Tahrir ©  Mohammad A. HamamaSi registrano di nuovo scontri in Egitto tra manifestanti e forze di sicurezza egiziane. I nuovi scontri sono scoppiati questa mattina al Cairo e si sono protratti per tutta la giornata. I tafferugli sono scoppiati davanti alla sede del governo e del Parlamento dove dal 25 novembre scorso
un centinaio di manifestanti si sono accampati chiedendo un passo indietro da parte della Giunta militare con il pieno trasferimento dei poteri ad un governo civile.

I tafferugli sono scoppiati all’alba, quando un manifestante insanguinato ha riferito di essere stato picchiato dai militari, scatenando così la rabbia dei presenti che hanno iniziato a lanciare pietre contro i soldati schierati a protezione degli edifici del governo. I militari hanno risposto sparando in aria alcuni colpi d’arma da fuoco e lanciando getti d’acqua contro la folla per poi, caricarla. Diverse persone sono rimaste ferite, almeno 250 tra cui anche 32 militari, e molte altre sono state arrestate

La ripresa delle ‘ostilità’ è soprattutto collegata alla recente nomina a premier di Kamal El Ganzouri, accusato dai manifestanti di legami col deposto regime di Hosni Mubarack abbattuto dalla rivoluzione del 25 gennaio scorso.

Gruppi di decine di persone si sono poi, radunate a manifestare anche in piazza Tahrir, che dista dal luogo degli scontri  solo qualche centinaio di
metri.

Qualche giorno fa il primo ministro egiziano aveva dichiarato che con la forza poteva essere riportato rapidamente l’ordine nella zona, ma che aveva deciso di non farlo evidentemente ha cambiato idea.

Da ambedue le parti, manifestanti e forze di sicurezza, sono giunte denunce di infiltrazioni di persone anche armate nell’uno e nell’altro schieramento. Per molti con il chiaro intento di alimentare i disordini. Secondo la tv Al Jazira invece, queste persone potrebbe essere normali cittadini o dipendenti degli uffici pubblici che, stanchi delle proteste e della paralisi provocata al loro lavoro, avrebbero deciso di affiancare le forze armate contro  i manifestanti o viceversa.

Più tardi però, si è consumata la tragedia. Tre manifestanti sono stati uccisi a colpi d’arma da fuoco.

“Brutale, barbara, la più grave violazione di tutte le leggi umane”, ha gridato Mohamed el Baradei, candidato alla presidenza. L’ex direttore generale dell’Agenzia atomica internazionale, Aiea, ha fortemente criticato l’operato delle forze di sicurezza affermando che: “Non è questo il modo di governare un Paese”. Il Premio Nobel non ha avuto parole buone nemmeno per il Consiglio Consultivo. “E’ stato interpellato prima
dell’intervento dei militari per interrompere il sit in? E se non è stato interpellato, allora è solo un organismo da mettere in mostra?”, ha affermato el Baradei.

Il Consiglio Consultivo è stato nominato dai militari per assistere il governo del premier Ganzouri.
Proprio oggi è stato convovato d’urgenza per esaminare le cause degli scontri di oggi davanti alle sedi del Parlamento e del Consiglio dei Ministri.

L’organismo è nell’occhio del ciclone soffocato dalle polemiche. Si sono già dimessi tre suoi membri, Moataz Abdel Fattah, Nadfia Mustafa e  Ahmed Khairy, per protesta contro le violenze da parte delle forze di sicurezza.
Dei tre uno è Moataz Abdel Fattah ex vice primo ministro del precedente governo  di Essam Sharaf. Fattah si era dimesso da quell’esecutivo sempre come forma di protesta contro l’uso eccessivo della forza da parte dei militari. In quella occasione si trattata degli scontri tra copti
e musulmani  avvenuti il 9 ottobre scorso.
Dopo i nuovi scontri di oggi si potrebbero verificare altre dimissioni tra i componenti del Consiglio Consultivo.

Sempre oggi il maresciallo Hussei Tantawi, capo del Consiglio Supremo delle Forze Armate, ha annunciato che tutti i feriti degli incidenti di oggi potranno essere curati negli ospedali militari cittadini.

Nel frattempo ieri si è concluso il secondo turno per l’elezione dei deputati della camera bassa (Assemblea del Popolo) in altri nove governatorati egiziani. I primi nove avevano votato il 28 e 29 novembre scorso. Il terzo turno negli ultimi nove governatorati è in calendario per il 3 ed il 4 gennaio prossimi.

Il partito islamico egiziano di stampo salafita, ‘al-Nour’, insieme ai Fratelli Musulmani, con il loro partito ‘Libertà e Giustizia’, risultano essere i più votati. Tutti gli altri partiti in lizza sono distanziati di molto.

f.p.