Michele Zagaria identikit Polizia di StatoStamani con la cattura di Michele Zagaria detto ‘Capastorta’ è stato inferto un duro colpo alla camorra casertana. Si tratta infatti, del capo dei casalesi inserito nell’elenco dei ricercati più pericolosi ed era latitante dal 1995 quindi da 16 anni. La latitanza del boss che sembrava imprendibile è quindi finita. Una lunga latitanza che gli aveva fatto guadagnare l’appellativo di ‘primula rossa’ della camorra. Dopo i tre gradi di giudizio del processo Spartacus, il boss è stato condannato in via definitiva all’ergastolo.

L’arresto è stato reso possibile dal lavoro compiuto in sinergia tra forze dell’ordine e magistrati. In particolare la cattura si deve al lavoro svolto dal servizio centrale operativo della Polizia di Stato diretto dal dottor Gilberto Caldarozzi che ha coordinato le Squadre Mobili di Napoli e Caserta, sotto la direzione del procuratore aggiunto della Dda di Napoli, Federico Cafiero de Raho e dei suoi sostituti.

Ad eseguire materialmente l’arresto il dirigente della squadra mobile casertana, Angelo Morabito e il dirigente della sezione di Casal di
Principe Alessandro Tocco e gli agenti della sezione criminalità organizzata della squadra mobile di Napoli insieme a quelli di Caserta.

A loro si sono poi, uniti anche il questore di Caserta Giuseppe Longo, il procuratore aggiunto di Napoli Federico Cafiero de Raho, coordinatore della Dda, il pm della Dda di Napoli Catello Maresca e il questore di Napoli Luigi Merolla.

Al magistrato della Dda che lo prendeva in consegna il boss ha detto: “Avete vinto voi, ha vinto lo Stato”.

Il capo dei casalesi è apparso stanco e invecchiato, diverso da come mostrato nelle foto e negli identikit diffusi finora. Dopo la cattura il numero uno del potente e pericoloso clan dei casalesi è stato condotto prima in Questura a Caserta e poi, a Napoli.

Con questo nuovo colpo messo a segno dalle forze dell’ordine è stato praticamente decapitato il potente clan camorristico casertano. Zagaria era di fatto, l’ultimo del vertice del clan ad essere ancora ‘uccel di bosco’. Nel novembre del 2010 finì la latitanza di Antonio Iovine, detto ‘o ninno’, catturato dalla Mobile di Napoli, un risultato questo dovuto al lavoro svolto dall’ex capo della Squadra mobile di Napoli, il vicequestore Vittorio Pisani e all’arresto di Zagaria si è giunto seguendo proprio la pista segnata la scorsa Pasqua da Pisani. Zagaria infatti, era nascosto in una abitazione in via Mascagni nel comune di Casapesenna nel casertano. Il comune è quello in cui era nato ed è considerato la roccaforte della famiglia Zagaria.  La casa appartiene ad uno dei fratelli Inquieto, Vincenzo che è stato arrestato insieme alla moglie. Gli Inquieto sono una nota famiglia di Aversa che per gli inquirenti, e soprattutto per Pisani, è molto vicina al boss e per questo era tenuta d’occhio da un paio di giorni. Un
intuizione rivelatasi esatta.

“Un meraviglioso regalo, mi avevano promesso questo arresto e hanno mantenuto l’impegno”, questo il commento del Procuratore capo di Napoli, Giovandomenico Lepore, alla notizia dell’arresto di Michele Zagaria. Il capo dell’ufficio giudiziario partenopeo, che il 14 dicembre prossimo lascerà l’incarico, dopo 7 anni, per andare in pensione, è stato informato della cattura del superlatitante mentre era a Milano da dove ora sta rientrando.

Appena ieri l’arresto di 57 presunti affiliati alla cosca di Casal di Principe e una nuova ordinanza di arresto nei confronti del parlamentare del Pdl Nicola Cosentino.

Il tutto è iniziato all’alba con perquisizioni in alcune abitazioni di persone considerate fiancheggiatori del clan dei Casalesi a Casapesenna, nel casertano. Le perquisizioni, che hanno coinvolto un centinaio di agenti tra uomini dello Sco e delle squadre mobili di Caserta e Napoli, evidentemente erano finalizzate proprio alla ricerca del covo in cui si nascondeva Zagaria.
Il boss si nascondeva in un bunker sotterraneo a cui si accedeva da un cunicolo all’interno di una villetta. Quando poi, si è capito che la villetta era un covo di un latitante subito è stata circondata. Ancora non si conosceva però, chi nascondesse.

Zagaria quando ha capito che non c’era più nulla da fare ha gridato agli agenti che si apprestavano a fare irruzione nel covo: “Basta, non sfondate, sono qui. Mi arrendo”. Quando il boss è uscito all’aperto i poliziotti che hanno partecipato all’operazione lo hanno accolto con urla di gioia e abbracci. L’entusiasmo dei poliziotti si è poi, materializzato in un lungo corteo di auto che hanno attraversato a sirene spiegate con lampeggianti illuminati e i fari accesi le vie di Casal di Principe, il regno del clan dei casalesi. In una di queste auto vi era il boss in manette.