Oggi 17 settembre, alle ore 12,09, l’agenzia di stampa Ansa ha inoltrato una velina contenente le dichiarazioni di Palazzo Chigi, in merito alla vicenda della nostra petroliera, Savina Caylyn, sequestrata nel mare dei pirati l’8 febbraio scorso e ancora in mano ai moderni bucanieri. Il titolo del comunicato Ansa Campania “Pirateria: Savina Caylyn; P.Chigi, no intervento militare” ha un sotto titolo leggermente fuorviante: “[b]Su richiesta famiglie ostaggi, stampa mantenga riserbo[/b]”. Contattati dalla nostra redazione alcuni dei familiari della Savina Caylyn, hanno dichiarato che nessuno ha mai pronunciato quelle parole e che nessun riserbo è stato chiesto da loro alla stampa, anzì, auspicherebbero una moltiplicazione delle informazioni sulla vicenda, affinché sia tenuta alta l’attenzione per questa situazione che vede ormai da oltre 7 mesi 22 uomini del mare, 5 italiani e 17 indiani, sotto tortura e costretti ad ogni tipo di molestia fisica e mentale, da parte dei pirati somali. “[b]Non ho mai parlato di silenzio stampa, ne tantomeno ho chiesto il riserbo mediatico sulla vicenda [/b]– ha dichiarato Nicola Verrecchia, figlio del direttore di macchine sulla savina Caylyn – [b]e neppure mi è mai passata per la testa una simile richiesta. Sono mesi che stiamo cercando esattamente il contrario, e il silenzio suggerito dalla Farnesina per lavorare meglio e portare a casa i nostri familiari non ha portato a nulla ed è stato rispettato da noi per oltre 5 mesi.[/b]”. Gli fa eco Nunzia Lubrano Lavadera, moglie del comandante della Savina Caylyn: “[b]Chiesto il riserbo alla stampa? Ma se stiamo facendo il diavolo a quattro perché si parli di questa storia. Di silenzi ne abbiamo sentiti troppi. Lo stesso presidente della Camera, Gianfranco Fini, ci ha detto di tenere alta l’attenzione sul caso[/b]”
Il “no” dei parenti è invece scontato per l’eventualità troppo spesso paventata di un’operazione militare per liberare gli ostaggi. Il blitz avrebbe avuto un certo senso, per quanto sempre rischioso, solo e soltanto a poche ore dall’arrembaggio della nave, quando a bordo si trovavano soltanto 5 pirati e non circa una quarantina, quanti risultano adesso a bordo della petroliera.

Il comunicato in questione

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