Si avvia verso la conclusione il vertice dei ministri della Giustizia e dell`Interno del G8 in corso a Roma. Alla due giorni di riunione partecipano le rappresentanze degli Stati membri del G8 e come invitati anche il commissario europeo Jacques Barrot, il segretario generale di Interpol Ronald Noble, il direttore esecutivo Unodc Antonio Maria Costa, il direttore Unicri Sandro Calvani e i ministri dell`Interno e della Giustizia della Repubblica Ceca, Paese presidente di turno dell`Unione europea. Ieri si è parlato di lotta mondiale contro la pirateria. Inizialmente la questione non era all`ordine del giorno ma il tema è stato fatto inserire in agenda dal ministro della Giustizia italiano, Angelino Alfano allo scopo di individuare una risposta condivisa ed una soluzione al problema della giurisdizione. Da tempo gli stati dibattono su quale Paese e sulla base di quali criteri, si può processare i pirati? Da New York dove è in corso una riunione preparatoria del gruppo di contatto sulla pirateria, è giunta la proposta dell`Olanda per la creazione di un tribunale internazionale per giudicare i pirati che infestano le acque della Somalia. Nel Paese ha sede il Tribunale Penale Internazionale del`Aja, Tpi. La Russia in merito si è espressa da tempo dichiarandosi favorevole alla creazione di un Tribunale internazionale ad hoc o all`attribuzione di ulteriori competenze ad una delle Corti penali internazionali già esistenti, tipo il Tpi. Finora però a questa idea si sono opposti in un modo o in un altro Paesi come il Giappone e gli Stati Uniti. “La pirateria internazionale, tornata agli onori delle cronache dopo i recenti attacchi a numerose navi nel golfo di Aden, va sconfitta attraverso una collaborazione mondiale, anche con l`individuazioni di sedi giurisdizionali idonee” queste le parole con cui il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha chiuso i lavori della sessione di ieri del vertice romano. Gruppi di tecnici dei Paesi del G8 continueranno a lavorare per trovare una posizione comune sull`emergenza pirateria. Se i tecnici troveranno una soluzione condivisa, il problema della pirateria sarà inserito nell`agenda del G8 dell`Aquila. I ministri dell`Interno e della Giustizia hanno parlato anche della possibilità di imbarcare, a bordo delle navi commerciali che navigano nell`Oceano Indiano, funzionari di polizia dei Paesi costieri, come il Kenya, lo Yemen, la Tanzania, l`Eritrea, affinchè siano arrestati sotto la giurisdizione di questi Paesi, e processati in base al diritto locale. L`aumento dei casi di pirateria è fonte di preoccupazione internazionale perchè esso genera insicurezza nei traffici commerciali e crea anche grandi danni economici. L`idea è stata spiegata da Antonio Maria Costa, direttore esecutivo dell`United nations office on drugs and crime, Unodc. Il funzionario ha detto che l`idea rievoca una discussione in atto negli anni `80 e `90, quando non c`era accordo sulla eventualità di impiegare dei `marshall` o `sceriffi dell`aria` a bordo degli aerei di linea. Anche oggi le opinioni in meritosono contrastanti e le compagnie di navigazione non sono molto favorevoli. “Negli ultimi mesi, ha spiegato Costa, abbiamo avuto casi di arresti di pirati poi sbarcati solo perchè non si sapeva come gestirli”. Finora alcuni Paesi una volta catturati i pirati li hanno trasferiti nei propri Paesi, come ad esempio Stati Uniti, Olanda, Spagna e Francia. L`idea si combina con quella italiana, che a differenza di altri Paesi che ribadiscono l`utilità di un più forte pattugliamento, per combattere il fenomeno, continua a spingere sull`idea di individuare invece, sedi giurisdizionali idonee
Ferdinando Pelliccia