Man mano che passano le ore si sta ben delineando lo scenario che ha contornato l’affondamento del peschereccio ‘Giovanni padre’ dopo la collisione con il portacontainer ‘Jolly grigio’. Dopo oltre 24 ore dalla tragedia, avvenuta ieri mattina nelle acque antistanti l’isola di Ischia nel Golfo di Napoli, gli inquirenti hanno in mano diversi elementi. Piccoli tasselli di un mosaico che si sta lentamente componendo. La vicenda, per i tanti aspetti omologhi, ricorda le tragedie che avvengono di sovente sulle strade italiane. Quando vengono provocati incidenti assurdi da persone si mettono alla guida di autoveicoli sotto l’effetto di alcool e ancor peggio, di droghe. Incidenti in cui poi, perdono la via persone innocenti e a volte vengono distrutte intere famiglie. Forse sapere che si è trattato di un errore fatale, o semplice negligenza avrebbe molto di più aiutato a capire ed accettare il tragico evento accaduto nel mare del Golfo di Napoli. Purtroppo a quanto pare non è così.
Debbono rispondere di omicidio colposo plurimo e di naufragio colposo chi è stato arrestato ieri sera nell`ambito delle indagini sull`affondamento del peschereccio. Un affondamento che è costato la vita a Vincenzo e Alfonso Guida, padre e figlio, marittimi da una vita. Sono due gli arrestati. Si tratta di Maurizio Santoro, 47 anni, di Genova, timoniere del ‘Jolly grigio’ ed il terzo ufficiale Mirko Serinelli, 24 anni, di Brindisi che era responsabile della guardia. Il Santoro che era al timone del cargo è risultato positivo al narcotest.
Nel pomeriggio di oggi i pm, che conducono l`inchiesta sulla collisione, il procuratore aggiunto Giovanni Melillo e dai pm Giovanni Corona e Alessandro Cimmino, si sono recati al carcere di Poggioreale a Napoli per interrogare i due. I pm hanno anche ordinato ai militari della Capitaneria di porto di Napoli, titolari dell`indagine, di eseguire controlli sul cargo e all`interno dei container che trasportava. La nave poche ore dopo la tragedia è stata sequestrata dalla Procura ed ora è al molo 56 della Calata Pollena del Porto di Napoli. Nel pomeriggio militari della Guardia Costiera di Ischia si sono recati all` ospedale ‘Rizzoli’ di Lacco Ameno per ascoltare la testimonianza del comandante del peschereccio affondato, Vincenzo Birra.
In merito alla dinamica della collisione, emergono forti sospetti per il mancato rispetto anche di norme di sicurezza. Inoltre, gli inquirenti sospettano che forse i due non erano al loro posto al momento dell`impatto con il peschereccio, e questo spiegherebbe il fatto che nessuno si sia accorto di quanto avveniva e la nave avesse proseguito la sua navigazione finchè non è stata fermata dai mezzi della Capitaneria di porto. Dalle indagini è emerso che il peschereccio stava effettuando pesca a strascico in direzione di Sant`Angelo, a moto lento, 3 nodi. Operazione regolarmente segnalate dall`equipaggio e che non aveva alcuna possibilità di spostarsi per evitare di entrare in collisione con il cargo. Numerosi testimoni interrogati avrebbero sostenuto che la `Jolly Grigio` ha solcato il mare senza mai deviare il proprio percorso nonostante fosse ben visibile il peschereccio. Secondo la ricostruzione degli inquirenti i due dispersi, Alfonso Guida e il figlio figli Vincenzo, al momento della tragedia si trovavano sotto coperta per consumare una frugale colazione. La tragedia si è consumata in meno di 30 secondi. Non hanno avuto neanche il tempo di rendersi conto di quello che stava accadendo. Il `Jolly Grigio` è arrivato dritto sul peschereccio, senza emettere alcun segnale acustico o accennare ad una minima deviazione, come riscontrato anche dalla scatola nera della nave. La grossa nave ha sbalzato in avanti la piccola nave, l’ha spezzata in due parti e fatta ribaltare. In mezzo minuto la nave da pesca si è inabissata e con lei i due sfortunati lavoratori del mare. Solo il capobarca, Vincenzo Birra, che era in coperta, accortosi di quanto stava per accadere, si è tuffato in mare riuscendo a mettersi in salvo. Ora è ricoverato in ospedale in stato di choc. Gli investigatori hanno anche riscontrato la completa infondatezza della notizia che la rete del peschereccio potesse essere rimasta impigliata nel cargo provocando quindi la tragedia. Di fronte a questi nuovi scenari che si sono andati man mano delineando a riguardo alla tragedia, la Ignazio Messina & C, proprietaria del cargo ‘Jolly Grigio’, ha auspicato che: “Le indagini facciano sì che venga reso noto quanto realmente e oggettivamente accaduto, per capirne le cause e determinare le relative responsabilità”. La compagnia marittima ha inoltre espresso il proprio rispettoso cordoglio ai famigliari e ai parenti delle vittime. Il tratto di mare dove è avvenuta la collisione è profondo tra i 400 e i 600 metri. Il recupero del relitto, che non è stato ancora individuato, è da ritenersi impossibile, per cui è inutile sperare di poter recuperare i corpi dei due pescatori. Ed allora si spera che, quanto prima, il mare ne restituisca, pietosamente, le loro spoglie ai familiari. In merito è intervenuto anche il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, che sta seguendo la vicenda con particolare attenzione. Il governatore della Campania è intervenuto presso il ministero della Difesa per chiedere l’invio di mezzi tecnici per supportare la ricerca del peschereccio affondato. Nel frattempo, i familiari dei due marittimi dispersi hanno rivolto un appello al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e alle istituzioni affinchè al più presto trovino e restituiscano i corpi di Vincenzo e Alfonso ad una madre ed una moglie in modo che possano piangerli. Annullati anche i festeggiamenti civili per il 16 agosto disposta dal Comune di Ercolano.
Ferdinando Pelliccia