Ieri un`unità navale della marina militare italiana, la nave rifornitrice `Etna` al comando del capitano di vascello Marco Novella, è salpata da Taranto alla volta dell`Oceano Indiano nell`ambito della missione dell`Unione europea, Ue, di contrasto al fenomeno della pirateria marittima.
A bordo della nave vi è il contrammiraglio Giovanni Gumiero, che l`11 dicembre prossimo si avvicenderà al commodoro Pieter Bindt della marina olandese nel comando della missione navale anti pirateria dell`Unione Europea `Atlanta` nel mare del Corno d`Africa. Pertanto l`Etna sarà, subentrando alla nave olandese `Evertsen`, la nuova unità navale sede di comando e controllo della missione Atlanta. Una missione che è iniziata il 13 dicembre del 2008 dopo che l`Ue decise di inviare un gruppo di navi nel mare al largo della Somalia dopo che fin dal 2005, ma con un picco dal 2007, si sono verificati numerosi attacchi e sequestri di unità navali mercantili in transito in quel mare. Oltre all`Italia contribuiscono alla missione anche Francia, Spagna, Germania e Norvegia. La nave Etna infatti si affiancherà la francese `Surcouf`, la spagnola `Navarra`, la tedesca `Bremen` e la norvegese `Fridtiof Nansen`. Una collaborazione che si allargherà anche ad altri gruppi navali e nazioni extra europei che sono intervenuti nel `mare dei pirati` in chiave anti pirateria come la Cina, l`Arabia Saudita e il Pakistan. Nella stessa area poi, opera anche una missione dell`Onu sotto bandiera Nato a cui contribuisce anche l`Italia. Nei compiti assegnati alle due missioni navali anche la scorta ai mercantili del Programma Alimentare Mondiale, PAM e ai cargo della missione in Somalia dell`Unione dei Paesi Africani, Ua, denominata AMISOM. Proprio nei giorni scorsi l`Onu ha prorogato il suo appoggio, fino al novembre 2010, al contrasto del fenomeno della pirateria nell`Oceano Indiano e sulla terra ferma. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato, all`unanimità, una nuova risoluzione, la 1897. Con essa il Cds ha rinnovato l`autorizzazione, concessa ai Paesi impegnati nella missione NATO contro la pirateria marittima, a far entrare navi da guerra nelle acque territoriali somale per dare la caccia ai pirati, con il consenso del governo somalo di Mogadiscio. In essa inoltre il Consiglio ha posto l`accento anche sulla ormai consolidata prassi di pagare, da parte dei Paesi interessati, un riscatto in cambio del rilascio delle navi e degli equipaggio catturati dai pirati. L`organismo del Palazzo di Vetro ritiene che questo incentivi la pirateria come anche il contrabbando di armi. Finora nessun Paese coinvolto se ne è sottratto, tutti hanno pagato. D`altronde è questo l`unico scopo dichiarato dei pirati. Catturare navi per ottenerne in cambio del loro rilascio il pagamento di un riscatto. Per giungere a questo fine i pirati sono disposti anche a trattative lunghe ed estenuanti, come è successo finora con navi rilasciate anche dopo 6 mesi. Unico caso dichiarato al mondo in cui non è stato pagato un riscatto è quello del rimorchiatore italiano `Buccaneer` catturato con i suoi 16 membri d`equipaggio dai pirati somali nel Golfo di Aden l`11 aprile e liberato il 9 agosto scorsi. Il governo italiano ha dichiarato, per bocca del suo ministro degli Esteri Franco Frattini, di non aver pagato un riscatto, mentre i pirati hanno festeggiato l`avvenuto pagamento. Uno scambio di borsoni che sarebbe avvenuto in mare. Le autorità di Roma sostengono che la liberazione è avvenuta grazie all`intensa attività diplomatica italiana coadiuvata da quella del governo somalo di Mogadiscio. Ovviamente anche perchè i pirati hanno ceduto per stanchezza…
Il pagamento di riscatti in cambio del rilascio della nave catturata era stato denunciato dinanzi al Consiglio di sicurezza dell`Onu, per la prima volta, il 18 novembre scorso. Allora a farlo fu il rappresentante speciale dell`Onu in Somalia, Ahmedou Ould Abdallah, che ha definito la pirateria nella regione una pratica molto redditizia. Nel solo 2008 sembra abbia fruttato oltre 80 milioni di dollari somma che nel 2009 è stata abbondantemente superata e che fa ben sperare, ai pirati, per l`anno prossimo in un `raccolto` ancora superiore. Nel frattempo l`attività criminale dei predoni del mare non conosce sosta tranne che per fattori naturali. Nella stagione dei monsoni infatti, gli assalti sono del tutto cessati. Però ormai da un mese hanno ripreso in pieno. La scorsa domenica si è registrato l`ennesimo atto di pirateria. Questa volta la preda è stata una superpetroliera greca, la `Maran Centaurus` in rotta dall`Arabia Saudita agli Stati Uniti. Forse una delle più grandi navi mai cadute nelle mani dei pirati. La nave infatti è di 300mila tonnellate di stazza. La Maran Centaurus con i suoi 28 membri dell`equipaggio di cui 16 filippini, 9 marinai greci, 2 ucraini ed un rumeno, è stata abbordata a circa 1000 chilometri dalla costa somala. La nave è stata poi condotta verso le coste del Puntland, la regione semiautonoma del nord est della Somalia, divenuta la moderna Tortuga dei pirati. Nel novembre del 2008 un`altra grande petroliera, la `Sirius Star`, saudita, venne catturata dai pirati somali. La nave che trasportava 2 milioni di barili di petrolio venne poi liberata il successivo mese di gennaio e solo dopo il pagamento di un riscatto di 3 milioni di dollari. La stessa sorte della Maran Centaurus stava per toccare ieri ad un`altra petroliera greca, la `Skinos` in navigazione dal Sudan alla Cina. La nave-cisterna però è riuscita a sfuggire all`assalto dei pirati che gli avevano teso l`agguato al largo delle coste dell`Oman. Questo è stato possibile grazie alla prontezza dell`equipaggio della petroliera, 24 marittimi di cui 8 greci e 16 filippini, ed a un pizzico di fortuna. La nave ha ripreso la sua rotta verso il porto cinese di Huangpu, nella provincia orientale di Guangdong.
Un fattore, quello della presenza delle guardie di sicurezza privata armate a bordo, che ha permesso la scorsa settimana anche al peschereccio spagnolo `Ortube Berria` di sfuggire ad un attacco dei pirati somali nell`Oceano Indiano. Un attacco avvenuto a 426 chilometri a sud delle isole Seychelles è respinto solo dopo un inseguimento durato oltre mezz`ora.
L`Ortube Berria è la seconda nave da pesca spagnola che scampa alla cattura in poche settimane. Di recente e dopo la cattura del peschereccio Alakrana, il governo spagnolo ha autorizzato l`imbarco, sulle navi che attraversano le zone a rischio, di guardie private fornite di armi anche da guerra. Purtroppo l`ordinamento spagnolo non permette di poter imbarcare a bordo delle navi commerciali, militari dell`esercito o della Marina, al contrario di quanto invece ha fatto da tempo la Francia. I recenti assalti portati dai pirati somali al naviglio mercantile che solca le acque dell`Oceano Indiano indicano che l`area di azione delle gang del mare si è molto allargata. I pirati ormai operano il più possibile lontano dalle zone di pattugliamento dalle navi da guerra internazionali, presenti in quel mare per contrastare il fenomeno della pirateria. Nelle mani dei pirati sono trattenuti in ostaggio, in attesa che venga pagato un riscatto per il loro rilascio, più di una decina di navi mercantili e da pesca. Finora risultano le navi greche quelle più colpite dai pirati. Ostaggi dei banditi anche circa 200 marinai. Tra loro la maggior parte sono filippini, oltre 70, membri di equipaggio di almeno 6 delle navi catturate. Per questo motivo di recente il governo filippino ha invitato i suoi marittimi a non imbarcarsi su navi per l`Oceano Indiano. Poi ci sono ucraini, rumeni, greci, egiziani. Tra queste persone, ostaggi dei pirati, vi sono anche delle donne e almeno 6 minori. Di recente sono stati rilasciati, dietro il pagamento di un riscatto, 16 spagnoli membri dell`equipaggio del peschereccio Alakrana, che dopo i 10 italiani del Buccaneer, rilasciati ad agosto, erano il gruppo di marittimi europeo più consistente.
Ferdinando Pelliccia