“Nave attaccata da bucanieri……” In questo modo, con un`e-mail inviata dalla nave alla sede della società armatrice la `Micoperi` di Ravenna, iniziava l`11 aprile scorso la vicenda legata al sequestro del rimorchiatore italiano `Buccaneer` con a bordo 10 italiani, 5 romeni e un croato, in tutto 16 membri di equipaggio. I satelliti vedono l`imbarcazione ancora alla fonda al largo di Las Quorey un villaggio sulla costa somala della regione semi-autonoma del Puntland, covo dei Pirati. La vicenda del Buccaneer, catturato nel Golfo di Aden, in un certo modo cammina a braccetto con quella di due pescherecci egiziani, con a bordo rispettivamente un equipaggio di 18 e di 24 marinai. Le due imbarcazioni vennero catturate lo stesso giorno ma al largo del Somaliland altra regione semi-autonoma della Somalia e ora sono anch`esse alla fonda nello stesso specchio di mare. Per tutte e tre le imbarcazioni l`accusa mossa dalle autorità somale fu di attività illegale. Per i 2 pescherecci legata alla pesca clandestina. Mentre per il rimorchiatore italiano l`accusa era di aver trasportato rifiuti tossici, di cui però a bordo non vi è traccia ne prova, che doveva sversare al largo delle coste del Paese africano ma di cui, sembrerebbe, l`equipaggio si è disfatto prima di essere catturato. Al momento della cattura l`imbarcazione, che viaggiava verso Suez proveniente da Singapore, trainava a rimorchio due chiatte che la società armatrice del battello, dichiara fossero vuote. Delle chiatte non se ne sa più nulla. Probabilmente sono state lasciate andare alla deriva mentre il Buccaneer è stato condotto alla fonda al largo del Puntland. Il dilemma che più angustiava all`inizio della crisi era: il Buccaneer è stato catturato dai pirati o dalla guardia costiera del governo del Puntland? E` stato sempre difficile rispondere e tantomeno tirare ad indovinare! Le illusioni iniziali di una rapida e indolore soluzione della vicenda sono subito naufragate nel `mare dei pirati`. Al momento però, di un blitz, sembra non se ne parli a meno che non intervangano nuovi fattori che inducano ad agire senza remore di sorte. Al largo in `stand by` attendono gli uomini del battaglione `San Marco`, i marines italiani, a bordo della nave d`attacco anfibia `San Giorgio`. Incertezze, immobilismo, paure, silenzi, ricatti, tensioni, bugie e quant`altro fanno da contorno all`intera vicenda. Però quello che è ancor peggio è che le trattative sono ferme o forse devono addirittura ancora cominciare! La Farnesina ha invitato tutti al massimo riserbo. Riserbo? Ma su cosa? Non ci sono notizie, solo un assordante silenzio su tutta la vicenda! Si capisce che anche loro brancolano nel buio. La situazione sembra essere sfuggita dalle loro mani, semmai c`è stata! Per troppo tempo la diplomazia e i servizi di intelligence italiani sono restati fuori dall’Africa e in particolare dalle ex colonie italiane. In un primo tempo le autorità di Roma avevano incaricato di negoziare quelle del Puntland e lo stesso presidente Abdullahi Faroleh se ne era fatto carico. All`inizio di maggio poi, Margherita Boniver, l`inviata speciale del ministro degli Esteri Franco Frattini, si era recata nel Paese africano e nella capitale Garowe aveva incontrato personalità politiche e non della regioone somala. Purtroppo il suo viaggio è stato controproducente. Alla fine ne è nata una sfida che ha portato la Boniver a chiedere l`immediata liberazione dell`equipaggio, accusando senza mezze parole Faroleh di connivenza con i pirati, e affermando che qualsiasi atto contro i marittimi italiani sarebbe stato considerato un atto ostile verso l`Italia.
Da Roma è poi partito un somalo sposato con un`italiana. La sua missione è però fallita per l`intransigenza dei pirati che, pur essendo scesi dalla loro richiesta iniziale di 30milioni di dollari a 2milioni, non vogliono più saperne di trattare ma vogliono solo i soldi. Se ci sono o ci saranno delle trattativa questo lo si saprà quando tutto sarà finito. Nei 51 giorni dal sequesto dal rimorchiatore della Micoperi è arrivato solo qualche sparuto segnale da parte di chi trattiene nelle loro mani i 10 marittimi italiani oltre a diverse notizie, non verificabili, ma che di certo servono a chi li tiene in ostaggio a condurre una valida tattica affinchè si giunga al pagamento del riscatto chiesto per la loro liberazione. Un riscatto che inspiegabilmente il governo italiano si rifiuta di pagare anzi sulla vicenda ha mostrato un`inspiegabile e inconsueta intransigenza che di fatto ha inasprito i toni del dialogo e portato alla rottura delle trattative. Ora da un lato c`è il governo italiano che chiede la liberazione incondizionata degli ostaggi del `Buccaneer` e dall`altro c`è chi ha in mano i marittimi del rimorchiatore italiano che non ne vogliono più sapere di trattare e chiedono solo i soldi. Da settimane dei 10 marinai italiani e sei stranieri, non si sa più nulla. Un `black Out` inaspettato che induce tutti alla dovuta cautela. Gli ostaggi potrebbero essere ancora a bordo del rimorchiatore oppure essere stati già trasferiti a terra. Una novità questa che se si verificasse non sarebbe per nulla rassicurante. L`intera area ormai sfugge al controllo del governo centrale di Mogadiscio ed è infestata da gang di predoni in mare e di miliziani islamici a terra e nessuno può escludere, come è già accaduto in casi precedenti, che gli ostaggi possano passare da una banda ad un`altra, scambiati o venduti come se fossero cose o animali. Nel frattempo oggi la marina francese ha consegnato 4 pirati alle autorità del Puntland, due in vita e due morti. I 4 fanno parte del gruppo di pirati che lo scorso giovedì ha dato l`assalto ad una nave battente bandiera liberiana e in aiuto della quale era accorsa una nave da guerra indiana. A seguito dell`intervento di quest`ultima ne era scaturito uno scontro che aveva condotto alla cattura di 6 pirati e all`uccisione di altri due. I due pirati vivi sono stati messi in prigione in attesa del processo, mentre i corpi degli altri due morti sono stati sepolti a Bosaso. Per il momento non è dato sapere dove siano gli altri 4 pirati catturati viva dalla nave indiana. Presumibilmente non sono di nazionalità somala e saranno processati altrove.
Ferdinando Pelliccia