Oggi è scattato il 46esimo giorno di prigionia per i membri dell`equipaggio del rimorchiatore italiano Buccaneer. Si tratta di 16 uomini di diversa nazionalità: 10 italiani, 5 romeni e un croato. L`imbarcazione è stata catturata l`11 aprile scorso al largo delle coste somale del Puntland. Le trattative che dovrebbero condurre alla loro liberazione sembra che si siano impantanate per un`inspiegabile intransigenza mostrata dalle parti in causa: governo italiano e pirati. I familiari sempre più preoccupati oggi sono stati ricevuti alla Farnesina dove l`impressione generale è stata quella che sembra che tutti brancolino nel buio. La situazione sembra essere sfuggita dalle loro mani, semmai c`è stata! Per troppo tempo la diplomazia e i servizi di intelligence italiani sono restati fuori dall’Africa e in particolare dalle ex colonie italiane. Nel frattempo i pirati somali continuano a imperversare nelle acque del Golfo di Aden facendo razzia dei cargo che vi transitano e rifugiandosi poi nei loro covi situati sulla costa somala. La nuova Tortuga è legata a nomi come Ely, Harardhere e Bossaso, porti situati nella regione semiautonoma del Puntland. Sono delle vere e proprie oasi di ricchezza in un Paese dove migliaia di persone soffrono e muoiono per la fame e dove un quarto dei bambini muore ad appena 5 anni di età. Però l`immagine tradizionale del corsaro `beone` e `senza macchia ne paura` in Somalia non trova una collocazione. Nel Corno d`Africa i pirati sono raggruppati in una sorta di `confraternita paramilitare`, regolamentata e controllata da un `codice di buona condotta`. Si tratta di un sistema complesso di norme e sanzioni atto a scongiurare rivalità tra le diverse cellule in cui è suddivisa la confraternita. Addirittura sembra che esista anche un tribunale centrale che gestisce le controversie e i conflitti interni fra le varie `gang del mare` o sottoponga a giudizio i pirati che violino le regole imposte dalla nuova filibusta del Golfo di Aden. Il tribunale è a Bedey in un covo di montagna non lontano dal Eyl. Di questo `codice di buona condotta` ne è stata rinvenuta una copia a bordo dello yacht francese `Ponant`, quando venne liberato nell`aprile del 2008. Il codice vieta in particolare qualsiasi aggressione sessuale contro le donne. Esso prevede anche un premio per atti di coraggio, chiamato `saami sare`. Il primo pirata che sale a bordo della barca assalita può pretendere un`automobile di lusso, una casa o una sposa oppure può decidere di trasformare questo premio in contanti. I pirati si sono imposti anche una sorta di `regole di ingaggio` che come prima cosa vietano il ricorso ai metodi violenti propri invece delle milizie dei Signori della guerra somali che agiscono nel resto del Paese africano evitando di fatto inutili spargimenti di sangue. Però gli episodi registrati ultimamente potrebbe indurli a gettare in mare queste loro `norme`. Potrebbe spingerli a farlo soprattutto la crescente minaccia di blitz da parte delle forze speciali delle varie potenze straniere presenti nel `mare dei pirati`. In quelle acque infatti sono dispiegate unità navali militari di diversi Paesi in chiave anti pirateria e pronte ad intervenire ad ogni richiesta d`aiuto di navi mercantili minacciate dai pirati. Navi raggruppate sotto due missioni internazionali: una Nato e l`altra Ue. Esse svolgono una valida attività di contrasto al fenomeno della pirateria nel golfo di Aden. Di recente hanno raggiunto anche importanti risultati riuscendo a sventare decine di assalti e catturando oltre 50 pirati. “Un`azione che però potrebbe essere più incisiva ma che invece risente della non completa collaborazione tra l`Europa e la Nato”. E` stato prorpio il ministro della Difesa italiano, Ignazio La Russa a sottolineare questo apsetto al termine di un incontro avuto stamani a Roma con il segretario generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer. “Bisognerà approfondire questo aspetto, altrimenti, ha avvertito il ministro italiano, non solo ci sarà uno spreco ma avremo anche una minore efficienza nella risposta”. “Siamo sicuri, ha continuato, che occorre un maggior coordinamento tra la Nato, la Ue e tutte le altre iniziative adottate dai singoli Stati per contrastare il fenomeno in mare”. Il ministro La Russa ha anche ricordato che nel mare del Corno d`Africa operano in maniera indipendente anche alcune unità navali militari di altri Paesi e questo accresce le difficoltà di coordinamento. Nel frattempo da Berlino è giunta la notizia cheè stato deciso di prolungare di altri 6 mesi la partecipazione della Germania all`operazione europea anti-pirateria `Atalanta` nel Golfo di Aden e che le navi tedesche sono state autorizzate ad estendere il loro pattugliamento fino all`arcipelago delle Seychelles, come deciso da Bruxelles la scorsa settimana. Ora per diventare operativa, la decisione assunta dal Consiglio dei ministri tedesco, dovrà essere convalidata dal Parlamento. La Germania è presente al momento nel mare della Somalia con 4 navi e 650 marinai, ma potrebbe in futuro aumentare il suo contingente portandolo fino a 1.400 uomini.
Ferdinando Pelliccia