Egitto: scontri contro la guida militare del paese

Nell’Egitto del dopo Mubarak non tira un buon vento. Dallo scorso venerdì si è risvegliato il dissenso nel Paese Medio Orientale. Stavolta la protesta è rivolta contro la giunta militare che detiene il potere in Egitto dopo la caduta di Hosni Mubarak avvenuta lo scorso febbraio. La gente chiede a gran voce che il Consiglio supremo delle forze armate, Csfa, ceda il potere ad un governo di civili. E’ opinione di molti nel Paese Medio Orientale che l’esercito voglia mantenere il potere. Ad essere contestata la carta di principi costituzionali elaborata dal governo militare e che blinda il loro potere con il veto su alcune decisioni di politica estera e il loro controllo sul bilancio della difesa. Una carta che di fatto verrebbe poi, imposta al nuovo parlamento egiziano. Il 28 novembre prossimo sono infatti, previste le elezioni legislative in Egitto. Elezioni per il rinnovo della camera bassa del parlamento, Assemblea del Popolo, le prime dopo la caduta del rais. Dal voto uscirà il nuovo parlamento che dovrà poi, redigere la nuova Costituzione. Finora i militari non hanno ancora fissato una data precisa per il passaggio di poteri ai civili. Il fatto stesso che il capo dello stato non verrà eletto prima del 2013 suscita in tanti enormi perplessità. Nei giorni scorsi, personalità politiche e della cultura, tra i quali l’ex capo dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica, Aiea, Mohamed El Baradei, candidato alla presidenza, hanno chiesto di posticipare le elezioni, nel quadro di una revisione del calendario politico. Chiedono di eleggere prima un’assemblea costituente, poi un presidente e infine il Parlamento. Gli scontri sono stati innescati venerdì scorso quando gli agenti sono intervenuti per far sgomberare un sit-in organizzato da parenti di persone uccise e da persone rimaste ferite durante i giorni di rivolta contro il regime di Hosni Mubarak. La polizia in assetto anti-sommossa ha caricato i manifestanti facendo uso di lacrimogeni; in seguito si è schierata nelle strade adiacenti alla piazza, mentre i manifestanti scandivano slogan contro il generale Tantawi, che guida il Csfa. Il sit-in era in corso per chiedere il processo per i poliziotti e i dirigenti responsabili delle violenze che causarono, secondo fonti ufficiali, circa 850 morti e migliaia di feriti durante i giorni della rivolta popolare. Una repressione per la quale sono già sotto processo l’ex presidente Mubarak, i suoi figli, l’ex ministro dell’Interno e funzionari della sicurezza. Come nove mesi fa in tanti sono scesi in strada a manifestare sfidando i gas lacrimogeni e i bastoni delle forze di sicurezza egiziane. Il clima che si respira nel Paese dei Faraoni fa temere che possano saltare o essere condizionate le ormai prossime elezioni legislative. Stamani però, dopo che ieri si era tenuta una riunione di emergenza tra il governo provvisorio e le forze armate, le autorità hanno annunciato che il voto avrà comunque luogo come e quando previsto. Diversi candidati hanno però, deciso di sospendere la campagna elettorale. Anche stamani si sono registrati scontri a piazza Tahrir nella capitale egiziana, del Cairo, simbolo della rivolta popolare, e in altre città come Alessandria e Suez. Ormai si è giunti al terzo giorno da quando sono scoppiate queste nuove violente proteste nel Paese Medio Orientale. Anche oggi la polizia in assetto anti-sommossa ha sparato gas lacrimogeni per disperdere la folla. Una folla composta da migliaia di dimostranti che hanno risposto ai lacrimogeni con un fitto lancio di pietre. Intanto, sale il bilancio dei morti da sabato scorso. Un bilancio che è di decine di morti e centinaia di feriti. Tenendo conto della fonti contrastanti i morti dovrebbero essere almeno una trentina e i feriti almeno 2mila. Fonti sanitarie riferiscono che gran parte delle vittime sono state uccise da colpi d’arma da fuoco. Un fatto questo, che dimostra che le forze di sicurezza egiziane stanno usando anche proiettili di gomma e veri. La prima vittima è stato un giovane di 23 anni, Ahmed Mohamed Mahmoud, morto negli scontri di venerdì scorso. Il numero dei morti e feriti lascia immaginare di che entità siano stati gli scontri. Una violenza che non ha però, scusanti e che è stata fortemente condannata dalla comunità internazionale. Oltre ai morti e ai feriti si registrano centinaia di arresti. Tra i manifestanti arrestati anche l’unica candidata donna alle presidenziali egiziane, Bothaina Kamel rilasciata poi, dopo alcune ore.

f.p.