Sono stati rilasciati dai pirati somali, dopo 47 giorni di prigionia, il peschereccio spagnolo `Alakrana` ed il suo equipaggio composto da 36 marittimi di cui 16 spagnoli, 8 indonesiani, 4 ghanesi, 3 senegalesi, 2 ivoriani, 2 malgasci e uno delle Seychelles. Nave e uomini sono stati trattenuti in ostaggi dai pirati somali dopo essere stati catturati nell`Oceano Indiano il 2 ottobre scorso e solo dopo che il governo spagnolo ha pagato un riscatto di almeno 4 milioni di dollari. Ieri i 16 spagnoli hanno potuto finalmente riabbracciare i loro familiari. Come era ovvio subito si innescato il meccanismo del racconto della loro disavventura.
Ed è proprio nel corso di uno di questi racconti, in particolare quello del comandante del peschereccio, Ricardo Blach che è emersa una verità inquietante, di cui anche la nostra testata si è occupata nei mesi scorsi, che con molta probabilità non è che uno dei tanti lati oscuri del fenomeno della pirateria.
Stamani l`edizione del quotidiano spagnolo `El Mundo` rivelava che a bordo della nave ucraina ` MV Ariana`, catturata il 2 maggio scorso dai pirati somali, vi è una bambina di 12 anni e due donne, una delle quali sarebbe stata violentata ripetutamente dai pirati. Il tabloid spagnolo riportava la ricostruzione della prigionia, sotto forma di diario di Blach.
Il comandante dell`Alkrana racconta, in una sorta di diario giornaliero, di essere salito a bordo dell`Ariana, durante la sua prigionia, per portare carburante, viveri e medicinali. In quell`occasione ha potuto vedere che a bordo del mercantile vi è una bambina di 12 anni e con lei la madre, Natalia Loss e il padre, che è il direttore di macchina dell`Ariana.
“La madre mi ha supplicato di portarla con me. Io le ho detto che non potevo”, afferma il capitano nel suo racconto. Secondo Blach il cui racconto è riportato dal El Mundo, sulla nave ci sarebbe anche un`altra donna, Larisa Salinska di 39 anni che è la cuoca di bordo, moglie di un altro marinaio. La donna, secondo quanto riporta il quotidiano spagnolo, sarebbe stata violentata dai pirati e forse sarebbe rimasta incinta. Dopo 5 mesi però avrebbe perso il bambino e da allora soffre di gravi emorragie per il distacco della placenta e necessità di urgenti cure mediche. I fatti narrati sono riscontrabili con quelli documentati finora. Il mercantile venne catturato il 2 maggio scorso a nord del Madagascar mentre era in navigazione verso il Medio Oriente, proveniente dal Brasile. Il cargo trasportava semi di soia. L’equipaggio è di 24 marinai, di cui due donne, tutti ucraini. La nave, battente bandiera maltese, appartiene ad una società armatrice greca, la `All Ocean Shipping`. Per il rilascio della nave e del suo equipaggio, la gang di predoni del mare chiede 3,5 milioni di dollari una cifra che Spiros Minas, armatore della nave, dice di non poter pagare. Sembra anzi che la sua controfferta sia stata di 820mila dollari. Mentre il governo ucraino, anche se ha promesso più volte di intervenire, non ha ancora fatto nulla. Di fatto si `nasconde` dietro porte chiuse e bugie. Solo un portavoce del ministero degli Affari Esteri, Vasyl Kyrykych ha definito il negoziato difficile. “Purtroppo – ha affermato Kyrykych – non aiuta nemmeno alcuna legge ucraina che autorizzi i funzionari ad impegnarsi in colloqui o a pagare un riscatto in caso di pirateria”. Finora sono almeno 30 i marittimi ucraini in mano ai pirati somali e ben poco ha fatto per loro il governo di Kiev. Da tempo le famiglie dei marinai dell`Ariana, ostaggi dei pirati, lanciano appelli ai pirati, ai patriarchi della chiesa ortodossa Ucraina e somala, e all`armatore affinché si accelerassero i negoziati in quanto affermano che è messa a dura prova la sopravvivenza degli stessi ostaggi, raccontando che l`ingegnere capo, un uomo di 52 anni, aveva avuto un attacco di cuore e 2 marinai, erano in gravi condizioni perché duramente picchiati dai loro sequestratori. Forse uno di questi, Volodymyr Streshniy ha una commozione celebrale. Le denuncie che a bordo scarseggiano medicine, acqua e carburante e all’ordine del giorno per tutti i sequestri avvenuti e quelli attualmente in atto. Un altro appello ha poi fatto seguito a questi, quello del comandante dell`Ariana, Genadly Voronov il quale chiedeva che almeno una delle due donne, prigioniere dei pirati somali, potesse essere sbarcata perchè bisognosa di cure ginecologiche. Un appello però, come anche gli altri, disatteso da tutti. Oggi poi, attraverso il racconto di Blach, pubblicato dal `El Mundo` viene rivelato il lato oscuro della vicenda. Nessuno ora potrà fare più orecchie da mercante. Anche perche la dodicenne dell`Ariana non è l`unico minore trattenuto in ostaggio dei pirati somali. I minori in mano ai pirati somali sono almeno sei. Tra le navi trattenute in ostaggio dai predoni del mare in attesa che venga pagato un riscatto per il loro rilascio vi sono due pescherecci egiziani: F/V MOMTAZ 1 e F/V AHMED SAMARAH. Il MOMTAZ 1 è accusato di pesca illegale nel mare della Somalia ed è stato catturato il 10 Aprile 2009 (esattamente il giorno prima dell’abbordaggio con conseguente sequestro del nostro rimorchiatore Buccaneer, rilasciato poi il 9 agosto 2009) con 18 marinai di equipaggio dei quali 3 minorenni. L’AHMED SAMARAH è stato catturato sempre per pesca illegale lo scorso aprile insieme ai suoi 16 uomini di equipaggio tra cui altri 3 minori. Ma le organizzazioni internazionali per la tutela dell’infanzia e delle donne, non hanno fatto sentire neppure una flebile voce, per porre la giusta attenzione a queste vicende… Donne e bambini abbandonati al loro destino crudele…
Ferdinando Pelliccia