Vi sono anche dei ‘marinai da crociera’ tra i centinaia di marittimi-ostaggi che si trovano in mano ai predoni del mare somali.  Si tratta ‘velisti-turisti’ ossia di persone che navigavano in solitario nell’Oceano Indiano con la loro imbarcazione a vela e che sono state arrembate e catturate dai pirati somali.  Di questi ostaggi però, sembra che se ne parli poco. Forse anche perché fanno meno ‘rumore’ dei lavoratori del mare. Però, essi sono trattati allo stesso modo come bestie in gabbia e forse anche peggio. Non si tratta nemmeno di casi isolati. Sono tanti gli Yacht, che negli anni, sono caduti nelle mani dei pirati somali insieme ai loro occupanti. Quale preda più facile, per i predoni del mare, che quella di due o più ‘marinai da crociera’ che viaggiano da soli in pieno Oceano Indiano indifesi e senza alcuna possibilità di sfuggire ad un attacco pirata.

La sensazione che si vive oggi però, è di frustrazione e di impotenza al pensiero che due sudafricani, BrunoPelizzari e Deborah Calitz sono da oltre un anno in mano ai pirati somali. Si tratta di turisti che navigavano in solitario nell’Oceano Indiano con la loro imbarcazione, lo Yacht ‘SY CHOIZIL’ e che poi, sono stati arrembati e catturati dai pirati somali. I due, entrambi di Durban, vennero presi il 26 ottobre del 2010 al largo della costa della Tanzania. Al momento della cattura a bordo dello yacht sudafricano vi erano tre persone. Oltre al Pelizzari e alla Calitz anche lo skipper inglese, Peter Eldridge. Quest’ultimo, nel corso del dirottamento, riuscì a scappare. Eldridge venne poi, recuperato da una nave da guerra francese, la ‘FS Floreal’ della forza navale europea, che seguiva a breve distanza lo Yacht sequestrato. Di Pelizzari e della Calitz non si sono più avute notizie certe per mesi. Poi il 18 ottobre scorso i loro carcerieri gli hanno consentito di telefonare a casa. Una drammatica telefonata che però, ha ridato nuova forza a chi a casa lotta per poterli riabbracciarli un giorno sani e salvi. I due ostaggi dovrebbero essere tenuti prigionieri in qualche luogo remoto del territorio somalo in quanto, dopo il sequestro, sono stati sbarcati a terra. Inizialmente erano stati condotti nel sud della Somalia a Brarawe, alla periferia di Mogadiscio, da qui poi, sono stati spostati in un’altra località rimasta sconosciuta.  Purtroppo non gioca a favore degli ostaggi il fatto che la situazione generale nei mari e lungo le coste della Somalia è sempre più drammatica e con un aumento della violenza. Si ricorre sempre di più all’uso delle armi, specie da parte delle navi da guerra impegnate nelle missioni antipirateria. Un situazione questa che ha comportato l’uccisione di diversi pirati e che ha costretto, negli ultimi tempi, le variegang del mare a dover approntare molti cambiamenti per evitare di correre rischi inutili, e questo ha influito molto anche sulle trattative per il rilascio degli ostaggi.

Più volte i familiari dei due velisti sudafricani hanno lanciato un appello ai pirati somali. Attraverso cui hanno chiesto ai loro carcerieri di mostrare umanità rilasciando i loro cari. A preoccupare tutti le difficoltà di salute della coppia. Per il loro rilascio la gang del mare, che li trattiene in ostaggio, ha chiesto 10 mln di dollari. Una richiesta giunta telefonicamente il 31 gennaio scorso alle famiglie dei due ostaggi. Purtroppo queste ultime non  sono in grado di pagare un prezzo così alto e sperano che i pirati somali si accontentino di prendere una somma minore. I predoni delmare in genere preferiscono prede più grandi, petroliere o cargo, per il cui rilascio chiedono poi, dai 5 ai 10 mln di dollari. Quando però, una ‘battuta’ di caccia si mostra infruttuosa, per ‘recuperare’ almeno le spese, ripiegano catturando piccole navi a vela da crociera. In genere per il rilascio dei ‘velisti-turisti’ catturati le gang del mare somale chiedono circa 400mila dollari a persona. Purtroppo,  nel caso di Pelizzari e della Calitz, i predoni del mare dopo essersi detti disponibili, nel marzo scorso, ad accettare 500mila dollari hanno poi, di nuovo alzato la posta ed ora pretendono 4 mln di dollari. Una cifra che è irraggiungibile per le scarse finanze dei familiari dei due ostaggi sudafricani e non possono sperare nemmeno in un aiuto del governo sudafricano. Le autorità di Johannesburg come tante altre, almeno ufficialmente si sono sempre dichiarate non disposte a trattare con i pirati somali ne tantomeno a pagare un riscatto come recentemente
ribadito dal portavoce del dipartimento di relazioni internazionali Clayson Monyela.  Per cui pagare il riscatto spetta solo alle famiglie dei rapiti che purtroppo non sono ricche. Pelizzari è un ex tecnico di ascensori ed aveva deciso da circa quattro anni di fare questo viaggio. Per intraprenderlo ha lasciato il lavoro e venduto la casa. La Calitz invece, era una commessa. Mentre lo Yacht era stato preso a nolo insieme allo skipper. I due sudafricani erano in viaggio da quasi due anni, fermandosi nei porti della costa africana per visitare i luoghi e per svolgere lavori occasionali. Negli ultimi mesi i pirati somali stanno spingendo molto per ottenere un riscatto in cambio del rilascio della coppia di sudafricani. Di continuo contattano telefonicamente, almeno una volta la settimana, Vera Hecht, sorella del Pelizzari affinchè si impegni nella raccolta del denaro. La famiglia Pelizzari spera che la coppia sia a casa per questo Natale. Sono tutti mobilitati a raccogliere donazioni pubbliche. Dallo scorso mese di settembre sono riusciti anche ad ottenere il certificato di ONG in modo da sollecitare e dare maggiore fiducia ai donatori.

A sostegno di Pelizzari e della Calitz  è stata creata anche una pagina Web su cui viene spiegata la situazione: http://sosbrunodebbie.co.za/

Nella pagina web sono inseriti anche dei video da cui traspare tutto il dolore per il dramma che tutti stanno vivendo. Di yacht ne sono stati catturati tanti. Le persone coinvolte nel sequestro, anche se hanno ‘sofferto’ per una lunga prigionia, sono ritornate a casa sane e salve, anche se fortemente segnate dall’esperienza. Finora solo un altro sequestro di ‘velisti –turisti’ era stato così lungo. Quello della coppia inglese, Paul e Rachel Chandler catturati e portati via dal loro yacht il ‘Lynn Rival’ il 23 ottobre del 2009 e rilasciati il 15 novembre del 2010. La coppia ritornò libera solo dietro al pagamento di un riscatto di oltre 800mila dollari pagati in due trance di 400mila dollari a fronte di una richiesta iniziale di 7 mln di dollari. A volte qualcuno ha anche perso la vita. Il caso più recente è quello dello Yacht statunitense, SY Quest, con 4 americani a bordo, tutti uccisi nel fallito tentativo di salvataggio compiuto dalle forze speciali USA oppure dello Yacht francese SY Tanit i cui occupanti vennero salvati dalle forze speciali francesi tranne uno che morì colpito nel corso del blitz.

Ferdinando Pelliccia