E` trascorso un altro giorno. Siamo nel 47esimo giorno di prigionia per i marittimi, equipaggio del rimorchiatore italiano `Buccaneer`, catturati dai pirati somali nel Golfo di Aden l`11 aprile scorso. Anche quella di ieri è stata una giornata di silenzio e di attesa per la sorte dei 16 marinai di cui 10 italiani. Le famiglie sono state ricevute alla Farnesina dove hanno incontrato i responsabili della «cellula» dell`Unità di crisi del ministero che si dedica alla vicenda.
Intanto, il giallo sulle trattative in corso o meno per il rilascio del Buccaneer e del suo equipaggio si infittisce. La Farnesina non conferma ne smentisce, e tra l`angoscia che avvolge i familiari dei 10 marittimi italiani e il silenzio che avvolge la vicenda, sembra che l`unica certezza sia che i negoziati siano verosimilmente in corso solo che non si riesce ancora a trovare il giusto interlocutore e per ora siano in stallo. Recentemente il titolare del ministero degli Esteri, Franco Frattini, ha nominato Margherita Boniver inviato speciale per le emergenze umanitarie. Un`iniziativa ha spiegato Frattini che vuole servire anche a facilitare la positiva soluzione della vicenda del `Buccaneer`. In questi giorni la voce dell`angoscia delle famiglie è stata molto forte. I familiari sono molto preoccupati, non sanno nulla in merito, dalla Farnesina gli viene solo detto di aspettare e di non parlare con nessuno. Non c`è nessuno che si riesca a spiegare il perchè non si voglia dare seguito alla richiesta di riscatto formulata dai pirati per il loro rilascio. Si tratta di 2milioni di dollari. Le famiglie dei 10 italiani vivono nella speranza che questo incubo possa finire da un momento all`altro.
Intanto il silenzio è assordante!
La sorella di uno dei marinai italiani, ha detto di aver ricevuto una telefonata dal fratello in cui questi piangnedo le chiedeva aiuto e di fare presto. Fa parte della tattica dei pirati dare un telefono agli ostaggi affinchè chiamino i loro familiari in modo da spingere questi al pagamento del riscatto. Gli ostaggi secondo le notizie che si conoscono dovrebbero essere nelle mani di un gruppo di pirati che operano al largo delle coste di Eyl, nel Puntland, la regione semi autonoma della Somalia definita ormai la nuova Tortuga della moderna filibusta.
Più precisamente il rimorchiatore italiano è alla fonda, insieme ad altre imbarcazioni, a Las Quorey, uno dei covi dei pirati sulla costa somala. A far da tramite tra governo italiano e pirati è lo stesso governo del Puntland che però sembra non disposto a voler trattare, specie se di mezzo c`è un riscatto, ma spinga di più su un`azione di forza militare. Un blitz a cui invece il governo italiano, finora, appare contrario anche se in zona ha inviato la nave militare anfibia `San Giogio` attrezzata per trasporto truppe e mezzi d`assalto.
Come è contrario a trattare per il rilascio degli ostaggi pagando un riscatto ai pirati. Nel frattempo i predoni somali, che infestano il mare del Corno d`Africa imperversandovi in lungo e in largo, sembrano che per il momento abbiano deciso di starsene per un po` in attesa; non è stata registrata finora la cattura di un nuovo cargo.
Oggi il ministro Frattini ha affermato che: “La situazione in Somalia è e rimane molto delicata e l`attenzione della Comunità internazionale, risvegliatasi di recente a causa della novità pirateria va mantenuta viva”. Il ministro ha ribadito l`appoggio del governo italiano a quello somalo di unità nazionale ed ha ricordato che a Roma, il 9 e 10 giugno, si terrà una riunione dell“International Contact Group`, ICG, sulla Somalia. Il capo della diplomazia italiana ha anche ricordato che “una Somalia instabile produce effetti negativi non solo nel Corno d`Africa ma anche nel Mediterraneo e in Europa”. Frattini ha spiegato come lo stesso fenomeno della pirateria che si cerca di fronteggiare in mare, ha in realtà le sue cause a terra, nell`endemica instabilità somala.
Ferdinando Pelliccia