Battaglia al largo del Puntland. Le forze di sicurezza della regione semiautonoma somala hanno attaccato una delle gang del mare che operano al largo della Somalia. Sembra che i militari di Garowe abbiano assaltato i pirati somali che, il 16 luglio scorso, hanno catturato la petroliera degli Emirati Arabi Uniti, Giuba XX. L’attacco sarebbe avvenuto a terra e in mare. Un’azione che avrebbe fatto scaturire una vera e propria battaglia con violenti scambi di colpi tra le due parti. Le forze di sicurezza del Puntland avrebbero tentato, prima via mare, di strappare la preda dalle grinfie dei predoni del mare e poi, hanno attaccato il covo dei pirati a terra. In entrambi i casi i banditi del mare hanno respinto ogni assalto. Nave e uomini sono rimasti saldamente in mano alla gang del mare che li ha catturati. Il Giuba XX è ora alla fonda al largo della costa somala del Puntland di fronte al covo pirata di Garacad. La notizia del tentato blitz ha però, messo subito in allarme tutti facendo nascere i timori per l’incolumità degli ostaggi in mano ai predoni del mare. A bordo della nave catturata vi è un equipaggio di 16 marittimi:1 dello Sri Lanka, 5 indiani, 3 del Bangladesh, 1 sudanese, 1 del Myanmar, 1 somalo e 4 del Kenya. Per fortuna niente di drammatico è accaduto sia alla nave sia all`equipaggio. Le conseguenze di uno scontro con i pirati somali è uno dei principali motivi per cui in genere lo si evita una volta che questi hanno dirottato una nave commerciale. I timori sono tali che addirittura pur conoscendo i loro covi, situati lungo le coste del Puntland, la comunità internazionale non prova ad attaccarli. Dando in questo modo vita ad una moderna Tortuga dove i moderni filibustieri sanno bene che nessuno andrà mai a disturbarli. Gli scontri con i pirati somali rappresentano una seria minaccia per l`ambiente e per i lavoratori del mare che vi si trovano a bordo. Questo, in quanto è alta la possibilità che nel corso dell’assalto una nave, e ancor peggio, una petroliera possa rimanere danneggiata e versare parte del suo carico in mare e che uno o più marittimi possano essere colpiti dalle pallottole sparate. Iniziative del genere non sono nuove per le forze di sicurezza del Puntland. E’ noto a tutti la determinazione che anima il presidente del Puntland, Abdirahman Mohamud Farole a colpire e cercare di sconfiggere la pirateria marittima. Un analogo episodio si verificò poche settimane dopo il sequestro di una famiglia di danesi catturati alla fine dello scorso mese di febbraio. I pirati dopo averli catturati a bordo del loro Yacht li avevano trasferiti a terra. Le forze di sicurezza del Puntland, dopo aver individuato il loro nascondiglio, tentarono un blitz per liberarli, ma fallirono miseramente nel tentativo riportando anche ingenti perdite. Come unico risultato ottennero che gli ostaggi danesi venissero trasferiti a bordo del mercantile MV Dover dove dovrebbero esserci tuttora visto che di loro non si hanno più notizie certe da mesi. Le navi in mano ai pirati somali sono attualmente almeno 50, mentre i marittimi sono almeno 700 e di diversa nazionalità. Tra essi anche una coppia di sudafricani catturati lo scorso mese di novembre e la famiglia danese, padre, madre e tre figli minorenni. Tra i marittimi che sono tenuti come animali in gabbia dai pirati somali anche 11 italiani. Si tratta di parte dei membri degli equipaggi di due navi italiane catturate, la Savina Caylyn’ e la Rosalia D’Amato.
Ferdinando Pelliccia