Tempi duri per i Pirati somali.

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Tempi duri per i pirati. Dopo un periodo di relativa tranquillità, durante il quale hanno svolto la loro ‘attività’ in una particolare condizione di ‘sicurezza’, ora i pirati sono costantemente tenuti sotto pressione dalla coalizione navale internazionale presente nelle acque dell’Oceano Indiano per proteggere i traffici marittimi. Non passa giorno che i moderni filibustieri non catturano una nave ma non passa nemmeno un giorno che alcuni di loro sono catturati dagli uomini della Task Force internazionale e al tempo stesso che degli altri siano condannati ad anni di carcere nelle prigioni somale o del loro Paese di origine. Ieri la Corte Suprema della regione autoproclamatasi autonoma del Puntland, nel nord-est della Somalia, ha condannato per attacco al traffico marittimo in alto mare a 3 anni di prigione 37 pirati. Essi erano stati catturati in alto mare da marinai francesi e americani, rispettivamente i primi 19 e i secondi 18, e consegnati alle autorità locali. La settimana scorsa il tribunale di Bosasso, capitale del Puntland, aveva invece condannato a 20 anni di carcere i 10 pirati, arrestati dalla guardia costiera del Puntland, che lo scorso mese di ottobre avevano sequestrato il cargo `Awail` battente bandiera somala con a bordo un equipaggio siriano e somalo. La stessa corte sabato scorso ha poi condannato altri 15 pirati alla pena di 3 anni di detenzione. In tutti e due i casi i condannati si sono proclamati innocenti sostenendo di essere dei pescatori arrestati illegalmente. Un`analoga sentenza di condanna era sempre stata emessa dal tribunale del Puntland nei mesi scorsi ed aveva condannato all`ergastolo altri 7 pirati e 4 loro complici.

Dopo la cattura dei 5 pirati avvenuta tra sabato e domenica scorsi, ieri altri 11 pirati sono stati. L’azione è stata compiuta dalla fregata della Marina militare francese `Nivose` al largo delle coste somale. L’unità navale è una dei pattugliatori delle acque dell`Oceano Indiano che operano nell`ambito della missione europea `Atalanta`. La flotta navale dell’Unione Europea, Eunavfor, composta da 8 navi e da 2 aerei e che è giunta nel Corno d’Africa lo scorso mese di dicembre su proposta della Francia e della Spagna.

I governi dei Paesi che possono essere coinvolti, loro malgrado, in un sequestro di un imbarcazione da parte dei pirati sono ormai preparati ad ogni evenienza. I francesi in particolare, si sono già resi protagonisti di ben tre azione delle loro `teste di cuoio`, due lo scorso anno e la terza pochi giorni fa, per liberare gli equipaggi di altrettanti yacht francesi tenuti in ostaggio. Purtroppo ogni volta ripetere l`operazione diventa sempre più difficile in quanto i pirati imparano presto a difendersi. Con l`avvento della nuova amministrazione Usa guidata da Barack Obama, è stata posta in essere la necessità di garantire la libertà di navigazione e la sicurezza marittima nell`Oceano Indiano e pertanto da parte americana è stata predisposta una strategia per fronteggiare gli attacchi dei pirati che prevede lo sviluppo della cooperazione multilaterale, lo sforzo per potenziare le autorità legali internazionali, la stretta collaborazione con le società di navigazione, il tentativo politico e diplomatico per ridare una maggiore sicurezza e stabilità alla Somalia. In base a tale strategia, da alcuni mesi, la marina statunitense ha allestito una sorta di Guantanamo galleggiante nelle acque del Golfo di Aden. Si tratta dell`unità navale Uss `Lewis and Clark`, normalmente adibita al trasporto di equipaggiamenti e come deposito munizioni. La nave da rifornimento è stata trasformata, per l`occasione, in un supercarcere dove detenere temporaneamente coloro che saranno catturati perché sospettati di essere dei pirati. Nella stiva della nave militare sono state realizzate 26 celle. La nave è attualmente parte integrante della Combined task force 151, Ctf 151, la forza navale multinazionale a guida Usa e a cui partecipano ben 14 Paesi dell`Europa, Africa, Asia e Oceania, che conduce le operazioni di pattugliamento nell`area che comprendente il Golfo di Aden, il Mar Rosso, l’Oceano Indiano e il Mare Arabico. In base a degli accordi sottoscritti con Paesi africani, il soggiorno dei prigionieri, a bordo della prigione galleggiante, sarà di breve durata in quanto la procedura prevede che siano trasferiti nei Paesi con cui gli Usa hanno sottoscritto accordi in merito alla deportazione di cittadini sospettati di pirateria o terrorismo internazionale. Dopo il Kenya sembra che stiano per essere firmati accordi anche tra Washington la Tanzania e Gibuti. Ed è proprio in virtù dell`accordo, il cui contenuto è stato segretato, sottoscritto, alla fine dello scorso mese di gennaio, tra il Dipartimento di Stato americano e il governo di Nairobi in Kenya, lo scorso marzo si sono avute le prime `deportazioni` di pirati catturati in alcuni centri di detenzione del Paese amico dove poi, resteranno in attesa di essere giudicati da un tribunale nazionale. Anche alcuni governi europei, come la Gran Bretagna, hanno firmato accordi simili con il Kenya. Il primo colpo anti pirateria messo a segno da questa forza navale schierata nel Golfo di Aden è avvenuto lo scorso 11 febbraio. Grazie all`intervento dell’incrociatore lanciamissili Uss `Vella Gulf`, nave ammiraglia della Ctf 151, venne sventato l`arrembaggio del mercantile Polaris, battente bandiera delle Isole Marshall. L`intervento della nave statunitense permise la cattura dei 7 pirati che si trovavano a bordo della piccola imbarcazione a motore che aveva assalito la nave mercantile. Dopo 25 giorni di detenzione sull’unità navale `Lewis and Clark,` i 7 sono poi stati deportati in Kenya dove le autorità di Nairobi ne hanno assunto la custodia in attesa del processo nei Paesi d`origine. Il sottosegretario Usa per la sicurezza internazionale, Stephen Mull, ha da tempo auspicato che ci sia al più presto la costituzione di una Corte internazionale che giudichi gli autori degli atti di pirateria. Ancor prima, nel mese di dicembre, era stata un`unità della Marina indiana a catturare altri 23 pirati risultati di nazionalità somala e yemenita. I predoni del mare erano stati arrestati mentre stavano arrembando una nave mercantile nel Golfo di Aden. In seguito furono consegnati alle autorità dei rispettivi Paesi d`origine. Sempre in Kenya sono stati condotti i 7 pirati somali arrestati lo scorso mese di marzo da un`unità della marina tedesca quando hanno tentato di assalire una nave cisterna tedesca nelle acque del Golfo di Aden. La loro cattura è stata eseguita dalla Fregata `Rheinland-Pfalz`. Per la Germania si tratta della seconda volta in cui consegna pirati somali al Kenia. Successivamente un tribunale tedesco ha incriminato i 7 pirati, tra cui ci sarebbero anche cittadini sudanesi, per attacco al traffico marittimo in alto mare. Nel frattempo Washington ha informato gli alleati che nel caso del pirata catturato con un blitz dopo l`assalto dato alla nave porta container `Maersk Alabama`, battente bandiera a stelle e strisce, intende istruire in Usa il processo a suo carico. Il Dipartimento di Giustizia sta valutando solo se tenere il processo a Washington oppure a New York, dove l`armatore della nave americana ha la sua sede legale. In questo caso non verrebbe applicato l`accordo che vige tra gli Stati Uniti e il Kenya nel trattamento dei pirati catturati nelle acque somale. L`accordo non contempla casi riguardanti attacchi di pirati nei confronti di navi americane. Se il processo verrà celebrato in America sarà il primo caso di pirateria dopo 200 anni. Per i reati di pirateria e di sequestro di persona negli Stati Uniti è previsto il carcere a vita. Sono invece stati portati in Francia, dove saranno processati, i 3 pirati somali arrestati nel corso del blitz delle forze speciali francesi, di alcuni giorni fa per liberare 4 dei 5 ostaggi sequestrati su uno yacht francese, Tanit, che era stato catturato dai pirati il nel Golfo di Aden. Martedì scorso la Procura di Rennes in un comunicato si era dichiara competente a procedere in virtù della nazionalità francese e del domicilio degli ostaggi superstiti e della vittima. Finora sono oltre 150 i pirati che sono stati arrestati nel golfo di Aden. Nel frattempo la Germania e la Svezia hanno annunciato che la loro presenza nella missione Ue anti-pirateria che opera al largo delle coste somale. Presto giungeranno, nelle acque ritenute più pericolose del mondo, 3 navi della marina militare svedese e un aereo della pattuglia marittima tedesca che andranno a rafforzare la Task Force Ue.

Ferdinando Pelliccia