L’osservatorio internazionale della pirateria marittima mondiale riporta che gli attacchi compiuti, in varie parti del mondo, dai pirati sono stati in tutto oltre 200 contro i 114 nello stesso periodo dello scorso anno. Nel documento in particolare poi, è stato divulgato il numero degli attacchi, dal mese di gennaio a quello di giugno scorsi, compiuti da parte dei pirati somali. Attacchi che essi lanciano contro il naviglio commerciale, che solca le acque del Golfo di Aden e dell’Oceano Indiano fino al Mar Rosso, una superficie di oltre 2,5 milioni di chilometri quadrati. Dalla sede operativa di Kuala Lumpur, l’IMB ha quantificato questi attacchi a circa 130 contro i 60 del 2008. Un aumento questo, che sottolinea quanto il fenomeno della pirateria, principalmente nel Golfo di Aden e al largo delle coste somale, sia in forte crescita. Questo nonostante che la comunità internazionale abbia attuato delle misure di contrasto al fenomeno della pirateria. Inviando nel ‘mare dei pirati’ navi da guerra di diversa nazionalità raggruppate principalmente in due missioni: una internazionale, ‘Scudo Oceanico’ e l’altra europea, ‘Atalanta’. Non sono neanche serviti come deterrente gli arresti, di un centinaio di pirati, compiuti dalle navi da guerra della coalizione formata da unità navali britanniche, francesi, greche, tedesche, spagnole, danesi, belghe, olandesi, canadesi, pakistane, italiane, giapponesi, sudcoreane, russe, americane, indiane, iraniane e cinesi. Gli attacchi e i sequestri sono continuati ed ora i pirati trattengono ancora nelle loro mani, in attesa che venga pagato un riscatto per il loro rilascio, 16 navi e 215 marinai loro membri di equipaggio. Tra le navi catturate e trattenute dai pirati c’è anche il rimorchiatore italiano Buccaneer e il suo equipaggio di 16 marinai. Dieci dei quali sono marittimi italiani originari di Torre del Greco, Ercolano, Ortona, Latina, Molfetta e Mazara del Vallo. Della loro vicenda si stanno occupando, con “attenzione e con il massimo riserbo’, la diplomazia italiana coadiuvata dalle autorità locali somale. Era la vigilia di Pasqua di quest’anno quando i pirati assaltarono e catturarono il rimorchiatore, battente bandiera italiana. L’imbarcazione era in navigazione nel Golfo di Aden verso l’Egitto proveniente da Singapore e stava trainando 2 chiatte vuote. La nave appartiene alla ‘Micoperi Marine Contractors’, una società italiana del ravennate con sede a Ortona in Italia. Una società specializzata nella costruzione di impianti portuali a mare, gasdotti sottomarini e installazione per il trasporto di petrolio e di gas. ‘Nessun blitz e nessun riscatto” è stata la linea seguita fin dal primo momento dal governo italiano la cui priorità assoluta è stata quella di garantire l`incolumità ai 10 marittimi italiani. Un apparente immobilismo che dopo 95 giorni ha portato ad un nulla di fatto. I 10 marinai italiani insieme ai loro altri 6 compagni di sventura sono ancora prigionieri dei pirati somali. Eppure sorge spontanea una domanda. “Cosa sarebbe successo se i pirati somali, sempre ad aprile, fossero riusciti nel loro intento di catturare la nave da crociera italiana ‘MSC Melody’? A bordo della nave passeggeri vi erano 1.500 persone.. Probabilmente quelle persone sarebbero ancora in mano ai pirati a meno che lo Stato italiano non usi due pesi e due misure per gestire le crisi all’estero che vedono coinvolti suoi cittadini. Strane ombre e tenebrose nebbie aleggiano sulla vicenda che vede protagonista la nave italiana e 10 italiani, membri del suo equipaggio insieme a 5 romeni e un croato. Nessuno da delucidazioni in merito, il solito ‘muro di gomma ’ è stato innalzato a difesa di chissà quale inconfessabile segreto.

Ferdinando Pelliccia