Il governo somalo di transizione, TFG, da tempo cerca di porsi come tutore dell’ordine e della legalità nel Paese del Corno D’Africa. In questa prospettiva ha ‘dichiarato’ guerra al fenomeno della pirateria marittima al largo della Somalia. Nel Paese africano sono tenuti in ostaggio dai pirati somali 5 marittimi italiani parte dell’equipaggio della petroliera italiana ‘Savina Caylyn’ e altri 6 della ‘Rosalia d`Amato’. La loro prigionia dura rispettivamente dall’8 febbraio e dal 21 aprile scorsi. Insieme a loro sono tenuti in ostaggio anche altri marittimi anch’essi membri dell’equipaggio delle due navi. Si tratta di 17 indiani e 15 filippini. Sulla loro liberazione il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini ha sempre ribadito l’impegno del governo italiano e della Farnesina per ottenerne il rilascio. “Lavoriamo con discrezione, senza fare annunci”, è l’affermazione più cara al capo della diplomazia italiana. Nei giorni scorsi il primo ministro somalo, Abdiweli Mohamed Ali ha preso l’impegno per la loro liberazione. Una promessa ufficiale fatta direttamente a Franco Frattini. “Non risparmieremo alcuno sforzo per liberare i vostri ostaggi”, ha dichiarato il premier somalo mentre firmava con il capo della diplomazia italiana un accordo che sbloccava aiuti economici al Paese del Corno d`Africa per 15 mln di euro, fondi italiani congelati dal 1988. “Sono certo che i somali moltiplicheranno l`impegno per la liberazione dei nostri ostaggi”, ha affermato a sua volta il ministro Frattini aggiungendo: “Loro conoscono assai bene la realtà territoriale e soprattutto i villaggi e le coste, conoscono i luoghi, le persone e probabilmente anche le tribù”. “Questo primo ministro viene dal Puntland e quindi conosce in modo speciale la situazione”, ha poi spiegato il capo della Farnesina. Abdiweli Mohamed Ali è premier dal 28 giugno scorso ed è succeduto a Mohamed Abdullahi Farmajo. Il nuovo premier somalo ha tra l’altro l’arduo compito di garantire la transizione somala e avviare una sorta di Roadmap di riforme entro l`agosto del 2012. Un compito che è diventato ancora più importante specie dopo il ritiro degli al Shabaab, i miliziani islamici filo al Qaeda, dalla capitale somala, Mogadiscio. Partenza che è stata ben accolta dalla comunità internazionale come il segnale di un graduale ritorno alla normalità e salutata con l’annuncio da parte dell’Italia, Gran Bretagna e Turchia della prossima riapertura delle loro ambasciate a Mogadiscio. “Dobbiamo affrontare il tema della pirateria e la chiave è nel controllo del territorio, nell`applicazione della legge e nella creazione di posti di lavoro, altrimenti i pirati non avranno nulla da perdere”, ha affermato il premier somalo. Il primo ministro somalo e il capo della diplomazia italiana si sono ritrovati insieme a New York per partecipare ai lavori della 66ma Assemblea Generale dell`ONU che si è tenuta nei giorni scorsi. A margine dell’assemblea si è tenuto anche un mini summit sulla Somalia presieduto dal segretario generale ONU, Ban Ki-Moon che ha visto la partecipazione di ben 19 Paesi. Nel corso della quale il titolare della Farnesina ha affermato: “la pirateria non si combatte in mare, si combatte a terra. Con la prevenzione, la rimozione di cause profonde, anzitutto la povertà delle zone costiere e la punizione dei responsabili con la creazioni di tribunali che possano giudicarli in Somalia. Per tutto questo è emerso nella riunione di oggi un impegno per una più forte azione della comunità internazionale con l`importante presenza della Lega Araba e dell`Unione Africana”. “La Somalia è una regione strategica per la sicurezza del mondo, ci sono problemi come la pirateria internazionale, c`è una rete del terrore che va dallo Yemen, al Maghreb e al Sahara e che passa per la Somalia. Consolidare la Somalia ed estirpare il terrorismo degli al Shabaab ci renderà tutti più sicuri. Abbiamo la massima fiducia in questo governo che deve essere sostenuto dalla comunità internazionale. Anche nell`emergenza di una carestia che come ha ricordato il premier somalo è la peggiore degli ultimi 60 anni”, ha sottolineato Frattini aggiungendo che: “L`Italia è in primissima fila ed è tra i più forti sostenitori della Somalia. Richiediamo che i Paesi dell`Unione Europea e altri Paesi del mondo contribuiscano finanziariamente e politicamente per consolidare il governo di Mogadiscio”.