Due navi mercantili italiane, la Jolly Rosso e la Jolly Smeraldo, entrambe della Compagnia genovese ‘Messina’, sono state attaccate dai pirati al largo delle costa del Kenya e a nord delle Seychelles. Entrambi le navi sono sfuggite alla cattura.
La Jolly rosso, con a bordo 22 membri di equipaggio, 13 Italiani e 9 Romeni, è stata attaccata da 2 barchini, ciascuno con 4 persone armate a bordo. La nave è sfuggita ai pirati operando manovre evasive che hanno impedito ai barchini di avvicinarsi alla nave. In verità a giocare a favore anche il fatto che essa è dotata di fiancate molto alte, superiore ai dieci metri, che hanno reso ulteriormente difficoltoso l`abbordaggio. L’attacco si è protratto per oltre di due ore e mezza, dalle 4.15 alle 6.50 locali, finchè i banditi non hanno desistito dal loro intento e la nave si è allontanata. Purtroppo le unità navali da guerra in pattugliamento nell’Oceano Indiano non sono potute intervenire in quanto la più vicina era a 200 miglia di distanza. L’attacco si è svolto infatti lontano dalle aree di pattugliamento delle missioni antipirateria. Un fatto questo che dimostra come il raggio d`azione della pirateria somala si vada allargando sempre di più.
Il secondo attacco invece, quello ai danni della Jolly Smeraldo, è avvenuto nello stretto di Bab El Mandeb mentre il cargo era in navigazione da Gedda. La nave è stata avvicinata da due barchini, ciascuno con 3 pirati a bordo. Immediatamente dopo che dalla nave è stato lanciato il segnale di allarme, sul posto sono giunti due elicotteri militari decollati da una nave da guerra in servizio di pattugliamento antipirateria nella zona.
Al loro arrivo i pirati si sono dati alla fuga. Sulla nave sono imbarcati 23 marinai, 15 Italiani, 6 Ukraini, 2 Russi. La Jolly Smeraldo aveva già subito un attacco da parte di pirati lo scorso mese di Aprile. In verità gli attacchi furono due, in quanto i pirati, dopo aver fallito un primo tentativo di arrembaggio, ci riprovarono poco dopo, nella stessa giornata ma fallirono di nuovo. Contro le due navi, i pirati, come è loro uso per intimidire e scoraggiare reazioni, hanno ripetutamente sparato con armi automatiche e lanciarazzi colpendo solo parti esposte delle stesse e non le persone a bordo.
Il primo attacco dei pirati contro una nave della Messina risale al luglio del 2005 ai danni della MV ‘Jolly Marrone’.
Scampato pericolo dunque per 28 marittimi italiani che hanno corso il rischio di cadere ostaggi nelle mani dei pirati somali. E` ancora forte il ricordo della vicenda della cattura nel Golfo di Aden del rimorchiatore italiano `Buccaneer` con a bordo 16 uomini di equipaggio, 10 italiani, 5 romeni e un croato. Vicenda risoltasi solo dopo circa 4 mesi di prigionia e solo dopo che le autorità italiane hanno pagato, quasi certamente, un forte riscatto per il rilascio di nave ed equipaggio avvenuto il 9 agosto scorso.
Prontamente è divampata la solita polemica come spesso accade in caso di attacco pirata a navi nel mare al largo della Somalia. “Ci autorizzino a imbarcare squadre armate specializzate, per la sicurezza delle nostre navi e degli equipaggi“, ha chiesto Stefano Messina, amministratore delegato della compagnia genovese a cui appartenevano le due navi attaccate dai pirati oggi.
Messina ha rivelato che: “Da questa mattina ad ora, ha ricevuto una circa trenta offerte da parte di ditte internazionali specializzate nel settore sicurezza`. Per l’Ad della Messina quello che si sta facendo non basta a fermare i pirati è necessario fare dell’altro. “Capisco che non si possa pretendere che ogni nave mercantile sia scortata da una nave militare. Ma non si può neppure andare avanti così”, ha aggiunto Messina. “Squadre armate di ditte specializzate in security, imbarcate nel tratto più pericoloso, potrebbero risolvere il problema“. Da più parti nel mondo gli armatori chiedono l’adozione di questa opzione per fronteggiare in maniera diversa il fenomeno pirateria. Purtroppo questo, in molti casi, non è possibile attuarlo per la severità delle leggi di alcuni Paesi, come la Spagna che vieta uomini armati a bordo di navi civili e per gli alti costi del servizio che sarebbe tutto a carico degli armatori. La Francia è uno dei pochi Paesi che invece sta attuando questa forma di difesa e che sta raccogliendo anche buoni frutti, avvalorando la tesi che avanzano molti armatori. “Bisognerebbe risolvere il problema alla radice, colpendo le basi a terra, che tutti conoscono, e riportando la legalità nel Paese da cui i pirati provengono”, ha aggiunto l’Ad della Messina. “Se la situazione non cambierà, ha continuato, saremo costretti a studiare la possibilità di ridurre il servizio, con tutti i danni conseguenti, anche in termini di occupazione”.
Gli attacchi scatenati dai pirati somali contro le navi mercantili in navigazione nell’oceano Indiano non si sono limitati solo alle due navi italiane. I predoni del mare hanno attaccato riuscendo a catturarla anche una nave battente bandiera panamense, la ‘Al Khaliq’, con 26 membri di equipaggio. Lo scorso venerdì un elicottero della fregata italiana Libeccio aveva sventato, nel Golfo di Aden, un attacco dei pirati ad un cargo con bandiera maltese, `Thor Spring`. All`arrivo dell`elicottero e della fregata tedesca Augsburg della missione NATO, i 5 pirati che erano a bordo di un barchino si diedero alla fuga. Un analogo tentativo era invece riuscito ai pirati il giovedì, quando al largo delle Seychelles era stato catturato un cargo battente bandiera di Singapore, il Kota Wajar con a bordo 25 membri di equipaggio. Tutti di nazionalità cinese.
Gli assalti alla flotta commerciale che transita nel mare del Corno d’Africa, rispetto agli altri anni, sono cresciuti nei primi nove mesi del 2009. Questo nonostante in quelle acque siano presenti circa 30 navi militari internazionali in pattugliamento nell’ambito di due missioni,NATO e Ue, in chiave antipirateria. Finora sono 114 le navi rimaste vittime di tentativi di abbordaggio e 47 di esse sono state catturate, rispetto ai 12 dello stesso periodo dello scorso anno, non ultima il peschereccio spagnolo Alakrana con 36 marinai a bordo. I pirati avrebbero chiesto un riscatto di 4 milioni di dollari per rilasciarlo. Da gennaio a settembre, i pirati hanno preso in ostaggio oltre 600 marittimi, membri dei diversi equipaggi delle navi catturate, tenuti in ostaggio fino a quando non è stato, sempre, pagato un riscatto per il loro rilascio. Sei di questi sono purtroppo morti durante la prigionia e di altri 8 non si hanno più notizie. Tra gli ostaggi dei pirati somali vi sono anche dei minorenni, mozzi a bordo di pescherecci egiziani catturati, e delle donne, per lo più ucraine, membri di equipaggi di navi catturate e ancora tenute in ostaggio.
Ferdinando Pelliccia