Stamani il ministro degli Esteri Mohamed Abdullahi Omar ha affermato che: “il governo non ha mai chiesto di dare vita a un tribunale speciale, sollecitando invece la collaborazione giudiziaria temporanea del Kenya, in attesa che venga insediato un tribunale nella stessa Somalia”. Il capo della diplomazia somala che si trova a New York, dove ha partecipato alla riunione del Gruppo di contatto internazionale sulla Somalia, ha di fatto messo in chiaro che il suo governo non è favorevole all`ipotesi di istituire un tribunale internazionale per giudicare i pirati che infestano il mare al largo della Somalia. Un ipotesi questa, di recente avanzata dalla Russia e dall`Olanda. Nel suo intervento, il ministro somalo ha anche sottolineato l`importanza di rafforzare la collaborazione con le autorità della regione semi-autonoma del Puntland e con lo stesso governo somalo per risolvere il problema della pirateria. Un orientamento, quello esternato dalla Somalia, che si discosta totalmente da quello espresso al recente vertice G8 di Roma dei ministri degli interni e della giustizia. Nella capitale italiani i 16 hanno preso in proposito precisi impegni: Disciplinare le indagine e favorire l`arresto dei responsabili di atti di pirateria, investire gli stati coinvolti della possibilità di perseguire i singoli casi, confiscare i patrimoni provenienti da tale attività illecita e creare uno strumento giuridico appropriato. “Quello della pirateria, si legge nella dichiarazione congiunta dei 16 ministri, è motivo di preoccupazione, con notevoli conseguenze in termini economici, di sicurezza e di stabilità regionale”. A Roma è stato riconosciuto l`urgente necessità di cooperare a livello internazionale al fine di risolvere le questioni giuridiche e di polizia collegate alle indagini e all`azione penale concernente gli atti di pirateria. Inoltre si è sottolineato quanto sia importante individuare, a livello internazionale, lo strumento giuridico per assicurare i pirati alla giustizia.

Ferdinando Pelliccia