Con una lucida consapevolezza di aver commesso un fatto chi era nella cabina di comando della nave portacontainer ‘Jolly grigio ha cercato di sfuggire alle sue responsabilità. E’ questo quanto hanno potuto appurare gli inquirenti che stanno indagando sul drammatico incidente avvenuto in mare, nelle acque del Golfo di Napoli, la scorsa settimana. Assomiglia sempre di più ad un fatto di pirati della strada o meglio del mare, la tragedia che si è consumata giovedì mattina al largo dell’isola di Ischia. Come in tutti i casi di pirati della strada anche nel caso dell’affondamento del peschereccio ‘Giovanni Padre’ emergono le colpe, le omissioni e responsabilità di chi era alla ‘guida’ della nave portacontainer ‘Jolly grigio’. Man mano che passano le ora nuovi elementi rendono più pesante la posizione del timoniere, Maurizio Santoro e del terzo ufficiale, Mirko Serinelli, del cargo dopo l’affondamento del peschereccio e la conseguente ‘morte’ di due dei membri dell’equipaggio. I due devono rispondere all’accusa di omicidio plurimo e naufragio colposo. Dopo la trascrizione del contenuto della scatola nera del cargo dai nastri emergono particolari agghiaccianti specie degli istanti successivi all’incidente. I nastri ‘raccontano’ di una nave che prosegue la sua corsa anche dopo l`impatto e senza preoccuparsi di prestare i dovuti soccorsi sebbene nella cabina di comando si siano accorti di quanto accaduto. Comincia ad infittirsi la trama delle responsabilità. Anche per il comandante della ‘Jolly grigio’ potrebbe profilarsi un’accusa dopo che il terzo ufficiale, nel corso dell’interrogatorio, l’ha tirato in ballo. Avrebbe consigliato ai due di tenere la ‘bocca cucita’. Da parte loro i familiari di Alfonso Guida e del figlio Vincenzo, i due ‘dispersi’ della nave da pesca, chiedono che le ricerche dei loro cari continuino. Stasera si dovrebbe decidere se continuarle o fermarle in quanto si nutrono poche speranza che il mare, almeno per il momento, restituisca i loro corpi. I due lavoratori nel momento dell’impatto con il cargo erano sottobordo a consumare una frugale colazione. Ora dovrebbero essere rimasti intrappolati nei rottami della nave da pesca inabissatasi ad almeno 500 metri di profondità.
Ferdinando Pelliccia