E’ una storia, quella che vi raccontiamo su LiberoReporter in edicola da venerdì 9 novembre 2007, un pò lunga; del resto, un argomento di tale importanza non potevamo liquidarlo in poche pagine. Non siamo qui per rifare la storia, ma le manipolazioni e i depistaggi sulla strage del 2 agosto 1980, sono stati tanti. Grazie al lavoro di alcuni bloggers, sì, avete capito bene, non delle istituzioni, ma di bloggers, è tornato alla ribalta un telex “male interpretato” su un certo Thomas Kram un terrorista tedesco di matrice rossa a cui “involontariamente” è stato fornito un alibi per quel tragico 2 agosto: si trovava a Bologna quella mattina, ma non per caso, come aveva precedentemente dichiarato in un intervista al “Manifesto”. Ma non finisce qui: apprendiamo dopo un’interrogazione parlamentare al Governo da parte del Deputato Raisi (AN) su questo argomento, che il fascicolo sul terrorista è stato distrutto dopo l’entrata in vigore degli accordi di Schengen. Viene spontaneo chiedersi perchè continuiamo ad avere fascicoli su Provenzano e Riina (solo per citarne alcuni) del resto sono sotto Schengen anche loro… Ombre e ancora ombre sul 2 Agosto 1980. – Inchiesta Novembre 2007
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Sono trascorsi ventisette anni da quel 2 agosto 1980, giorno in cui Bologna fu teatro del più terribile attentato realizzato sul territorio italiano. Tuttavia, ancora oggi, nonostante la condanna in via definitiva di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti come autori della strage, un alone di mistero grava sui fatti accaduti in quella catastrofica giornata d`estate. Ma vediamo di ricostruire la vicenda: stazione di Bologna Centrale ore 10.25, circa 23 kg di esplosivo di fabbricazione militare, tritolo t4 e nitroglicerina vengono fatti brillare con un ordigno a tempo. Nell`esplosione andarono distrutti gran parte della stazione, il parcheggio antistante e il treno Ancona-Chiasso, in sosta al primo binario. Il bilancio in vite umane è drammatico: 85 vittime e 200 feriti.
Inizialmente l`esplosione fu attribuita ad un incidente verificatosi nel sotterraneo della stazione; si pensò, infatti, all`esplosione di una caldaia. Ma gli ingenti danni e l`alto numero di vittime fecero subito abbandonare questa ipotesi, indirizzando l`attenzione delle autorità su un attentato di matrice terrorista e facendo cadere le prime responsabilità sulle Brigate Rosse. Si susseguono rivendicazioni, poi smentite e alcuni arresti risoltisi con l`archiviazione; quindi il 6 febbraio 1981 viene arrestato Valerio Fioravanti e il 5 marzo 1982 la sua compagna Francesca Mambro, estremisti di destra, entrambi accusati da Massimo Sparti, elemento probabilmente appartenente alla banda della Magliana.
La vicenda giudiziaria ha inizio nel marzo 1986. L`11 luglio 1988, la Seconda Corte d`Assise di Bologna condanna all`ergastolo Fioravanti e la Mambro per strage. A distanza di due anni, la Corte d`Assise d`Appello assolve i due estremisti di destra dall`accusa di essere gli esecutori materiali della strage, ma li condanna a 13 e 12 anni per banda armata. Un altro colpo di scena arriva nel 1992; il 12 febbraio, infatti ,la Corte di Cassazione annulla la sentenza d`appello e dispone l`apertura di un processo d`appello bis. Si arriva così alla sentenza della Corte d`Assise d`Appello che, nel 1994, condanna nuovamente Fioravanti e Mambro all`ergastolo e la conferma di questa condanna da parte della Corte di Cassazione arrivail 23 novembre 1995. Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro si dichiarano ancora oggi innocenti.
Dicevamo all`inizio che la Strage di Bologna ancora oggi è avvolta da misteri che faticano ad essere svelati. Negli ultimi anni, tuttavia, sono venuti alla luce nuovi elementi sui quali è bene soffermarsi. Il nostro compito è quello di portare a conoscenza ai lettori dei nuovi elementi emersi ed offrire non una nuova chiave di lettura della vicenda, ma una base su cui riflettere e provare a chiedersi: ma è davvero stato fatto tutto per l`accertamento della verità su quell` infausto 2 agosto 1980?
Nel documento conclusivo di maggioranza della Commissione Mitrokhin, a pagina 298 punto 4, si legge: `Il 1° agosto 1980, Kram viene fermato e perquisito dal personale dell`Ufficio di Polizia di Frontiera di Chiasso al momento del suo ingresso in Italia…..In questo contesto verrà fotocopiato, il biglietto ferroviario… con destinazione Milano. Alla polizia Kram dichiarerà di essere diretto proprio a Milano, ma è documentato che la notte tra il 1° e il 2 agosto 1980 il terrorista tedesco pernottò all`Albergo Centrale di Bologna… `
Ma chi è Kram? Thomas Kram, conosciuto anche come Lothar Bassem, Laszlo, Malte o Ulrich, è un terrorista tedesco, esponente di primo piano delle Cellule Rivoluzionarie, e, secondo i documenti ricevuti dai servizi segreti ungheresi ed esaminati dalla Commissione Mitrokhin, “membro a pieno titolo del gruppo Carlos”, organizzazione terroristica di estrema sinistra collegata al FPLP (Fronte popolare per la liberazione della Palestina). Latitante per 26 anni, si è recentemente costituito alle autorità tedesche.
La presenza di Kram a Bologna la notte fra il 1 e il 2 agosto è stata sempre considerata insignificante; lo dimostra il fatto che le autorità inquirenti non hanno mai aperto un’indagine per appurare eventuali ruoli svolti dal terrorista tedesco nella strage. La sua presenza a Bologna può essere casuale, come egli stesso afferma, oppure no. Purtroppo ad oggi si è fatto pochissimo per inquadrare la reale posizione di Kram in merito agli eventi del 2 agosto 1980, ma è anche vero che proprio su questa pista, negli ultimi tempi, si sta prestando più attenzione. Innanzitutto va annotato che la Procura di Bologna ha aperto un procedimento a carico di ignoti per l`ipotesi di strage del 2 agosto 1980 e ha chiesto, con rogatoria internazionale, di interrogare Kram come persona informata dei fatti.
La `questione Kram` torna dunque alla ribalta, ma l`accelerazione decisiva arriva da una clamorosa scoperta fatta da alcuni Bloggers sul sito www.gabieleparadisi.splinder.com. Recentemente impegnati in una approfondito studio dei documenti legati alla strage di Bologna, Gabriele Paradisi e i suoi collaboratori hanno scovato una falla incolmabile nell`alibi che Thomas Kram ha fornito sulla sua presenza a Bologna per il giorno prima e quello della strage del 1980. Questa scoperta ha prodotto un’interpellanza parlamentare ai Ministri dell`Interno e della Giustizia per fare chiarezza sulla vicenda. Proviamo a rendere chiaro il tutto allora.
Raggiunto dal `Manifesto` l`agosto scorso, Thomas Kram , da Berlino, dove si trova in libertà provvisoria, fa sapere che lui non ha avuto alcun ruolo nella strage e, anzi, quello che racconta la commissione Mitrokhin non è altro che un depistaggio. Lui non ha nulla a che fare e ribadisce che: `quella strage… resta per me fascista, per il disprezzo della vita che esprime”. Ha parlato l’agnellino. Il terrorista tedesco affiliato a Carlos conferma di aver pernottato a Bologna la notte fra il 1 e il 2 agosto, ma solo per casualità; infatti le sue mete erano Milano e Firenze non Bologna: `A Milano mi aveva invitato un`austriaca…avrei pernottato da lei e il giorno dopo avrei proseguito per Firenze`. Bene, ma come mai Kram finisce a Bologna? `Arrivato a Chiasso il primo agosto alle ore 12,08 legali – prosegue Kram – secondo le note della polizia, riportate dalla relazione di minoranza della Mitrokhin, mi fecero scendere dal treno… mi trattennero per ore… l`appuntamento con lei a Milano saltò. Non riusciì a rintracciarla. Ripresi il treno per Firenze, ma sarei arrivato troppo tardi per trovare un albergo. Decisi di fermarmi a Bologna”. Quindi Kram dice di essere stato costretto a fermarsi a Bologna, per il ritardo causato dai controlli subiti alla dogana, durati ore. Versione ineccepibile, supportata addirittura da un documento ufficiale del Parlamento Italiano redatto dai commissari di minoranza della Commissione Mitrokhin. Riportiamo dalla relazione di minoranza a pagina 230, la parte chiamata a supporto da Kram: “1° agosto 1980. Il capo dell` Ufficio sicurezza Chiasso Frontiera…a mezzo telex, informa…… che `con il treno n. 307, alle ore 12,08 legali, Kram è entrato in Italia diretto a Milano…è stato sottoposto a perquisizione con esito negativo. È giunto a Milano con treno nr. 201 delle ore 10,30 legali proveniente da Karlsruhe”…”.
Ma sono andate realmente così le cose? L`Italia è il Paese delle sorprese ed infatti qui entrano in scena i `magnifici cinque”, così definiti per scherno dai loro interlocutori sul blog, i bloggers che hanno scoperto la falla di qui sopra. Cosa scoprono Paradisi e i suoi collaboratori? Che la trascrizione del telex d`ingresso di Kram, presente nella relazione di minoranza, in Italia è alterata; infatti, venuti in possesso di una copia del telex originale (in foto) inviato da Chiasso, lo hanno messo a confronto con la trascrizione effettuata dai commissari di minoranza ed hanno evidenziato delle clamorose distorsioni nel testo, sulle quali Kram fonda il suo alibi. Il telex originale dice: `Con treno 307 delle ore 12,08 legali odierne entrato Italia diretto Milano cittadino tedesco KRAM Thomas Michael… Predetto iscritto R.F. formula 5 et 6/R est stato sottoposto at perquisizione sotto aspetto doganale con esito negativo. Medesimo est qui giunto con treno n° 201 delle ore 10,30 proveniente da Karlsrhue`. Chiaramente Kram entra in Italia con il treno 307 delle 12.08, ma a Chiasso (e ricordiamo che a Chiasso c’è il valico di frontiera) ci era arrivato alle 10.30 con il treno 201 proveniente da Karlsrhue. Quindi i controlli, durati circa due ore, e che avrebbero fatto perdere tempo al terrorista tedesco, sarebbero invece stati effettuati nel giro di 1 ora e mezza a partire dalle 10.30, in territorio svizzero, fino alle 12.08, ora in cui Kram entra in Italia a bordo del treno 307 partito da Chiasso in direzione Milano, senza altre interruzioni.
La trascrizione del telex nella relazione di minoranza, con un gioco strano di treni e orari, dice tutt`altro, come si evince chiaramente. Si lascia intendere che Kram è entrato in Italia sì alle 12.08, ma è a quest`ora che è stato trattenuto e non alle 10.30 a Chiasso; infatti l“est qui giunto alle 10.30”, presente nel telex originale, sta a significare che è giunto qui, cioè a Chiasso alle 10.30, nella relazione di minoranza diventa `è giunto a Milano”, creando così una sequenza distorta che produce un dato temporale non corrispondente al vero.
A questo punto, basandoci sull`unico dato ufficiale, possiamo certamente affermare che Kram ha mentito sul suo alibi. Ma gli autori della scoperta sono andati oltre. Una volta appurato l`esatto orario in cui Kram è stato sottoposto a perquisizione e l`orario in cui è salito a bordo del treno che lo avrebbe condotto a Milano, hanno cercato di capire se effettivamente Kram avesse il tempo di raggiungere Firenze ad un`ora accettabile affinché trovasse un alloggio. In definitiva Kram, giungendo a Milano alle 13 circa, avrebbe avuto la possibilità di salire `su ben 16 treni che gli avrebbero permesso di raggiungere Bologna e da qui, con altre 9 coincidenze utili, giungere a Firenze entro le 23.08 del 1 agosto`.
Quindi Kram mente; il suo alibi crolla. Si arriverà a capire perchè Kram fornisce un alibi falso? Una cosa è certa: quando si fornisce un alibi falso, qualcosa da nascondere c`è. Ma cosa ci nasconde Kram? I sospetti che abbia preso parte alla strage di Bologna e che quindi questa non sia di matrice neofascista, a questo punto, cominciano a diventare solidi. Al momento sono solo sospetti, ipotesi, nulla di più; è giusto però che le autorità competenti facciano luce. La vicenda, intanto, come accennato, è giunta in Parlamento con una interpellanza dell`On. Raisi di AN indirizzata ai Ministri dell`Interno e della Giustizia. L`11 ottobre c`è stata la discussione alla Camera dei Deputati, ma le risposte del sottosegretario Scotti, in rappresentanza del governo, sono state a dir poco confusionarie e per certi versi fantasiose. Raisi chiedeva sostanzialmente chiarezza su questi punti: su quali elementi il sottosegretario ha basato la sua risposta ad un’interpellanza del 25 gennaio scorso, nella quale riferiva dello stesso telex trascritto nella relazione di minoranza della commissione Mitrokhin; se risulta che Kram avesse uno o più bagagli con se all`atto della perquisizione a Chiasso; se vi sono tracce della presenza da Kram a Firenze e più in generale in Italia dal giorno della strage in poi. La risposta più chiara, e che non produce conseguenze, è stata data in riferimento alla presenza di Kram a Firenze e in Italia dal 2 agosto 1980. Dagli atti risulta che Kram a Firenze non c`è mai stato e non vi è alcuna traccia di Kram in Italia dopo la strage. Insomma: Kram doveva andare a Firenze, ma a Firenze ritardi o no non c`è mai stato e per giunta, dopo la `sosta obbligata` a Bologna, in Italia si perdono le sue tracce. Ma è il telex a mandare in confusione -almeno speriamo che di questo si sia trattato – il sottosegretario Scotti; infatti, quando ha dovuto spiegare su quali elementi si basa la famosa trascrizione erronea del telex, è arrivato addirittura a fornire, fra un equivoco e uno scambio di treni, fra un’imprecisione e un po’ di superficialità, una versione sull`ingresso di Kram in Italia nuova di zecca. Secondo il delegato del Governo, mettendo orari e treni al posto giusto ne deriva che Kram entra in Italia con il treno 307 delle 12.08 e su questo viene fermato e perquisito. Ogni ulteriore commento crediamo sia superfluo, telex originale alla mano la storia è un`altra. Certo è che Scotti l`ha sparata grossa, ma da Raisi nessuna reazione; avrà i suoi buoni motivi. Ma la cosa più sconcertante si materializza quando il sottosegretario alla giustizia spiega che, agli atti, risulta che Kram al momento della perquisizione a Chiasso, aveva con se soltanto una lettera manoscritta e ulteriori notizie in merito non si possono ottenere perchè il fascicolo su Kram è stato distrutto nel 1997, in seguito all`entrata in vigore dell`accordo di Schengen, considerando a quel punto Kram come normale cittadino della comunità europea e non più sottoposto a particolari controlli. In pratica la spiegazione di Scotti sulla distruzione del fascicolo, ci fa pensare che con l’entrata in vigore degli accordi di Schengen, ci si ritrova puliti e lindi come normali cittadini, anche se il curriculum personale-criminale dice il contrario: ci chiediamo a questo punto perché, con l’entrata in vigore dei su citati accordi di Schengen, “emeriti cittadini” come Provenzano e Riina, solo per citarne due tra criminali e terroristi nostrani, non siano state ripulite anche le loro di fedine, distruggendo i fascicoli contenenti informazioni sui due capi mafia, giacchè Scenghen, come dovrebbe essere per la legge, “è uguale per tutti”. Come ha poi fatto notare Raisi nella replica, non è possibile che il fascicolo relativo ad un terrorista internazionale latitante, venga distrutto in seguito all`accordo di Schengen. Insomma dalla risposta del Governo sono arrivati nuovo fumo negli occhi e nuove ombre sulla strage di Bologna.
La distruzione del fascicolo su Kram che però, stando alle parole di Raisi, si ferma stranamente a poche settimane prima della strage, l`alterazione o la leggerezza commessa nella trascrizione del telex, la nuova versione del sottosegretario che colloca la perquisizione sul treno 307, sono tutte coincidenze strane che vanno in un`unica direzione. Non è difficile capire quale. Raisi conferma lo stesso sospetto, auspicando un`azione della Procura di Roma tesa a comprendere perchè mai un fascicolo relativo ad un terrorista internazionale venga distrutto, al momento inspiegabilmente. Un particolare importante: l’errore di trascrizione del telex, viene imputato da Scotti, come distrazione della Procura della Repubblica di Bologna. Di male in peggio.

A questo punto dobbiamo dare merito a chi ha scoperchiato la pentola e lo facciamo intervistando Gabriele Paradisi e Francois de Quengo de Tonquédec.
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Merito a chi merita
Paradisi lei e i suoi collaboratori siete i protagonisti di una clamorosa scoperta che in questi giorni è finita anche in parlamento. Come e perché avete cominciato a studiare i documenti sulla strage di Bologna?
Giustamente lei ha citato subito i miei amici Simona, Alberto, Enrico e François (rigorosamente citati in ordine di genere e poi alfabetico), che nelle vicende degli ultimi mesi hanno giocato un ruolo di primordine.
Noi, qualcuno parla del “gruppo dei 5”, ci siamo conosciuti in rete in maniera del tutto spontanea, grazie al blog CieliLimpidi che ebbi l’idea di costituire esattamente due anni fa (il 21 ottobre 2005).
Fin dai primi giorni di vita del blog mi capitò di intraprendere un confronto-scontro `all`arma bianca`, senza esclusione di colpi, con il senatore Paolo Guzzanti, il quale essendo allora presidente della “Mitrokhin” è facile intuire come ben presto il terreno di discussione tra noi finì per essere quello dei lavori di tale Commissione. È dunque naturale che abbia finito per occuparmi di tutti i “misteri” italiani in qualche modo trattati in quella sede.
Va poi detto che io vivo a Bologna (quasi ininterrottamente) dal 1978. Ho scelto questa città per me e per i miei figli. La tragedia della strage l’ho vissuta da vicino (vi perse la vita anche una ragazza della mia età che conoscevo). Lei parla di “clamorosa scoperta” riferendosi alla vicenda di Kram e dei treni.
Sono d’accordo. Credo che sia un episodio di estrema gravità, che non ha avuto il giusto risalto nei media e non so nemmeno se ne avrà, pur essendo consapevole che la “risposta” del sottosegretario alla giustizia Luigi Scotti all’interpellanza di Raisi, più che chiarire certi aspetti ha aperto altri inquietanti scenari.
Nel nostro paese c’è una democrazia incompiuta, purtroppo non sembra ancora giunto il tempo di rendere pubbliche certe “clamorose scoperte” che in realtà non sono nemmeno più un segreto vero e proprio e neppure ben custodito.

François, lei è il principale scopritore delle alterazioni o leggerezze presenti sul telex di ingresso di Kram in Italia. Ci spiega in maniera chiara cosa è successo?

Per rendere la cosa più comprensibile parto dai dati certi: Kram sale sul treno 201 “Holland Italien Express” a Karlsruhe (Germania) alle 3.41, arriva a Chiasso alle 10.30 del mattino, viene sottoposto a perquisizione, durante la quale indica come sua destinazione in Italia Milano, al termine della perquisizione Kram viene fatto salire sul treno 307, che parte da Chiasso alle 12.08, con il quale giunge a Milano nel primissimo pomeriggio. Da li prosegue, in orario sconosciuto, per Bologna, dove si registra in albergo dopo la mezzanotte.
Il telex che anche voi avete pubblicato e gli orari dei treni parlano chiaro, senza alcuna possibilità di equivoco.
La versione presente sul documento conclusivo della minoranza in Commissione Mitrokhin invece da una versione di quel telex molto più confusa e con delle evidenti manipolazioni:
“1° agosto 1980. Il capo dell` Ufficio sicurezza Chiasso Frontiera, Emanuele Marotta, a mezzo telegramma, informa Polintemi, Polzona, questure di Roma, Milano, Como che Kram è entrato in territorio italiano. Il dirigente riferisce che `con il treno n. 307, alle ore 12,08 legali, Kram è entrato in Italia diretto a Milano; è munito di Carta d`identità tedesca nr. G7008331 rilasciata a Bochum 25.3.75; è stato sottoposto a perquisizione con esito negativo. È giunto a Milano con treno nr. 201 delle ore 10,30 legali proveniente da Karlsruhe`. Kram, quindi, proveniente da Karlsruhe, varca la frontiera italiana alle `12,08 legali` del 1° agosto, diretto a Milano, ed è identificato e sottoposto a perquisizione come prevede l`iscrizione del suo nominativo in Rubrica di frontiera”.
Come si può vedere, il treno che in realtà ha portato Kram dalla Germania al confine diventa quello che lo ha portato a Milano, mentre il treno che riparte da Chiasso alle 12,08 diventa quello che lo ha portato fino al confine dove è stato perquisito (l’inversione è chiarissima, visto che in nel telex originale, scritto a Chiasso, parlando del treno 201 si dice “est qui giunto”, mentre il documento della minoranza dice “E’ giunto a Milano”, sempre riferito allo stesso treno) . Visto che è ovviamente impossibile salire a Chiasso su un treno alle 10.30 se si è arrivati alle 12.08 la conclusione logica a cui si arriva è che il treno parte da Karlsruhe alle 10,30. Io stesso, prima di trovare gli orari dei treni, mi ero convinto di questo, e cercavo gli orari per scoprire l’ora di arrivo a Milano, quando li ho trovati ho capito che le cose non stavano così. Se l’orario fosse stato quello che si immagina leggendo questa versione del telex, Kram sarebbe giunto a Milano alle 18.30 circa, orario che avrebbe reso plausibile “l’alibi” che Kram stesso ha spiegato nell’articolo pubblicato dal “Manifesto”, a supporto del quale cita proprio il documento della minoranza. Resta da capire il perché della riscrittura di un telex presentato invece come testuale, fatto grave a prescindere, e resta da capire l’origine dell’interpretazione errata degli orari data al governo, secondo il sottosegretario Scotti, dai magistrati di Bologna che hanno aperto un fascicolo su Kram e che è identica a quella a cui si arriva leggendo il documento della minoranza.

François come mai si è occupato di questo caso in particolare?
“Ho sempre avuto la passione per la ricerca e l’approfondimento su tutti fatti che hanno segnato la vita di questo paese, quindi non c’è un interesse specifico, né tanto meno politico dietro la scelta di occuparsene.
E’ un caso di cui il blog con il quale collaboro si era già occupato con altri articoli, il titolare mi aveva chiesto di fare un articolo sui depistaggi. In contemporanea con questa idea è uscito l’articolo sul Manifesto con le dichiarazioni di Kram sul suo soggiorno a Bologna e abbiamo deciso di analizzare anche quelle”

Paradisi, in che modo siete riusciti ad ottenere i documenti oggetto dello studio?
Su questo punto ritengo di dover mantenere una comprensibile riservatezza. Ogni giornalista ha il diritto di tenere segrete le proprie fonti e noi, oggettivamente in questo momento, stiamo facendo giornalismo e informazione. Anche per conto di quei professionisti che nei luoghi istituzionali preposti (giornali e TV) oggi non lo stanno facendo.
È vero che ci siamo appoggiati a “documenti” perché crediamo che ogni ricerca seria non possa prescindere dal “reperto” originale, ma di fatto non abbiamo utilizzato nulla di segreto o di riservato. Abbiamo utilizzato e messo a confronto solo ciò che tutti possono, magari con una certa fatica di reperimento, consultare. Di nostro ci abbiamo messo il buon senso, il ragionamento e la serietà. Una cosa però la posso dire senza nessun problema. Il senatore Paolo Guzzanti è completamente estraneo alla vicenda dei “treni”. Addirittura, vista la sua “plateale indifferenza” nei nostri confronti, da quasi l’impressione di non averne colto l’esatta gravità.
Ma forse il suo essere così defilato esprime solo un’opportuna posizione di correttezza che condivido.

Siete stati contattati da Raisi?
Ho ricevuto una telefonata di ringraziamento da parte di Enzo Raisi qualche giorno dopo la presentazione dell’interpellanza urgente. Si è complimentato che un cittadino (espressione di cui vado orgoglioso) abbia dato un contributo alla ricerca della verità. Non lo conoscevo personalmente e non l’avevo mai incontrato prima.

In un certo senso avete fatto voi il lavoro che invece spetta alle autorità preposte. Non le sembra paradossale?
Io credo nella democrazia partecipata. Ogni cittadino deve dare il suo apporto. Oggi grazie alla rete tutto è più semplice. Noi, con il nostro umile lavoro, abbiamo semplicemente dimostrato che i documenti, le testimonianze su una determinata vicenda per quanto oscura e delicata, esistono e volendo sono accessibili a tutti coloro i quali vogliano trovarli e soprattutto vogliano vederli. Da qualche parte qualcuno ha già scritto o ha già parlato di una determinata cosa. Basta cercare, interpellare le persone giuste e le “verità nascoste” d’incanto possono emergere. Occorre solo una grande pazienza, tenacia, meticolosità e intelligenza. È qui che è venuta fuori tutta la forza del gruppo. Ognuno di noi ha dato un contributo in base alle sue specifiche competenze e sensibilità.
Da qualcuno siamo stati accusati di essere di “destra”. Ammesso che questa categoria oggi abbia ancora un senso posso dirle che se pesassimo il gruppo dei 5 la bilancia penderebbe forse un po’ di più a “sinistra”.
Noi abbiamo portato avanti la nostra ricerca senza pregiudizi andando a fondo laddove riscontravamo cose che non ci tornavano, non fermandoci mai, nemmeno quando ciò sembrava mettere in crisi i luoghi comuni a cui noi stessi crediamo o abbiamo creduto per anni.
Onestà intellettuale prima di tutto. Onestà che purtroppo oggi vedo poco diffusa laddove si produce l’informazione che alimenta le masse.

Dopo i risultati delle vostre ricerche siete stati contattati anche dalla parte politica che ha commesso certe leggerezze?
Purtroppo no. Per ora nessuno ci ha contattato, ma quel che è peggio è che nessuno di coloro che abbiamo contattato noi ha accettato di risponderci e di confrontarsi.
Questa è una cosa che mi fa molto male. Ho riscontrato una chiusura totale da parte di una certa area politica nella quale peraltro idealmente mi riconosco. È un silenzio altezzoso che non posso condividere. Credo che quel silenzio di cui dicevo non sia in realtà casuale o dovuto a orgogli feriti, ma sia necessario per oscurare quanto è emerso ed emergerà.

Paradisi, c’è qualcosa che vuole dire che non le abbiamo chiesto?
“Noi non abbiamo risolto nessun caso giudiziario né abbiamo trovato il vero colpevole o cose di questo genere.
Sarà eventualmente compito della magistratura, se verrà investita di questa incombenza, accertare le effettive responsabilità del signor Thomas Kram.
Noi abbiamo solo scoperto che in uno snodo delicato di una certa tragica vicenda italiana, sono state operate da qualcuno delle “omissioni” e che una certa pista sicuramente degna di attenzione, vuoi per leggerezza, sufficienza, inettitudine o peggio, non è stata a suo tempo adeguatamente battuta.
Noi abbiamo solo scoperto che ancora oggi quella pista non vuole essere per nulla battuta da certe persone che oltretutto tacciano di depistaggio chi ne parla, e questo, con gli elementi che stanno emergendo, ci sembra del tutto incomprensibile e del tutto inaccettabile”
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Condividiamo pienamente, ed essendo sempre attenti nel ricercare notizie che troppo spesso sono sottaciute, evidentemente per scelta delle redazioni, era nostro dovere dedicare il giusto spazio a una vicenda come quella della Strage di Bologna che continua a mostrare lati molto oscuri. Del resto noi facciamo informazione, non comunicazione come spesso accade nel mondo dei media.
Nessuno cerca di cambiare la storia, ma chiarire le situazioni ombrose è un obbligo. Siamo voluti andare più a fondo nelle questione, intervistando il relatore di Minoranza della Commissione Mitrokhin, l’onorevole Bielli, per conoscere il suo pensiero e chiedere come mai ci siano degli errori di trascrizione nel telex. Ci siamo presi la briganoi di contattare la parte politica che avrebbe compiuto le leggerezze.
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On. Bielli, strano ma vero, alcuni bloggers, grazie ai quali l’ On.Raisi ha presentato un’interpellanza al sottosegretario Scotti, hanno scoperto che l’alibi di Kram è un po’ traballante. Nel senso che lui sostiene essere giunto a Bologna per il ritardo acquisito a causa dei controlli doganali, mentre la sua meta era prima Milano e poi Firenze. Dal telex originale risulta però che Kram avrebbe avuto tutto il tempo per raggiungere questi posti negli orari da lui previsti. Lei cosa ne pensa di questa novità?

Ma, io penso che c’è della gente che non vuole accettare le verità processuali, e tutto e buono pur di fare della confusione. La vicenda di Kram è una vicenda conosciuta è una vicenda che era stata appurata durante le indagini nella fase processuale. Noi sappiamo quando è arrivato Kram, come e quando e si presume di sapere anche quando sia tornato via da Bologna. E’ tanto cero che noi sappiamo queste informazioni sulla base di dati che ci danno le nostre forze di sicurezza nel senso che quando Kram arriva in Italia noi abbiamo che viene fermato alla frontiera, che gli prendono i documenti viene riconosciuto, abbiamo il biglietto che ha utilizzato per arrivare in Italia .Nessuno nega che Kram sia stato a Bologna, sappiamo che è giunto verso le 24.00 24.30 e non sappiamo esattamente l’ora quando è ripartito da Bologna, questo è vero. Però la cosa che a me da da pensare, è un’altra che è la cosa vera. Ma insomma, uno che, non dico che sia l’attentatore della strage, ma uno che ha anche un minimo di rapporto con la strage si fa riconoscere? Viene con i suoi documenti? Lascia traccia che è stato vicinissimo a dove si è svolto una strage di quelle dimensioni? E’ questa la questione a cui quelli che dicono tante cose su Kram dovrebbero rispondere. Kram era in grado di falsificare i documenti e arriva in Italia proprio con il suo originale?.

Però, si potrebbe anche insinuare che, trattandosi comunque di un evento eclatante e quindi di una strage presumibilmente organizzata nei minimi particolari, si potrebbe parlare di una specie di depistaggio pre-organizzato il fatto di farsi riconoscere a Bologna. In modo da portare proprio la giustificazione del riconoscimento nel caso si viene coinvolti nella strage.
Si ma se non ci fossero state queste tracce chi avrebbe mai citato Kram, è un nome che non sarebbe mai apparso.
Insomma. Kram è legato a Carlos che è legato ai Palestinesi del FNLP ed è stata una pista seguita, forse poco, ma a questa pista si è fatto riferimento.
Non mi risulta che Kram fosse legato a Carlos e via discorrendo… Solamente Raisi continua a stare attaccato a questa roba qui, forse si è fissato un po’.

Risulterebbe anche che Kram oltre ad essere un falsario di documenti e altro sia anche un esperto di esplosivi.

Questo non risulta assolutamente agli atti della commissione. E’ una pura invenzione. Mentre non è un invenzione per esempio il fatto che dai documenti risulta che il gruppo Carlos ha avuto perfino rapporti con dei personaggi ex nazisti da cui acquisiva armi. Per cui c’era un rapporto di questo tipo nel senso che il gruppo Carlos, al quale, ripeto non appartiene Kram, in ogni caso aveva avuto dei contatti con persone legate agli ambienti dell’estrema destra, e aggiungo che c’è perfino un altro documento che per quanto riguarda Kram risulterebbe alle forze di sicurezza, adesso non voglio dire una bugia nel senso che non ricordo se italiane, ma giurerei che sono quelle italiane, che risulta un uomo della destra.

Addirittura…

Si, è scritto anche nella nostra relazione.
Nella risposta del sottosegretario Scotti all’interpellanza di Raisi, quando è andato ad analizzare la parte del telex che è contestata, Scotti ha portato il momento della perquisizione di Kram sul treno con il quale era appena entrato in Italia. Insomma una nuova versione, un’ulteriore interpretazione del telex. E, sinceramente il telex originale parla chiaro. Stabilisce chiaramente gli spostamenti di Kram. E Kram però basa proprio su queste forzature il suo alibi.

Io parlo degli atti della commissione, di quelli di cui io sono a conoscenza e l’atto della commissione che fa testo è il documento della polizia di frontiera. Io voglio ragionare con gli atti della polizia di frontiera, che sono loro che testimoniano quando l’hanno intercettato e quindi quando l’hanno perquisito, Kram può dire quello che gli pare, io credo che sia l’atto della polizia di frontiera che faccia testo.

Ma secondo lei non è strano che Kram dice di esser giunto in Italia alle 12 circa e poi perquisito e su questo basa il ritardo che gli ha impedito di arrivare a Milano e quindi a Firenze, mentre il telex originale dice tutt’altro e cioè che Kram viene fermato e perquisito alle 10.30?

Si ma cosa cambia rispetto ai fatti del primo agosto. Che lui arrivi un ora prima o un ora dopo, a parte che siamo a distanza mi pare molto lontana, cambia qualcosa rispetto al quadro di cui stiamo parlando?

Ma perché Kram quando fornisce il suo alibi in sostanza mente? Questo è il punto. E si affida alla relazione di minoranza.

Io non voglio sapere perché dice una bugia, io dico solo una cosa. Kram, per quanto mi riguarda poteva stare a Bologna a Firenze da qualsiasi parte, abbiamo il dato che è a Bologna, poteva essere anche a Firenze ovviamente. In ogni caso siccome è un uomo che in qualche modo viene monitorato il discorso su Bologna che è arrivato un ora prima o un ora dopo non mi sembra una cosa assolutamente importante. Se per Raisi è importante lo lascio definire a lui a me sembra una sciocchezza.

Questa vicenda del telex è importante perché Kram si affida alla versione data nella relazione di minoranza e su questo basa sostanzialmente il suo alibi. In sostanza lui mente basandosi sul rapporto che è stato trascritto nella relazione di minoranza. Che non combacia assolutamente con il telex originale.

Dove sta il fatto che mente se è arrivato a Bologna casualmente, l’unica cosa certa che abbiamo è che lui va in albergo intorno a mezzanotte, mezzanotte e mezza. Se ci fosse andato alle dieci cambiava qualcosa?

No,il fatto è un altro. Perché Kram si prende la briga di inventare un alibi se non ha nulla da nascondere.

Ma senta, l’alibi lui ce l’ha. Io so che molti di voi, in questo problema che dovete a tutti i costi dimostrare che in questa faccenda di Bologna si sta tornando fuori ancora con le vecchie teorie, ormai le conosco anche abbastanza bene, però aggiungo su questa questione la cosa che fa testo è l’alibi che si deve dare Kram o quello che noi sappiamo? Perché noi dobbiamo fare i conti con i dati certi e acquisiti. Kram potrebbe dire una bugia o potrebbe dire la verità, il problema vero è che questo noi non siamo in grado di appurarlo se non con fatti acclarati. Il fatto acclarato è quello che noi abbiamo quando viene visto e viene monitorato dalla polizia di frontiera, e quando si trova a Bologna in cui lascia non solamente traccia ma si presenta con un suo documento originale. Dove sta il problema se lui dice che è arrivato un ora prima o un ora dopo oppure perché ha perso un treno. Io capisco che ci si può attaccare ad ogni piccola cosa. Ma mi sembra che dovremmo essere seri quando parliamo di cose di questo tipo.

Siamo certamente seri. Lei ha potuto leggere il telex originale. Come mai nella trascrizione presente nella vostra relazione ci sono errori grossolani sugli orari dei treni che alla fine vanno a combaciare perfettamente con la versione di Kram?
Su questo dato degli errori grossolani mi sembra una cosa un po’ strana. Vedo che ritorna su questa questione. Io faccio riferimento al dato della polizia di frontiera. Noi abbiamo l’orario in cui viene fermato e mi pare che l’orario è 12.05.
Ma non è così. Viene fermato alle 10,30.
Io ho questo.
Ma se è scritto sul telex?
Ripeto io ho questo. Avevamo anche il biglietto in cui era indicato che partiva da Karlsruhe e veniva a Milano, a Firenze non ricordo bene. Per cui noi abbiamo lavorato su dati certi, questo discorso del telex è una di quelle questioni che bisognerebbe a questo punto metterci lì guardarci, analizzare. Ma ripeto, per quanto mi riguarda mi sembra assolutamente privo di qualsiasi importanza rispetto ai fatti perché la cosa certa è che noi abbiamo la certezza del biglietto da quando è partito dalla Germania, il fatto che è fermato dalla polizia di frontiera, il fatto che viene in Italia, il fatto che poi ce lo ritroviamo la notte del primo agosto a Bologna. Poi dentro questi fatti acclarati qual è il dato che mi deve turbare e su cui dovrei indagare di più? E’ questo che non capisco.

Non un dato poco importante però, la versione rilasciata da Kram crea molti dubbi. Comunque io volevo sapere perché voi nella relazione di minoranza non avete riportato il telex originale.

Mi sembra che stia dicendo una cosa non vera. Noi abbiamo riportato le cose che sono sembrate le più significative, ci sono forse altre cose che non abbiamo riportato, abbiamo riportato quelle che ci sembravano le verità acclarate. Io ho presente quando guardai un po’ quei documenti e mi pare che riportammo tutto in maniera molto netta e precisa. Come riportammo tutto rispetto ad altro sempre nella vicenda di Bologna, su questo famoso discorso riferito ad Abu Saleh che riguardava i palestinesi. Noi abbiamo riportato tutto quello che c’era da riportare, abbiamo cercato di inserirli in una logica, in un ragionamento logico che spiegasse il perché di certi fatti. Come ad esempio riportammo il discorso di Giovannone, il patto che Giovannone ci disse che era stato fatto fra italiani e palestinesi secondo cui nel nostro Paese fino a giugno dell’81 i palestinesi e gli italiani si vantavano del fatto che non c’erano stati attentati compiuti dai palestinesi nel nostro paese. Abbiamo riportato quelle che ci parevano le cose evidenti, questo discorso che mi pone lei mi sembra di attaccarsi a un qualcosa che mi sembra così risibile. Non ne capisco la ragione.

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Per completare il lavoro non potevamo non contattare, porgendo alcune domande a Gianpaolo Pelizzaro, giornalista investigativo e di inchiesta, redattore del mensile `Area`, che ha lavorato come consulente tecnico per le commissioni di inchiesta sul terrorismo e le stragi e sul dossier Mitrokhin, che si è occupato personalmente delle ricerche per conto della commissione anche sulla Strage di Bologna.

Pelizzaro, lei è stato consulente della Commissione Mitrokhin per la quale ha prodotto, insieme a Lorenzo Matassa, una relazione sul gruppo Carlos, quindi conosce molto da vicino le vicende legate al terrorista Thomas Kram, sul quale grava il sospetto che avrebbe avuto un ruolo nella strage di Bologna del 2 agosto 1980 a causa della sua presenza sul luogo della strage. Nelle ultime settimane, grazie al lavoro di alcuni bloggers, si sono scoperte sostanzialmente due cose: l`alibi di Kram è falso; e la sponda al falso alibi è fornita dalla erronea, o forse alterata, trascrizione del telex, inviato da Chiasso al suo ingresso in Italia, presente nella relazione di minoranza in Commissione Mitrokhin. Lei come inquadra questa vicenda?

Le scoperte degli amici del blog di Gabriele Paradisi sono sorprendenti e gettano una luce inquietante su molti aspetti della ricostruzione legata all`arrivo di Thomas Kram il 1° agosto 1980 e, soprattutto, dell`alibi dell`estremista tedesco per il giorno della strage di Bologna. Non vi è dubbio che alcuni documenti, da me ritrovati nel 2005 e acquisiti agli atti della Commissione Mitrokhin, siano stati manipolati nel contenuto e che tali manipolazioni abbiano, direttamente o indirettamente, permesso a Kram di mentire nella sua intervista concessa al quotidiano `Il Manifesto` e pubblicata il 1° agosto scorso. La cosa sconcertante è che vi sia ancora qualcuno, a distanza di tanti anni da quell`orribile evento, che continua con singolare zelo a congedare interpretazioni maliziose di atti (come il noto telex del dirigente del posto di polizia di frontiera di Chiasso, datato 1° agosto 1980) fondamentali per ricostruire cosa realmente accadde a Bologna quel sabato 2 agosto 1980.
Si tratta di una manipolazione o di una banale leggerezza?
Per quanto mi riguarda siamo di fronte ad una manipolazione oggettiva (se frutto di dolo o sciatteria, questo non lo so) del testo di un atto di polizia citato fra virgolette che, di fatto, ha permesso al diretto interessato (Kram) di mentire. Ma, a conti fatti, queste alterazioni hanno avuto un risvolto positivo: e cioè, hanno fatto uscire allo scoperto il tedesco dopo la sua misteriosa riapparizione in Germania tra novembre e dicembre del 2006 (dopo 26 anni di irreperibilità e clandestinità e venti di latitanza) con una intervista-scoop grazie alla quale abbiamo potuto scoprire che il suo arrivo in Italia il 1° agosto 1980 e la sua presenza a Bologna il giorno della strage non sono eventi casuali. Si tratta di un dato storico di straordinario interesse.

La vicenda del telex è giunta anche in Parlamento. Il 2 ottobre scorso, l`on. Enzo Raisi e altri 35 deputati hanno presentato un`interpellanza urgente ai ministri dell`Interno e della Giustizia, chiedendo che fosse fatta chiarezza sugli spostamenti di Kram a partire dal suo ingresso in Italia. Nella risposta dell` 11 ottobre, il sottosegretario alla Giustizia Luigi Scotti addirittura fornisce una nuova interpretazione degli spostamenti di Kram, sistemando l`identificazione e la perquisizione sul treno partito da Chiasso e diretto in Italia, avvalorando quindi ancora l`alibi di Kram. Siamo di nuovo di fronte ad una interpretazione erronea del telex? Non le sembra curioso che questo telex, oggettivamente molto chiaro, da qualcuno continui ad essere interpretato anziché compreso per quello che effettivamente dice?
Ripeto: lo zelo con il quale, in varie riprese e da parte di più soggetti, si continui a fornire maliziose interpretazioni del telex della polizia di Chiasso del 1° agosto 1980, relativo all`arrivo di Kram in Italia, è la dimostrazione di quanto questa vicenda rappresenti una pietra d`inciampo nella versione ufficiale degli eventi che hanno colpito Bologna quel sabato 2 agosto 1980. Mi pare inverosimile che il sottosegretario alla Giustizia, dott. Luigi Scotti, magistrato leale e competente che ha presieduto il Tribunale di Roma per tanti anni, abbia voluto fornire – anche lontanamente, con la sua risposta fornita al Parlamento – un qualche sostegno all`alibi (peraltro già ampiamente smentito dalle attività di indagine svolte brillantemente dalla Digos di Bologna) di Thomas Kram. Credo che il problema risieda altrove: nella mentalità e in una certa incapacità di alcuni settori della pubblica amministrazione ad accettare il contraddittorio e ammettere, serenamente, di aver commesso un errore. Il groviglio di interpretazioni, dati e circostanze (molte delle quali non veritiere) nel quale il governo si è cacciato la dicono lunga su questa brutta abitudine tutta italiana. Al governo, così come alle più importanti cariche dello Stato, non è permesso mentire, mentre è comprensibile giustificare un loro errore. L`allarme scatta quando troppi errori si concentrano su una singola questione. Non vorrei che il caso Kram sia uno di questi per i quali dovremmo iniziare a preoccuparci. Da parte mia, visto che ho lavorato a lungo sui documenti e ho, insieme con l`amico Matassa, studiato a fondo la materia, resto fiducioso, soprattutto perché i documenti fondamentali e le testimonianze più importanti sono ormai state trovate, archiviate e acquisite formalmente non solo dal Parlamento, ma anche dall`autorità giudiziaria. Sarà difficile, a questo punto, cancellare, eliminare o insabbiare.
Kram, dalle ricerche effettuate e dai documenti visionati dalla Commissione Mitrokhin, risulta essere stato membro a pieno titolo del gruppo Carlos e quindi collegato al terrorismo palestinese, in particolare all` FPLP. Da qualche tempo si parla anche di un misterioso `patto` stipulato sulla parola fra Italia e l`FPLP, secondo il quale il nostro Paese, in cambio di una sorta di distrazione sul passaggio di materiale esplosivo sul nostro territorio, riceveva la garanzia d`immunità da attentati di matrice palestinese. Considerando effettivamente esistito questo patto e considerando l`alibi di Kram falso, data la sua appartenenza al gruppo Carlos si può ipotizzare che la strage di Bologna sia un atto di rappresaglia messo in atto per una possibile rottura dell`accordo con i palestinesi?
Nella relazione da me elaborata insieme al dott. Matassa e depositata in Commissione Mitrokhin il 23 febbraio dello scorso anno abbiamo cercato di spiegare – per la prima volta senza condizionamenti ideologici o di parte e, soprattutto, sulla base di un ragionamento logico coerente ai dati disponibili – il possibile movente per la strage di Bologna. Lei ha citato l`esistenza di un `patto` di mutua assistenza, di certo ormai non più misterioso, tra le autorità italiane e la dirigenza palestinese sia dell`allora Olp di Arafat che del Fronte popolare per la liberazione della Palestina di Wadea Haddad e George Habash. Nel documento che abbiamo congedato e fornito al Parlamento vi sono tutti i passaggi logici, fattuali e documentali utili per ipotizzare che l`attentato del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna sia da considerare un atto di ritorsione (per il quale non era necessaria una rivendicazione pubblica, non trattandosi di un`azione dimostrativa come invece altre compiute dal terrorismo arabo-palestinese) nei confronti delo nostro Paese, ritenuto `colpevole` non tanto per non aver rimesso in libertà il responsabile dell`Fplp in Italia, Abu Anzeh Saleh (a sua volta contatto di Carlos a Bologna sin dai primi anni Settanta), ma proprio per aver violato quegli accordi segreti assunti su iniziativa dell`allora ministro degli Esteri Aldo Moro all`indomani della strage di Fiumicino del 16 dicembre 1973. La violazione dell`accordo, intesa dalla dirigenza palestinese e soprattutto dal Comitato centrale dell`Fplp di Habash (che proprio in quel periodo aveva riallacciato rapporti logistico-militari con Carlos e la sua organizzazione), fu aggravata dalla posizione intransigente del nostro governo dell`epoca, presieduto da Francesco Cossiga, di certo molto meno sensibile alla causa palestinese (con al centro l`imbarazzante questione libica), e per contro impegnato in un importante riavvicinamento agli interessi degli Stati Uniti, di Israele e della Nato. Questo è un dato storico acquisito e ben documentato anche nelle memorie dell`allora ambasciatore statunitense in Italia, Richard N. Gardner. Il corto-circuito (come peraltro spiegato in modo sublime dall`ex senatore Francesco Mazzola nel suo libro I giorni del diluvio, ristampato di recente per i tipi della Aragno editore) vi fu tra la posizione dell`allora premier e settori dei nostri servizi segreti militari, i quali ritenevano ancora in vigore l`accordo con il terrorismo palestinese, nonostante la morte di Aldo Moro il quale, finché fu in vita, operò in veste di garante del medesimo patto. Lo scontro e la paralisi diplomatica e operativa che seguì a queste travi divergenze in sede istituzionale credo fu fatale per il nostro Paese. L`attentato a Bologna richiamò tutti ad una cinica realtà. E non è un caso che Saleh, il giordano di origini palestinesi arrestato a Bologna otto mesi prima dell`attentato, sia stato l`unico ad essere stato liberato un anno dopo la strage, mentre gli altri suoi tre coimputati per il traffico dei missili terra aria Sam7 Strela rimasero in carcere durante tutti i gradi di giudizio. Anche in questa vicenda, dallo studio dei materiali acquisiti per la Commissione Mitrokhin, abbiamo scoperto tracce significative relative agli interessi libici nell`intrigo internazionale che legava Saleh al gruppo Carlos e al traffico di armi che dal Medio Oriente arrivava in Europa, attraverso l`Italia. La compessità del caso è incarnata nel ruolo dello scomparso colonnello Stefano Giovannone, capo stazione del Sismi a Beirut, uno dei più leali e indomabili sostenitori della causa palestinese, nello stesso tempo iscritto alla loggia massonica P2…
Tornando alla vicenda Kram e del suo ingresso in Italia, in sede di perquisizione oltre al biglietto ferroviario, sembra che sia stata acquisita una lettera in suo possesso, nella quale ci sarebbero spiegati i motivi del suo viaggio in Italia.Lei che ha potuto visionare i documenti relativi a Kram, ci può dire qualcosa sul contenuto della lettera e, se questo conferma o meno il motivo del viaggio che Kram stesso spiega nell`intervista al Manifesto dell`agosto scorso?
A questa domanda preferisco non rispondere. Le posso soltanto dire che anche quell`ultimo passaggio da lei rievocato e citato da Kram nella sua intervista al “Manifesto”, come motivo alla base del suo arrivo in Italia il giorno precedente l`attentato, è stato risolto e smascherato. E questo sempre grazie allo splendido lavoro che sta facendo la Digos di Bologna. Ora l`interrogativo principale al quale occorre fornire una risposta è: perché Kram mente?
La vicenda oggetto di quest`intervista sta avendo poco risalto mediatico, al momento l`unica testata importante a diffusione nazionale che ha riportato la notizia è stata il Giornale. Leggendo però come è stata riportata la vicenda, non è difficile affermare che sia stata fatta, ancora una volta, quantomeno della confusione. Oltretutto, la ricostruzione di come lei ha scoperto i documenti relativi a Kram sembra surreale. Cosa ci può dire in proposito?
Sull`articolo del Giornale, pubblicato il 20 ottobre, non ho nulla da aggiungere rispetto a quello che ho scritto nella mia richiesta di rettifica inviata al neo direttore Mario Giordano (mai apparsa sul quotidiano, fino a quando è stato chiuso questo numero di Liberoreporter, ndr). Un vero peccato che l`intervento del quotidiano milanese si sia trasformato, non so bene perché, in un esempio di giornalismo sciatto e negligente. Confesso che la materia è ostica, ma credo che gli elementi oggi a disposizione non lascino spazio ad ulteriori e inutili ricostruzioni fantasiose dei fatti.

Gaetano Baldi e
Nino Lorusso

Il file in pdf dell`inchiesta completa apparsa sul numero di Novembre 2007 di LiberoReporter, potete trovarlo a questo indirizzo (solo utenti registrati)
[url]http://www.liberoreporter.it/NUKE/downloads.asp?id=26[/url]

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