Si sono perse le tracce della ‘MV MONTECRISTO’ che era in navigazione nell’Oceano Indiano. Si tratta di una portarinfuse battente il tricolore e appartenente alla società livornese Dalmare S.p.A., del gruppo D`Alesio. La nave, che è specifica per i trasporti di carichi secchi, trasportava del ferro dal porto di Liverpool, in Gran Bretagna, al porto di Phu My in Vietnam. La ‘MONTECRISTO’ era al suo primo viaggio lungo la rotta che collega l’Europa con l’Asia, passando per il canale di Suez e il corno d`Africa. Si tratta della rotta infestata dai pirati somali. Era ‘nuova di zecca’ in quanto varata appena lo scorso 10 giugno presso il cantiere navale coreano ‘Hyundai Mipo’ a cui la D’Alesio ha commissionato diverse navi per il rinnovo della sua flotta mercantile. A bordo 23 membri dell’equipaggio di diversa nazionalità. Si tratta di 10 ucraini, 6 indiani e 7 italiani. Di questi ultimi uno è il comandante, Diego Scussat, di Venezia, poi c’è l`ufficiale di coperta, Stefano Mariotti e l`allievo ufficiale, Luca Giglioli, entrambi di Livorno. Gli altri italiani sono marittimi originari della Sardegna, Campania e Trentino Alto Adige. Probabilmente la conferma che la nave è stata sequestrata dai pirati somali si avrà nel tardo pomeriggio di domani quando sarà ormai in vista delle coste somale dove i predoni del mare dirottano le navi sequestrate. Una conferma che per la prima volta coinvolgerà il gruppo D`Alesio in un atto di pirateria marittima. Comunque la società, conoscendo rischi e pericoli che si corrono lungo le rotte interessate dal fenomeno, aveva fatto seguire dei corsi specifici ai suoi marittimi sul come affrontare emergenze derivanti da un attacco pirata. Evidentemente la teoria non è servita molto nella pratica. Comunque sia i marittimi a bordo della portarinfuse italiana sono tutti disarmati. Ormai è trascorso troppo tempo senza notizie dalla nave ed un tempo così lungo intercorso senza contatti significa solo una cosa: che la nave è stata catturata. L’attacco pirata si sarebbe verificato stamani alle ore 06.45 italiane nel bacino somalo. La nave proveniva dal canale di Suez e attraverso il Golfo di Aden aveva raggiunto l’Oceano Indiano. Nel suo attraversamento dell’area considerata ad alto rischio pirateria pare sia stata scortata da una nave da guerra giapponese. Prima di intervenire i predoni del mare hanno atteso che la nave militare di scorta alla portarinfuse italiana, una volta raggiunto l’Oceano Indiano, la lasciasse e si allontanasse. Di fatto i pirati l’hanno aspettata al varco. Questo a conferma che la nave che deve essere assaltata dai pirati somali viene ‘monitorata’ da questi ultimi e non è escluso che venga segnalata anzitempo. E’ stato rilevato che, dal momento in cui i pirati avvistano la preda `inerme`, al momento in cui terminano la fase di abbordaggio e prendono possesso dell’unità navale trascorrono approssimativamente 15 minuti. Un intervallo d’azione così breve che è facile comprendere quanto sia pressoché impossibile, per le forze navali militari presenti nel ‘mare dei pirati’ a protezione dei traffici, intervenire per evitare i sequestri. Gli inermi lavoratori del mare, che sono sulla nave attaccata, ben poco possono contro banditi del mare che quasi sempre operano sotto stato di ebbrezza alcolica o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. I pirati somali per intimorire la preda, normalmente sparano dei colpi con arma da fuoco contro la nave. Probabilmente è quello che avrà fatto il commando composto da cinque pirati somali che, a bordo di un barchino, ha assaltato la portarinfuse italiana. Il silenzio di queste ore fa supporre che la nave sia stata sequestrata da una delle tante gang del mare che scorrazzano indisturbati nelle acque del mare del Corno D’Africa. Per cui è immaginabile che quelle che stanno trascorrendo, siano ore di ansia per tutti. Nelle case di altri 7 marittimi italiani, che potrebbero essere caduti nelle mani dei pirati somali, il timore di dover affrontare il dramma di un sequestro comincia a materializzarsi. Da stamani, quando è stato lanciato l`sos dell`attacco pirata al quale era sottoposta la nave del gruppo D`Alesio, non c’è stato più alcun contatto. Qualcuno ha premuto il pulsante d’allarme che è collegato direttamente con la sala operativa della compagnia. Inoltre, il comandante sarebbe riuscito a mettersi in contatto telefonico con il comando interforze che assicura la protezione della navigazione nell`area, avvisando dell’imminente attacco pirata. Alla ricerca della ‘MONTECRISTO’ vi sono navi e aerei militari della EuNavfor ‘Atalanta’, la missione antipirateria europea e della task force 508 ‘Ocean Shield’ la missione antipirateria della Nato nella quale opera il cacciatorpediniere italiano, Andrea Doria. Non è la prima volta che un mercantile lanci l’allarme attacco pirata e poi, scompaia per ricomparire al largo delle coste somale. Qui sono dirottate dopo il sequestro e tenute alla fonda, anche per mesi, in attesa che qualcuno paghi un riscatto per il loro rilascio. Attualmente in mano ai pirati somali ci sono almeno 34 navi e almeno 500 marittimi di diversa nazionalità tenuti prigionieri, come animali in gabbia dai pirati somali. Tra queste navi due sono italiane. Si tratta della petroliera ‘Savina Caylyn’ catturata lo scorso 8 febbraio nell`Oceano Indiano con 22 membri dell`equipaggio, 5 italiani e 17 indiani, e la ‘MV Rosalia D`Amato’ catturata dallo scorso 21 aprile, con 21 membri di equipaggio, 6 italiani e 15 filippini. Se confermato il sequestro del ‘Montecristo’, le navi italiane diventano tre e i marittimi italiani prigionieri diventano 18. Ancora una volta, tra i marittimi che probabilmente sono stati catturati oggi, ci sono altri campani che si aggiungono ai 4 della Rosalia e ai 3 della Savina.
Ferdinando Pelliccia