Il procuratore dell’ ‘Audiencia Nacional’, Baltasar Garzon ieri ha ordinato, su richiesta dei pubblici ministeri dell`accusa, che i due pirati somali, Willy Abdu e Geesey Raage, arrestati lo scorso sabato al largo della Somalia dai marines spagnoli siano tradotti e imprigionati in Spagna.
I due sono coinvolti nel rapimento del peschereccio spagnolo Alakrana.
Il magistrato ha contestato loro il reato di terrorismo, di detenzione illegale di 36 persone, uno per ciascuno dei membri dell`equipaggio del peschereccio, e di rapina a mano armata. La decisione del magistrato spagnolo è dettata dal fatto che, a causa della distanza dal luogo dove si è verificato l`arresto dei due pirati, trascorreranno oltre 72 ore fino a quando compariranno davanti all’autorità giudiziaria spagnola. Pertanto il provvedimento serve a coprire i tempi di trasferimento altrimenti i due dovrebbero essere rilasciati per decorrenza dei termini di carcerazione. Una volta giunti in Spagna, i 2 pirati, saranno sottoposti al giudizio della magistratura ordinaria penale, il giudice Garzon ha infatti anche adottato le misure necessarie per sottrarre il processo alle autorità militari. Per ora il procedimento è di loro competenza in quanto i due pirati sono stati catturati dai militari spagnoli. Nel contempo Garzon ha ordinato alla ‘Commissione generale per l`informazione’ di adottare le necessarie indagini e ricerche per far si che questo sia reso possibile. In una lettera alla Corte Centrale di Istruzione n. 5, l`accusa ha sostenuto che la cattura dell’Alakrana sebbene sia avvenuta al di fuori dell`Unione Europea, Ue, e del trattato di cooperazione con il Kenya, l’arresto dei due ‘predoni del mare’ è stato compiuto da mezzi navali spagnoli che operano nell’ambito della missione europea antipirateria ‘Atalanta’, e pertanto la competenza spetta alla giustizia spagnola che deve giudicare, Abdu e Raage, per l’atto criminale di cui si sono resi responsabili.
Da parte sua il procuratore generale dell’ ‘Audiencia Nacional’, Candido Conde-Pumpido, ha assicurato che la giurisdizione giudiziaria sulle indagini per il sequestro del peschereccio è spagnola in quanto si tratta di un’imbarcazione spagnola e gli ostaggi sono anche, in gran parte, spagnoli. Nel frattempo il generale Jaime Dominguez Buj, responsabile del coordinamento delle operazioni per il recupero della barca catturata dai pirati somali, ha riferito che i due prigionieri sono detenuti a bordo della fregata ‘Canarias’, in attesa della decisione del giudice dell’ ‘Audiencia Nacional’ e che la situazione a bordo del peschereccio non è cambiata. Purtroppo la cattura dei due ‘banditi’ non ha inciso positivamente sullo stato d’animo dei familiari dei marittimi ostaggi dei pirati somali. Essi ora nutrono forti preoccupazioni per eventuali rappresaglie nei confronti degli ostaggi da parte dei compagni dei due pirati catturati. Al momento mantengono il contatto con i loro parenti a bordo dell’Alakantra. Nel frattempo, il ministro della Difesa, Carme Chacon ha riferito che secondo i dati in possesso del ministero, i 36 membri dell`equipaggio Alakrana stanno bene. Il ministro ha spiegato che l’area, dove si trova il peschereccio sequestrato, è monitorata costantemente ma, a debita distanza di sicurezza, dalla fregata ‘Canarias’ e da aerei di supporto.
La Chacon ha purtroppo riferito anche che allo stato dei fatti si prevede che il sequestro dell’Alakrana sarà molto più lungo di quello del ‘Playa de Bakio’. Il ministro si riferisce ad un altro peschereccio spagnolo che venne catturato dai pirati nell’aprile del 2008 e rilasciato dopo una settimana. Un rilascio condizionato al pagamento di un riscatto di un milione e 200mila dollari. I pirati infatti finora non hanno mai rilasciato una sola imbarcazione catturata nel mare del Corno d’Africa senza ricevere un riscatto in cambio, anche se in Italia, per il rilascio del Buccaneer, si continua ad affermare, poco verosimilmente, per bocca della Farnesina e dello stesso armatore del battello, Silvio Bartolotti, che non è stata pagata alcuna somma. La sorte ha voluto che uno dei marinai dell’Alakrana, ora in mano ai pirati somali, abbia già vissuto l’esperienza di ostaggio in quanto era uno dei marittimi a bordo del ‘Playa de Bakio’. La storia dunque si ripete per il marittimo e anche per la famiglia a casa. La moglie Maria Carmen sta in questi giorni rivivendo l`incubo dell’anno prima. La donna è stata presa da una forte disperazione e ora incalza il governo spagnolo pretendendo che faccia qualcosa al più presto per riportare sano e salvo il marito a casa. Mari Carmen deplora la mancanza di protezione per i pescatori spagnoli nell`Oceano Indiano. “Ogni volta che mio marito parte per lavoro, a me sembra che vada in guerra”, in queste parole, pronunciate dalla moglie di Juan Pedro, traspare tutta l’angoscia e la paura che attanaglia le famiglie dei marittimi che si devono recare per lavoro ‘nel mare dei pirati’. Le associazioni di pescatori dei Paesi Baschi e Galizia hanno più volte chiesto alle autorità spagnole una protezione militare alla flotta di pescherecci spagnoli che pescano il tonno nell’Oceano Indiano. In particolare essi chiedono di poter imbarcare a bordo delle navi da pesca militati spagnoli, come già viene fatto da altri Paesi come la Francia.
Madrid però ha escluso che a bordo di queste navi vi possano essere imbarcati soldati dell`esercito o della marina spagnola, in quanto l`ordinamento giuridico della Spagna lo vieta e anche per motivi logistici. Il governo ha risposto alle richieste dei pescatori autorizzando i pescherecci spagnoli, che operano nel Golfo di Aden, a dotarsi di guardie private armate a bordo. Questo allo scopo di respingere eventuali attacchi dei pirati. Dato che nel gennaio scorso i pescherecci erano stati autorizzati già all`uso di armi corte in caso di attacco pirata ma la misura, all’atto pratico, si era rivelata insufficiente. Pertanto alle guardie private era stato consentito di dotarsi di fucili di precisione e altri tipi di armi militari, cosa che in genere è proibita in Spagna.
Ferdinando Pelliccia