A 11 giorni dal sequestro del peschereccio spagnolo ‘Alakrana’, avvenuto lo scorso 2 ottobre nelle acque dell’Oceano Indiano, insieme al suo equipaggio di 36 marittimi dei quali 16 spagnoli e altri 20 di diversi paesi africani, la vicenda, come era prevedibile, è entrata in una fase di stagnazione. Secondo fonti militari spagnole a condurre le trattative, che si sono preannunciate difficili fin dai primi momenti, è l`armatore dell`imbarcazione insieme all`ambasciatore spagnolo in Kenya Nicolas Martin Cinto. La nave spagnola è ora alla fonda nei pressi del porto pirata di Haradere, sulla costa somala del Puntland dove è guardato a vista a distanza di sicurezza da una fregata spagnola la ‘Canarias’. Il governo di Madrid in questi giorni si è mosso molto in campo diplomatico.
Il ministro degli Esteri spagnolo Miguel Angel Moratinos ha avuto contatti con il governo somalo di Mogadiscio, che ha garantito la sua piena collaborazione. Però, dopo aver avuto un importante ruolo, come attestato dal ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, nella felice soluzione della vicenda del sequestro del rimorchiatore italiano ‘Buccaneer’ con a bordo 16 uomini di equipaggio di cui 10 italiani, questa volta invece, stranamente, le autorità somale sembra che, a causa del fatto che il Paese sia lacerato da una guerra che l’ha suddiviso in diverse aree detenute da parti opposte, possano fare poco, anche perché non hanno il pieno controllo del territorio. Un fatto questo che sussisteva anche al tempo della vicenda del ‘Buccaneer’ ma evidentemente allora l’Italia a differenza della Spagna ha saputo meglio ‘incentivare’ i somali a farsi aiutare. Oppure non è andata proprio così.
Per quanto riguarda i 2 pirati arrestati dalla fregata ‘Canarias’ il 3 ottobre scorso, dopo che l`Ufficio dell’Alta Corte, retto dal giudice Baltasar Garzon, ha chiesto che essi venissero trasferiti in Spagna, oggi sono giunti a Madrid. Si prevede che al più presto saranno interrogati dal giudice Garzon. Contro di loro pende l’accusa di sequestro, furto con violenza e utilizzo di armi da fuoco. Per le autorità spagnole l’Alta Corte è competente sulla vicenda, in quanto il sequestro è avvenuto al di fuori della zona del dispositivo militare anti pirateria e l’attacco è stato compiuto contro una nave spagnola, con i cittadini spagnoli e in acque internazionali. Cosa che ha anche sostenuto il ministro della Giustizia, Francisco Caamano ad una recente riunione all’Aja dei ministri europei. Dal momento della cattura dei due pirati però, i loro compagni a bordo del peschereccio ‘Alakrana’ hanno chiesto l`immediata la loro messa in libertà per avviare le trattative con le autorità spagnole. Il governo spagnolo esclude, per ora, qualsiasi azione militare per liberare la nave da pesca per l’alto rischio che potrebbe comportare, ogni azione, per la vita dei suoi 36 uomini di equipaggio. Il ministro della Difesa Carmen Chacon ha sottolineato che la conclusione di questo sequestro potrebbe richiedere più tempo rispetto a quello dello scorso anno che ha riguardato il ‘Playa de Bakio’ liberato in meno di una settimana dopo aver pagato ovviamente un riscatto di un milione e 200mila dollari. La Chacon ha ancora una volta chiesto agli armatori dei pescherecci di adottare misure, come la recinzione della barca, attrezzarsi con cannoni ad acqua, sirene ad ultrasuoni e imbarcando sicurezza privata a bordo, in quanto la sicurezza in zona non esiste al cento per cento in quanto essa è, secondo le Nazioni Unite, il mare più pericoloso del mondo. Nel frattempo i pescatori spagnoli si mostrano preoccupati e sono molti quelli che hanno paura è chiedono la protezione della marina. Paure che in questi giorni sono sul volto dei 30 marittimi equipaggio del peschereccio ‘Draco’ in partenza dalla Spagna alla volta dell’Oceano Indiano.
Ferdinando Pelliccia