In tutto sono 36 marittimi. Il battello ‘Alakrana’ è di proprietà di una società con sede a Bermeo un comune basco nella provincia spagnola di Biscaglia nella Spagna settentrionale. Il peschereccio, comandato dal capitano Ricardo Blach, sarebbe stato assaltato dai pirati a 413 miglia al largo della costa della Somalia meridionale mentre era intento a stendere le reti e quindi impossibilitato a darsi alla fuga. Ad essersene impadroniti 13 ‘predoni del mare’ armati di fucili e RPG che si sono dimostrati abili nel mettere in pratica tutta la loro esperienza piratesca.
Sembra che essi facciano parte della stessa gang che aveva catturato, lo scorso maggio, il cargo tedesco ‘Victoria’ liberato poi dietro il pagamento di un riscatto alla fine dello scorso luglio, poco prima che venisse liberato anche il rimorchiatore italiano’Buccaneer’ con i suoi 16 uomini d’equipaggio di cui 10 italiani.
I sequestratori infatti sembra che abbiano già preso contatto, per mediare il rilascio della nave e del suo equipaggio, con lo stesso uomo che aveva fatto da intermediario nelle trattative per la liberazione del ‘Victoria’!
Le Fregata spagnola ‘Canarias’ si è subito diretta a tutta forza verso il luogo dell’arrembaggio per cercare di impedire ai pirati di raggiungere uno dei loro covi lungo la costa della Somalia. La nave militare opera come pattugliatore nell’Oceano Indiano nell’ambito della missione europea antipirateria ‘Atalanta’.
A bordo 210 uomini e 2 elicotteri da combattimento. Dalle prime informazioni trasmesse da un ricognitore Lockheed P 3 Orion, un pattugliatore aereo della base di Gibuti, sembra che i pirati si siano distribuiti lungo la nave e che tengano i marinai presi in ostaggio sotto coperta, raggruppati nella sala da pranzo della nave.
L’aereo ha anche inviato delle foto in cui si intravedono due uomini armati sul ponte. Per ora l’ ‘Alakrana’ è ancora al largo delle coste somale tallonato dalla Fregata spagnola ‘Canarias’. Al momento sta effettuando solo un’azione di disturbo. Il governo ha sottolineato che tutte le operazioni effettuate per il rilascio del peschereccio e del suo equipaggio sono presupposte essenziale dalla volontà di preservare la sicurezza degli ostaggi.
E’ stato istituito anche un gruppo di Coordinamento della Commissione per la liberazione dell’ ‘Alakrana’ sotto la guida del vice primo ministro Maria Teresa Fernandez de la Vega. La cellula dell’unità di crisi del ministero degli Esteri spagnolo si è subito attivata già da venerdì dopo la notizia del rapimento del peschereccio. La sua prima riunione ha avuto luogo nel pomeriggio di Venerdì e la seconda ha avuto luogo ieri Sabato. In entrambi le riunioni sono stati valutati i modi di intervento e si è coordinato l’intervento che stanno intraprendendo i vari ministeri spagnoli oltre il coordinamento di tutte le informazioni disponibili circa il sequestro della nave da pesca.
Però quello che è accaduto in Somalia preoccupa molto i parenti dei marittimi ostaggi dei pirati. Essi sono a casa in attesa di notizie. Da tutti loro traspare la preoccupazione sulla condizione e sulla sorte dei loro cari e sperano in una rapida soluzione della vicenda. E’ ancora forte in loro il ricordo di quella del ‘Buccaneer’ risoltasi solo dopo circa 4 mesi di prigionia e solo dopo che le autorità italiane hanno, con tutta probabilità, pagato un riscatto di 8 milioni di dollari, consegnati un pomeriggio di agosto ai pirati somali protagonisti del sequestro del rimorchiatore italiano. I parenti dell`equipaggio della ‘Alakrana’ passato lo stordimento del primo giorno del rapimento ora sono in preda alla disperazione. Un sentimento che solo le famiglie dei marittimi italiani del ‘Buccaneer’ posso comprendere. Come in quel caso anche ora mentre alcuni familiari si sono chiusi in un silenzio quasi di rassegnazione e di attesa condita di speranza. Altri si dimostrano combattivi come le mogli di Juan Pedro Cesma e di Paul Costas, due dei marittimi Baschi della nave da pesca spagnola ostaggi dei pirati.
“Non abbiamo notizie di tutti, solo il capitano è riuscito a inviare una e-mail per dire che stanno tutti bene”, aveva riferito ieri l’armatore della nave ai familiari. Nel frattempo stamani i rapitori hanno permesso ai marinai di chiamare brevemente per telefono le loro famiglie. Mentre non li lasciano parlare con i media. Secondo fonti governative il fatto è stato possibile grazie all`ambasciatore di Spagna in Kenya, Nicolas Martin Cinto che ha contattato delle persone coinvolte con i rapitori affinché permettessero la comunicazione tra l`equipaggio dell’“Alakrana” con le loro famiglie. In effetti quello di permettere agli ostaggi di comunicare con le famiglie è un modo per cercare di fare pressione su chi deve decidere se pagare o meno un riscatto. La stessa tecnica è stata infatti usata nella vicenda del sequestro del rimorchiatore italiano ‘Buccanner’ i cui uomini dell’equipaggio potevano chiamare di tanto in tanto le famiglie a casa. E tutti potranno ricordare quanto quei marittimi, che oggi portano ancora i segni di quella brutta esperienza, e non solo nel corpo ma anche nella mente, esprimevano strazio e disperazione in quelle brevi telefonate.
Ferdinando Pelliccia

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