Dopo gli ultimi attacchi, i pirati somali hanno ora nelle loro mani oltre 20 imbarcazioni e 340 membri degli equipaggi, il numero più alto dall`inizio dell`escalation degli assalti, cominciata nel 2006. In passato al massimo i pirati erano arrivati ad avere contemporaneamente 17 navi sotto sequestro. E questo primato arriva nonostante nella zona sia schierata un`imponente forza navale internazionale, pronta anche al blitz per salvare gli uomini tenuti in ostaggio dai predoni del mare.
Ferdinando Pelliccia