Ancora in questo momento alcuni giornali e agenzie non si sono accorte della gaffe della Farnesina e riportano l’errore madornale contenuto nel comunicato stampa che intendeva tranquillizzare il mondo sull’impegno costante nel risolvere la drammatica situazione della Savina Caylyn.
Peccato che all’interno del comunicato si parla del capo del governo somalo Sharmanke, dimessosi in realtà il 21 settembre 2010, anziché Sheikh Sharif Sheikh Ahmed attualmente in carica.
Pare ovvio che si possa trattare di un errore grossolano compiuto nell’utilizzare il comunicato redatto nel 2009 nel periodo del sequestro del Buccaneer. Oppure ancora peggio la farnesina non conosce nemmeno il nome del capo del governo somalo attualmente in carica da cui pare si siano recati il senatore Mantica e la Boniver?
Qualcuno deve aver fatto notare la clamorosa gaffe e ora sul comunicato in oggetto presente sul sito del MAE è stato modificato sia il nome del capo del governo somalo che il nome del Presidente del Puntland, Abdurahman Mohamed.
Ci chiediamo se i cittadini italiani e ancora di più i parenti dei marittimi sequestrati non debbano sentirsi offesi. Mentre la gente soffre e vite umane corrono gravi rischi, il nostro Ministero degli affari esteri che fa?
A scanso di equivoci preferiamo pubblicare integralmente il comunicato inviato il 25 agosto 2011 riscontrabile all’indirizzo http://www.esteri.gov.it/ :

Roma 25 08 2011
Nel corso dei mesi che hanno caratterizzato il sequestro della nave Savina Caylin, catturata l’8 febbraio 2011 nell’Oceano Indiano, il MAE, attraverso l’Unità di Crisi, ha mantenuto stretti contatti con i familiari dei marittimi sequestrati e con la Società Armatrice di proprietà del Cav. Luigi D’Amato, tenendo entrambi informati dell’intensa e articolata azione diplomatica attivata per la soluzione del caso e liberazione dell’equipaggio. Tale attività si è sviluppata peraltro in un quadro in costante evoluzione, che vede sequestrate decine di navi di tutte le nazionalità, nonché la nave `Rosalia D’Amato`, anch’essa sequestrata nell’area nell’aprile 2011.
Nei confronti delle Autorità somale è stata infatti esercitata una costante pressione per mettere in atto ogni possibile sforzo volto alla positiva risoluzione del caso ed alla liberazione dell’equipaggio. Tale attività si è da ultimo sostanziata, in primo luogo, attraverso una missione del SS Alfredo Mantica, che si è recato in Somalia per incontrare il Presidente del Governo somalo Sharmanke ed il Presidente del Puntland, Farole. In secondo luogo, considerata la dimensione regionale del problema, è stata altresì inviata, in qualità di Rappresentante Speciale del Ministro degli Esteri per le Emergenze Umanitarie, l’On. Margherita Boniver, per sensibilizzare le Autorità della Tanzania e di Gibuti, noti per il loro impegno nella lotta alla pirateria, per rafforzare in tal modo l’azione svolta direttamente sulle Autorità somale. Il caso della `Savina Caylin` è stato inoltre costantemente sollevato dai diplomatici italiani in tutte le possibili occasioni ed incontri internazionali, per addivenire ad una soluzione positiva e tempestiva, sollecitando l’aiuto di tutti i possibili interlocutori utili. L’Italia, su iniziativa del Min. Frattini, ha altresì proposto che il tema della lotta alla pirateria sia discusso anche a New York, in un summit sulla Somalia organizzato congiuntamente da Italia, Gran Bretagna e Uganda a margine della prossima Assemblea Generale dell’ONU a settembre.
Il Governo italiano ha inoltre attivato a più riprese, attraverso il Ministero della Difesa, le unità della Marina Militare impegnate nelle missioni `Atalanta` e `Ocean Shield` per un monitoraggio della nave, diretto e complementare rispetto a quello svolto dalle succitate missioni, per raccogliere informazioni sulla situazione dell’equipaggio.
Il Governo italiano, tenuto anche conto dell’esplicita richiesta dei familiari degli ostaggi, ha finora espressamente evitato qualsiasi azione di tipo militare che possa mettere in pericolo la sicurezza ed incolumità degli ostaggi stessi.
A fronte di tale azioni volte alla soluzione del caso, il Governo italiano non può contemplare la possibilità di una trattativa diretta con i pirati e tanto meno di pagare riscatti per la liberazione degli ostaggi, come espressamente vietato dalla normativa – a cominciare da quella riflessa nelle Risoluzioni ONU, che esclude qualsiasi forma di favoreggiamento delle attività di pirateria da parte degli Stati.
La Farnesina, che ben comprende l’angoscia dei familiari, assicura che, nell’ambito delle proprie competenze, continuerà ad adoperarsi senza soluzione di continuità per il rilascio della nave `Savina Caylin` e sottolinea l’importanza di mantenere il massimo riserbo da parte dei vari attori della vicenda. Come dimostrato dalla positiva soluzione di tutti i precedenti casi di sequestro, la riservatezza si è infatti rivelata un elemento fondamentale nel raggiungimento degli obiettivi.