Nel mare al largo della Somalia ancora una volta è l`Italia in prima linea nella lotta ai pirati. Non c`è vanto migliore per una nazione sapere che i suoi uomini e i suoi mezzi si distinguono in azioni ammirate ed elogiate nel mondo. Questa volta è toccato alla fregata lanciamissili antisom italiana «Maestrale», mandare all`aria i piani dei pirati somali che volevano impadronirsi di un cargo in navigazione nel mare del Corno d`Africa. L`unità navale militare è salpata dall`Italia il 2 aprile scorso ed è giunta nell’Oceano Indiano il successivo 12 aprile. Da quel momento il suo compito è stato quello di pattugliare il `mare dei pirati`. Una superfice d`acqua di oltre 2,5 milioni di chilometri quadrati. La nave è parte integrante della missione europea `Atalanta`, una sorta di flotta composta da moderne navi da guerra inviate in quel mare, da diversi Paesi europei, in chiave antipirateria. Però dopo essere giunta a destinazione la nave è rimasta sotto il comando e il controllo tattico esclusivamente italiano. Il motivo di tale decisione è stato spiegato con la necessità di dover far svolgere alla nave da guerra anche compiti di interesse nazionale in quell`area senza specificare però quali. Dopo alcune settimane la marina italiana ha poi «raddoppiato» la sua presenza nel Golfo di Aden. In quel mare è stata inviata una seconda imbarcazione, la nave d`assalto anfibia “San Giorgio” che non è stata assegnata alla missione «Atalanta» ma opera in maniera indipendente. Si tratta di una nave equipaggiata con 4 elicotteri da combattimento, 3 mezzi da sbarco, motoscafi ed 30 veicoli corazzati anfibi. Evento questo che ha portato a formulare diverse ipotesi anche perché un`unità navale con queste caratteristiche non si sposta se non per un preciso motivo. Si tratta di un’unità navale concepita per operazioni di sbarco e non di pattugliamento e i mezzi di cui dispone posso essere utilizzati per trasportare, in tempi rapidi a terra, centinaia di uomini. Perché della sua venuta nel mare della Somalia? Quale è lo scopo preciso della sua missione? Non è dato sapere quale sia il motivo della venuta di tale sofisticata macchina da guerra nel mare del Corno d`Africa. Essa potrebbe essere stata inviata come deterrente, ma anche come arma letale. Una cosa è certa a bordo possono essere «ospitati» circa 350 uomini. Potrebbero esserci a bordo proprio i reparti speciali della marina, i «Comsubin», ed in particolare il Goi, Gruppo operativo incursori, addestrati per il salvataggio d’ostaggi in mare e blitz sulle coste. Ad appoggiarli ci sono sempre due imbarcazioni la ` Marino` e la `Pedretti` che sono due grossi motoscafi, il cui compito specifico è l’assistenza alle operazioni dei Gruppi Operativi. Mentre si verificava tutto questo è accaduto che l`11 aprile, il giorno prima del passaggio del Canale di Suez della `Maestrale`, i pirati somali hanno catturato, al largo della costa settentrionale somala, un rimorchiatore italiano, il Buccaneer, e preso in ostaggio il suo equipaggio composto da 16 marinai. Si trattava della cattura di una nave italiana e purtroppo di marittimi italiani, 10 su 16. Pertanto ne è scaturita una crisi a cui in qualche modo il governo italiano ha cercato di fronteggiare. Ostaggi questi che oltre ad annoverare i 10 italiani contempla anche 5 romeni e un croato, in pratica sono cittadini della comunità europea. Non solo, nelle mani dei pirati ci sono anche altri 280 marinai di equipaggi di navi catturate. Un elemento sui cui si è `appoggiato` nei giorni scorsi il capo delle Farnesina, Franco Frattini. Il ministro ha affermato che la questione `ostaggi in mano ai pirati` dovrebbe riguardare l’intera comunità internazionale, la Nato, l’Ue e non dovrebbe essere affrontata a livello bilaterale, come invece sta avvenendo. Quella del capo della diplomazia italiana è suonata come una sorta di `alzata delle mani`. La Farnesina ha ribadito più volte di voler giungere ad una soluzione della crisi evitando azioni militari che potrebbero mettere a rischio l`incolumità degli ostaggi italiani che ormai dopo più di un mese sono ancora nelle mani dei pirati. Particolare questo che pesa in maniera distruttiva sui loro familiari che, da Ortona, da San Benedetto del Tronto, da Torre del Greco, da Ercolano, da Mazara del Vallo, da Molfetta vivono questi giorni che trascorrono nell`inedia più assoluta con l’ansia per le trattative prolungate, per l’ancora incerta e difficile soluzione del caso e con la paura di ricevere da un momento all`altro una brutta notizia. Quello che si sta verificando non delinea altro che una sorta di immobilismo sia dei militari sia della diplomazia italiana. E` normale che in situazioni simili qualsiasi Paese avrebbe adottato misure idonee a far fronte ad ogni evenienza e si sarebbe adoperato per accordarsi con i banditi anche scendendo a patti. Cosa questa che è stata fatta finora proprio dall`Italia, al tempo dei sequestri delle due Simone, della Sgrena, di Mastrogiacomo e altri ancora. Liberazioni che hanno comportato anche eroismi di uomini dello stato che hanno dato la loro vita per riportare a casa gli ostaggi italiani. Oggi invece sembra che intorno a questa vicenda sia calato un assordante silenzio. Un silenzio non solo istituzionale ma anche dei mediatico. Un tempo una storia del genere avrebbe riempito le prime pagine dei giornali e i telegiornali e le stazioni radio vi avrebbero dedicato ampi servizi, come la Tv dei talks shows, e poi per le strade, nelle piazze, si sarebbe cercato di mobilitare l`opinione pubblica. Il dramma degli uomini del rimorchiatore italiano invece sembra si stia consumando nell’indifferenza generale. Oggi della vicenda `ostaggi italiani del Buccaneer` sono pochi a conoscerne l`esistenza e ancor di più pochi che sanno che cosa stia veramente avvenendo sullo sfondo della questione. Non è comprensibile quello che sta accadendo ne tanto meno accettabile. La questione è ben definita. Oggi ci sono 10 marinai italiani nelle mani di pirati somali che per liberarli chiedono un riscatto. La somma richiesta era di 30milioni di dollari però ora è scesa a 2milioni di dollari. Perchè non pagare? All`Italia non costa molto di più l`aver spostato la `San Giorgio` con annessi e connessi? La cosa è molto dubbia `si spende per non spendere`! Dieci italiani quanto valgono. Per i nazisti, durante l`ultima guerra mondiale, 10 italiani valevano un tedesco! La situazione attuale è di stallo per l`inconsueta intransigenza mostrata dalle parti. Da un lato i pirati che non ne vogliono più saperne di trattative e mediazioni ma vogliono solo i soldi. Dall` altro lato il governo italiano che , stranamente, ne chiede una liberazione incondizionata e senza riscatti. La `Maestrale` è stata `sottratta` al comando militare europeo di `Atalanta` che a quanto sembra aveva intenzione di spostarla verso Est, nel tentativo di sventare azioni di pirateria all`imbocco del golfo di Aden. L`idea però interferiva con le intenzioni del ministro degli Esteri italiano Franco Frattini e quello della Difesa Ignazio La Russa a cui premeva che la `Maestrale` seguisse invece il `Buccaneer`, mantenendosi ovviamente a debita distanza per non far correre rischi agli ostaggi. I due capi degli importanti dicasteri sono stati delegati dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a seguire il caso ed hanno creato una `cellula di gestione` alla Farnesina, negli uffici dell`Unità di crisi. La Fregata italiana per ora è al largo delle coste somale del Puntland dove il rimorchiatore italiano e l’equipaggio si troverebbero. L`imbarcazione è di proprietà di una società armatrice del ravennate, la `Micoperi`, che nel frattempo prosegue nel suo `silenzio stampa`, un fatto questo inconsueto in casi del genere. La società romagnola ha spiegato però le ragioni affermando che non vuole intralciare le trattative in corso. Il Buccaneer al momento si troverebbe, alla fonda, di fronte alla costa somala, nella regione autonoma del Puntland, a circa 10 miglia dal villaggio di Las Qoray nel nord del Paese. Il porto è risaputo è una delle roccaforti dei pirati sulla costa settentrionale della Somalia che ormai si è trasformata nel nuovo regno, in una nuova Tortuga della moderna filibusta. Il presidente del Puntland, Abdurahaman Farole, ha offerto all`Italia la disponibilità a fare effettuare un blitz militare per liberare gli ostaggi. La Farnesina ha finora sempre rifiutato con decisione di ricorrere a questo mezzo. Da qualche ora, però, nelle acque del Golfo di Aden, le due unità della marina italiana, presenti in quelle acque, sono in movimento. Le due navi potrebbe prepararsi per un operazione a breve. Se ci dovesse essere un blitz questa volta lo scenario sarebbe diverso da quello dei precedenti effettuati da francesi e americani per liberare dei loro connazionali. Si è perso troppo tempo e il fattore sorpresa, determinante in azioni del genere, è andato a farsi friggere. I pirati si aspettano un`azione del genere. Nel frattempo sembra che della vicenda si stia interessando anche l`Agenzia informazione e sicurezza interna, Aise, guidata dell`ammiraglio Bruno Branciforte già direttore del SISMI. Purtroppo in questi giorni l`Italia sta anche pagando il fatto che per anni si è disinteressata alla Somalia, nonostante i forti legami coloniali tra i due Paesi, ed ora si ritrova ad non avere punti di riferimento concreti sul territorio. Pertanto a trattare per il rilascio degli ostaggi non sarebbero in maniera diretta le autorità italiane, ma quelle della regione autonoma del Puntland e questo, per molti osservatori non è un fattore positivo. Chi tratta è comunque coinvolto in quel contesto e potrebbe anche non essere neutrale alla faccenda.
Ferdinando Pelliccia